Comunicati StampaMaster in IntelligenceStudiare IntelligenceUniversità della Calabria

INTELLIGENCE, LIFANG DONG AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA: “LA NUOVA VIA DELLA SETA È IL SIMBOLO DELLA CINA DEL TERZO MILLENNIO”.

Rende (12.4.2025) – Il sistema di Intelligence in Cina ai tempi della Nuova Via della Seta è il titolo della lezione tenuta da Lifang Dong, presidente dell’associazione Silk Council e fondatrice dello studio legale Dong & Partners, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Dong ha spiegato l’evoluzione del ruolo geopolitico della Cina, il sistema di Intelligence cinese, per poi analizzare le relazioni della Cina con Stati Uniti, Europa e Italia nel nuovo scenario globale.

Lifang Dong

Secondo la docente, la Cina è diventata una potenza economica attraverso una lunga serie di riforme, partendo dal presidente Deng Xiaoping (1904-1997), fautore della Open Door Policy, fino alle politiche strategiche dell’attuale presidente Xi Jinping, passando per la significativa tappa dell’entrata nel WTO, l’organizzazione mondiale del commercio, nel 2001.

A partire dal 1978, la Cina ha beneficiato di una crescita annua del PIL del 10%, subendo contrazioni in tempi più recenti fino a un tasso stimato del 5% nel 2025, in linea con la maturazione dell’economia e le nuove sfide globali.

Lifang Dong ha poi illustrato l’ambizioso progetto della Nuova Via della Seta, promosso da Xi Jinping nel 2013, che oggi coinvolge 150 Paesi, permettendo di collegare la Cina con Asia, Europa, Medio Oriente, Africa e America Latina. Nel 2024 l’impegno della Cina nel progetto ha raggiunto un record con 70,7 miliardi di dollari in contratti di costruzione e circa 51 miliardi di dollari in investimenti, portando l’impegno cumulativo dal 2013 a 1.175 miliardi di dollari.

La relatrice ha presentato gli indirizzi politici emersi durante le riunioni plenarie dell’Assemblea nazionale del popolo e della Conferenza consultiva del popolo nelle cosiddette “Due Sessioni” di marzo 2024 e 2025, che ribadiscono alcuni principi cardine dell’attuale politica cinese: rafforzamento del mercato interno, resilienza e autosufficienza tecnologica e scientifica con i piani strategici del Made in China 2025 e del China Standards 2035, sviluppo eco-sostenibile e transizione energetica, promozione del multilateralismo attraverso il progetto della Nuova Via della Seta, per favorire la pacifica convivenza tra i popoli e la proficua cooperazione economica e di sicurezza a livello planetario.

Accanto alle nuove sfide globali, la Cina deve affrontare anche alcuni problemi interni, tra cui il rallentamento della domanda, la disoccupazione giovanile, la crisi immobiliare, il calo demografico e la necessità di accelerare l’innovazione tecnologica.

Nonostante ciò, la Cina continua a perseguire gli obiettivi delineati nel 14° piano quinquennale” (2021-2025), incentrato su innovazione, sostenibilità, sicurezza e inclusività, con enfasi sulla crescita di alta qualità e sulla modernizzazione socialista entro il 2035.

Dong ha poi tracciato lo sviluppo storico dei Servizi in Cina nell’età contemporanea.

Con l’apertura al mondo, iniziata con la politica di Deng Xiaoping e accelerata dalla globalizzazione, il sistema d’Intelligence cinese si è profondamente evoluto. Con l’ascesa al potere del presidente Xi Jinping, è stata introdotta una struttura più complessa e centralizzata di sicurezza nazionale. Nel sistema cinese, lo Stato è direttamente controllato dal Partito Comunista, tanto che il presidente cinese e il segretario generale del partito coincidono ora nella persona di Xi Jinping.Il concetto di sicurezza nazionale, secondo la prospettiva cinese, non riguarda unicamente l’integrità territoriale, ma include anche altre aree come l’immagine internazionale della Cina e l’esposizione del Paese al mondo esterno. La relatrice ha menzionato inoltre la legislazione cinese in materia di sicurezza nazionale e Intelligence, sottolineando le numerose riforme dal 2015 al 2025.

Nella seconda parte della lezione, Dong ha analizzato le relazioni della Cina con gli Stati Uniti da una parte, l’Europa e l’Italia dall’altra.

Attualmente i rapporti tra Cina e Stati Uniti sono piuttosto tesi, a causa dell’accresciuta competizione e rivalità strategica tra le due superpotenze, con implicazioni significative per il commercio globale, la sicurezza e gli allineamenti geopolitici. L’amministrazione Trump ha riacceso la guerra commerciale e l’escalation tecnologica con Pechino, introducendo nuove tariffe e misure di contenimento. Di fronte a questa politica protezionistica americana, considerata aggressiva e unilaterale, la Cina ha mantenuto una posizione ferma e determinata, a differenza di altri paesi colpiti dai dazi statunitensi. Dal 12 aprile 2025, Pechino ha aumentato le tariffe fino al 125% su specifiche categorie di prodotti importati americani, in risposta a Washington che ha elevato i dazi fino al 145% su determinati prodotti importati cinesi. Trump si sta impegnando a salvaguardare le proprie posizioni strategiche e di sicurezza: da una parte difende i propri confini, rivendicando la sicurezza sul canale di Panama e la sovranità sulla Groenlandia, dall’altra parte si disimpegna dalla NATO e dal conflitto russo-ucraino, rivalutando i propri impegni militari nel Medio Oriente per concentrare maggiori risorse al fine di contenere la Cina e affermare la propria supremazia nella regione dell’Indo-Pacifico.

La docente si è poi soffermata sulle relazioni tra la Cina e l’Unione Europea, sostenendo che dopo il disimpegno militare di Washington nella NATO e nel conflitto russo-ucraino e la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, l’Unione Europea abbia adottato una posizione più autonoma e strategica nei confronti della Cina. Infatti, nel 2025 l’amministrazione Trump ha intensificato le misure restrittive nei confronti dell’Unione Europea, imponendo una serie di tariffe che hanno inasprito le relazioni commerciali transatlantiche. In caso di fallimento delle trattative con gli Stati Uniti, nei cosiddetti 90 giorni di tregua, l’UE ha già dichiarato che intende adottare contromisure tariffarie e sostegni ai settori più colpiti, nonché diversificare i partner commerciali, inclusa una ulteriore apertura verso Cina, India, Sud America e l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico.

Nell’ultima parte della lezione, Dong ha approfondito i rapporti tra Cina e Italia. L’Italia è stata l’unico membro del G7 ad aderire alla Nuova Via della Seta nel 2019, ma per motivi geopolitici ed economici, nel 2023 il Governo Meloni ha deciso di recedere dal Protocollo d’Intesa per allinearsi al Patto Atlantico. Tuttavia, l’Italia ha cercato di mantenere solidi rapporti bilaterali commerciali con la Cina: nel 2024 ci sono state due missioni ufficiali, una guidata dal presidente del Consiglio Meloni a maggio e l’altra dal Presidente della Repubblica Mattarella a ottobre, che hanno portato alla firma di accordi in vari settori strategici. In sintesi, secondo Dong, il rapporto Italia-Cina durante l’era Trump è caratterizzato da opportunità economiche (investimenti, export, tecnologia ed altro), pressioni geopolitiche da parte degli Stati Uniti e un costante sforzo dell’Italia per mantenere autonomia e pragmatismo, senza rinunciare alla sua collocazione euro-atlantica.

La relatrice ha concluso affermando che la Nuova Via della Seta assume un significato ancora più strategico per la Cina in un mondo sempre più multipolare e frammentato. Con il disimpegno militare degli Stati Uniti in Europa, l’accento posto da Washington sull’Indo-Pacifico e il ritorno del protezionismo economico nell’era Trump, Pechino ha l’opportunità di rilanciare l’iniziativa come potente strumento di soft power cinese.

About Author