INTELLIGENCE, ALESSANDRA NECCI AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA: “L’INTELLIGENCE AL FEMMINILE, DA CLEOPATRA A HEDY LAMARR”
(Rende 18.4.2025) – Le frontiere dei nuovi mondi al femminile: uno sguardo di Intelligence è il titolo della lezione tenuta dalla scrittrice e direttrice delle Gallerie Estensi di Modena, Alessandra Necci, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Necci ha aperto la lezione descrivendo come l’analisi dei dati rappresenti un elemento fondamentale per garantire la sicurezza dei cittadini e delle istituzioni democratiche.
Ha quindi evidenziato la differenza tra Intelligence e spionaggio, precisando che l’immagine delle spie al femminile si identifica, in modo prevalente, nello stereotipo del fascino e della seduzione.
La docente ha delineato come lo spionaggio vada inteso quale acquisizione di notizie, con i più disparati metodi, per ottenere vantaggi economici, commerciali o strategici, finalizzati a vincere conflitti o a prepararli, configurandosi quindi con una dimensione principalmente offensiva.
Al contrario, l’Intelligence va considerata come la raccolta sistematica, la selezione accurata e la valutazione critica di informazioni rilevanti, soprattutto riservate, che riguardano la sicurezza dello Stato. Pertanto, queste informazioni vengono spesso utilizzate per prevenire conflitti, sventare attacchi terroristici o evitare disfatte di vario genere, rivestendo un carattere principalmente difensivo.
Lo spionaggio accompagna le vicende umane dalla notte dei tempi e ha scandito da sempre la storia politica e militare.
In Inghilterra è nato lo spionaggio moderno, rafforzato in anni recenti con la nomina della prima donna al comando del SIS Secret Intelligence Service (MI6).
Napoleone Bonaparte sosteneva che “una spia nel posto giusto potrebbe valere quanto ventimila uomini sul campo di battaglia”, concetto ribadito da Charles Maurice de Talleyrand-Périgord che affermava: “en politique et dans les affaires il faut faire marcher les femmes” : in politica e negli affari bisogna mandare avanti le donne. Un tema molto chiaro agli uomini straordinari che hanno attraversato e orientato la Rivoluzione Francese.
Le donne, secondo l’analisi di Necci, sono sempre state particolarmente efficaci nell’Intelligence grazie a qualità specifiche: empatia, intuito, capacità di ascolto e “seduzione”, intesa etimologicamente come “condurre a sé”. Per la docente, le donne – che mostrano naturale predisposizione per questa disciplina – hanno sviluppato sofisticate capacità di raccolta e analisi delle informazioni. In alcuni casi sono rimaste deliberatamente nell’ombra, in altri si sono palesate pubblicamente, ma sempre rivestendo un ruolo fondamentale.
Necci ha poi presentato una rassegna cronologica, illustrando alcune tra le figure femminili che hanno dimostrato particolare talento nel campo dell’Intelligence.
A cominciare da una figura leggendaria come Cleopatra VII (circa 69-30 a.C.), “Cleopatra, Aegypti reginarum novissima” l’ultima regina della dinastia tolemaica d’Egitto, che fece un utilizzo brillante delle informazioni riservate nei suoi rapporti diplomatici con Roma. Donna colta, poliglotta (parlava sette lingue) e studiosa della biblioteca di Alessandria, seppe utilizzare la sua rete di informatori per rafforzare e proteggere il proprio regno.
Altra esponente significativa è Isabella d’Este (1474-1539), figlia del duca di Ferrara e consorte del marchese di Mantova Francesco Gonzaga. Aveva creato una rete capillare di informatori in tutte le corti europee, svolgendo un ruolo cruciale in difesa del papato all’epoca del Sacco di Roma (1527) ad opera dei Lanzichenecchi su ordine dell’imperatore Carlo V.
Nel Rinascimento va ricordata anche Caterina de’ Medici (1519-1589), regina di Francia, che allestì una rete efficacissima e diffusa di spie, affiancate da un gruppo di giovani e affascinanti dame di corte, soprannominato “lo squadrone volante”, utilizzato strategicamente per controllare gli ambiziosi e bellicosi signori della corte francese.
In Inghilterra, si affermò la fondamentale figura di Elisabetta I Tudor (1533-1603), figlia di Enrico VIII, che sopravvisse alle cospirazioni e si affermò come sovrana grazie al sofisticato lavoro di intelligence organizzato dal suo segretario Sir Francis Walsingham. La regina utilizzò un raffinato gruppo di informatori, composto soprattutto da intellettuali e agenti reclutati nelle università, insieme a una rete di corsari e navigatori che non solo minavano la potenza navale della Spagna ma solcavano gli oceani per acquisire informazioni strategiche.
Per quanto riguarda la storia italiana, l’Unità d’Italia è stata realizzata non solo da patrioti, politici e carbonari, ma anche da numerose figure femminili, abili nel consegnare messaggi cifrati, raccogliere informazioni riservate e nascondere personaggi ricercati dalle autorità.
Del ruolo fondamentale delle dame nei salotti risorgimentali, sia Mazzini che Cavour avevano piena consapevolezza, riconoscendone la grande utilità per la causa unitaria.
Tra queste figure di spicco, meritano particolare menzione la principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso (1808-1871), Maria Luisa Alessandra Flavia Canera di Salasco (1830-1913) , Paolina di Rasini, Madame de Solms (Marie Bonaparte-Wyse,1831-1902), Bianca Milesi Mojon (1790-1849), inventrice della carta stratagliata per comunicazioni cifrate, e le tante donne che coraggiosamente si arruolarono con i Mille di Garibaldi. Una figura centrale fu la contessa Clara Maffei (1814-1886), che nei salotti aristocratici milanesi teneva conversazioni sulla causa nazionale, dialogando con intellettuali del calibro di Massimo D’Azeglio, Carlo Cattaneo e Alessandro Manzoni. Passata alle cronache, la contessa di Castiglione (Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini, 1837-1899) utilizzò invece il fascino personale – su preciso mandato di Cavour – per influenzare Napoleone III e convincerlo a sostenere la causa dell’unificazione italiana.
Nell’Ottocento, al servizio di Sua Maestà britannica operò anche Ada Lovelace (Augusta Ada Byron, 1815-1852), nobildonna e matematica, considerata pioniera dell’informatica e indicata come una delle prime ideatrici di algoritmi al mondo, le cui competenze furono preziose per la crittografia britannica.
Molte delle donne attive nell’intelligence sono state anche esploratrici e viaggiatrici.
Una delle più affascinanti è stata l’archeologa Gertrude Margaret Lowthian Bell (1868-1926), che dopo aver viaggiato per gran parte dell’Asia si offrì volontaria per la Croce Rossa francese e a Il Cairo incontrò il tenente colonnello Thomas Edward Lawrence (Lawrence d’Arabia). È considerata la madre dell’Iraq moderno poiché, essendo una brillante cartografa, ne tracciò i confini geopolitici. Fu anche la prima ufficiale donna nell’Intelligence britannica durante il Primo conflitto mondiale, venendo definita, ai tempi della regina Vittoria, come la “regina senza corona del deserto”.
Durante la Prima guerra mondiale, in Francia operò Alice Dubois (Louise de Bettignies, 1880-1918), reclutata dall’Intelligence britannica che, insieme a Léonie Vanhoutte (188-1967), creò la “rete Alice”. Si trattò di un’organizzazione straordinaria, composta da oltre cento agenti operanti nella città occupata di Lille, impiegati per monitorare i movimenti dell’esercito tedesco, riuscendo così a salvare migliaia di vite alleate.
In questo contesto storico non si può dimenticare Mata Hari (Margaretha Geertruida Zelle, 1876-1917), agente di nazionalità olandese che aveva vissuto a Giava e che successivamente divenne a Parigi una celebre danzatrice esotica, esibendosi davanti ad aristocratici e alti ufficiali. Arruolata dal servizio segreto tedesco, diventò l’agente H-21 e fu addestrata dalla leggendaria Fräulein Doktor (Elsbeth Schragmüller, 1887-1940). Una volta scoperta dai servizi francesi, fu processata e condannata a morte per spionaggio.
La docente ha citato anche l’esempio di Virginia Hall Goillot (1906-1982), attiva durante la Seconda guerra mondiale e definita “la spia più pericolosa di Francia”, autentico incubo per l’Intelligence nazista. Al fianco dei Servizi britannici (SOE) e americani (OSS), svolse un ruolo determinante nell’organizzazione della Resistenza francese prima dello sbarco in Normandia. Soprannominata “la spia zoppa”, a causa di una gamba amputata in seguito a un incidente di caccia, combatté con straordinario coraggio contro i regimi totalitari. Durante le sue missioni conobbe Vera May Atkins (1908-2000), importante figura dell’Intelligence britannica.
La lezione è proseguita ricordando che anche la celebre attrice Marlene Dietrich (Marie Magdalene Dietrich, 1901-1992) operò come informatrice. Di origini tedesche e corteggiata da Hitler e Goebbels, rifiutò categoricamente di collaborare con il regime nazista e accompagnò invece le truppe alleate nelle campagne in Nordafrica e in Europa, diventando testimone diretta delle atrocità della guerra. Il suo contributo le valse il riconoscimento dell’americana “Medal of Freedom” e della francese “Legion d’honneur”.
Una figura cruciale per gli esiti del conflitto fu Hedy Lamarr (Hedwig Eva Maria Kiesler, 1914-2000), attrice di origini austriache che, durante gli incontri a cui partecipava con il primo marito (importante trafficante di armi), ebbe modo di raccogliere informazioni preziose sugli armamenti nazisti e di trafugare documenti strategici. La sua più grande eredità fu l’invenzione del Secret communication system, innovativo sistema anti-intercettazione di siluri radiocomandati, brevettato nel 1942, che consentiva di modificare le frequenze radio in modo imprevedibile, anticipando di decenni la tecnologia di comunicazione a “spettro allargato” oggi alla base del Wi-Fi e del Bluetooth.
In conclusione, le donne attive nell’Intelligence e nello spionaggio hanno avuto spesso grande successo operativo, sia per i loro indiscutibili meriti personali sia perché, paradossalmente, sottovalutate dall’establishment maschile, che le ha considerate meno pericolose e più facilmente neutralizzabili. Il determinante contributo di tutte loro alla storia della sicurezza nazionale e internazionale rappresenta un patrimonio ancora oggi non pienamente riconosciuto.