INTELLIGENCE, PAOLA BETTI AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA: “L’EFFICIENZA DEI SERVIZI DI INFORMAZIONE È CONNESSA ALLA FIDUCIA CHE L’AUTORITÀ POLITICA ESPRIME NEI LORO CONFRONTI”.
Rende (22.4.2025) – La percezione della realtà tra Intelligence e futuro è il titolo della lezione tenuta da Paola Betti, psicologa e dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
La docente ha aperto la lezione ponendo in evidenza la cosiddetta “realtà artigianale” dell’Intelligence attraverso la testimonianza diretta della propria trentennale esperienza come psicologa nelle fila del SISMI, precisando che ogni individuo possiede una sua percezione della realtà, correlata alla storia personale e al vissuto.
Con questa premessa, ha chiarito che la dimensione HUMINT – ovvero la disciplina Intelligence consistente nella ricerca ed elaborazione di notizie di interesse per la sicurezza nazionale provenienti da persone fisiche – è connessa alla tipicità della fonte e si sostanzia in particolari modalità di gestione.
Innanzitutto prevedendo la raccolta della cosiddetta “notizia” la quale, soltanto dopo essere giunta alla struttura deputata all’analisi e all’elaborazione, può assumere la connotazione di “informazione”. Pertanto, in relazione alla percezione della realtà, questa diventa frutto di un processo lungo e articolato.
La docente ha poi illustrato le tre caratteristiche che contraddistinguono la Human Intelligence: innanzitutto, una disciplina evergreen; in secondo luogo, un pilastro unico e insostituibile dei Servizi di informazione, in quanto connesso all’essere umano, anch’esso esclusivo e prezioso nel senso che, secondo la relatrice, non esisterà mai un’Intelligenza Artificiale in grado di sostituirlo; infine, l’intuizione che si manifesta senza il ragionamento, precede la conoscenza razionale e fornisce la spinta al dubbio e alla verifica dei fatti.
Betti, rifacendosi alla propria esperienza professionale, ha citato due Servizi di Intelligence considerati tra i più significativi nel panorama internazionale: l’MI6 e il Mossad, omologhi britannico e israeliano dell’AISE. Si tratta di strutture molto attive nel reclutamento di giovani risorse da immettere nelle fasi selettive e formative per operatore HUMINT, attingendo direttamente dalle università.
A tal proposito, la docente ha descritto un’attività di selezione – cui ha collaborato affiancando il personale dell’MI6 – evidenziando le difficoltà che gli aspiranti incontrano sotto il profilo psicologico. Ha sottolineato come queste siano proporzionali all’esigenza dell’apparato istituzionale di avere operatori di alto profilo, considerata l’importanza delle funzioni assegnate agli operatori di Intelligence.
Successivamente ha spiegato che il termine HUMINT deriva dal fatto che la fonte, dalla quale viene raccolta l’informazione, è un essere umano, e che l’agente del Servizio responsabile della sua condotta, del suo addestramento e della sua gestione è chiamato gestore (o manipolatore, dall’inglese agent runner o agent handler).
Di conseguenza, ha precisato che la fonte viene scelta in funzione delle possibilità di accesso alle informazioni e ai dati sensibili, e che non necessariamente riveste funzioni particolari o apicali.
Ha quindi introdotto il tema del cosiddetto ciclo di acquisizione della fonte, posto alla base dell’attività HUMINT, richiamando le tre fasi principali: individuazione della fonte; coltivazione (o corteggiamento) per verificarne la disponibilità a collaborare; conclusione del rapporto tra Servizio e fonte. Riguardo a quest’ultima fase, ha chiarito che non si tratta mai di una chiusura definitiva.
La docente ha quindi risposto alle domande degli studenti, che hanno riguardato, tra l’altro, il corteggiamento e le caratteristiche dell’operatore HUMINT.
Relativamente al corteggiamento, la docente ha chiarito che le tecnologie limitano fortemente la capacità di percezione dell’altro. In funzione del rapporto, che deve essere asettico tra agente e fonte, è da escludere il reclutamento su piattaforme social: l’unica strada percorribile su tali canali è il profiling, inteso come attività preliminare per verificarne le caratteristiche.
Betti ha concluso individuando le competenze fondamentali dell’operatore HUMINT: stabilità emotiva, con margini di apertura a profili con maggiore propensione al rischio; elevate capacità relazionali, come l’empatia; forte spirito di adattamento, in funzione dei contesti nei quali l’agente potrebbe essere chiamato a operare; capacità intuitiva, intesa come forma di preconoscenza.