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Verso una nuova Intelligence. Formazione, responsabilità e visione strategica per abitare la complessità.

“L’Intelligence è un pilastro della democrazia. Perché non tutela solo la sicurezza dello Stato, ma anche la capacità della società di restare coesa, informata, consapevole”. Con queste parole, pronunciate a conclusione della XIV edizione del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, il presidente del  Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR), Lorenzo Guerini, ha dato voce a una consapevolezza diffusa ma non ancora pienamente riconosciuta: l’Intelligence non è un sapere oscuro da relegare ai margini delle istituzioni democratiche, ma un dispositivo culturale e strategico che interpella direttamente la qualità della nostra cittadinanza.

A ribadire questa visione è stato Mario Caligiuri, direttore del Master e presidente della Società Italiana di Intelligence (SOCINT), nel suo discorso introduttivo: “Viviamo in una società che cambia più velocemente della nostra capacità di comprenderla”, sottolineando come oggi il problema non sia tanto l’accesso all’informazione, quanto la capacità di attribuirle senso. In questo contesto, l’Intelligence si configura come un sapere strategico e interdisciplinare, che deve essere conosciuto e praticato per costruire una cittadinanza consapevole. Caligiuri ha quindi rivolto un appello a riformulare i concetti di libertà e democrazia in chiave di sicurezza cognitiva, auspicando l’elaborazione di un modello nazionale di difesa culturale. Ha infine ringraziato studenti, docenti e istituzioni, ribadendo il valore dell’impegno formativo come risposta alle sfide della disinformazione e della trasformazione tecnologica.

A dare ulteriore sostanza alla riflessione le voci di Antonio Felice Uricchio, Paolo Pedone, Domenico Talia che hanno delineato un orizzonte condiviso: rendere l’Intelligence non solo un ambito tecnico-specialistico, ma una cultura condivisa, una competenza critica e una risorsa per il Paese.

Antonio F. Uricchio

Il presidente dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), Antonio Felice Uricchio, ha riconosciuto nel Master calabrese un modello d’avanguardia, capace di integrare saperi scientifici, umanistici e istituzionali. L’Intelligence, nel suo significato più profondo – intus legere – diventa così paradigma interpretativo della complessità e forma mentis per una cittadinanza responsabile. Non è un caso che il percorso didattico attiri, anno dopo anno, l’interesse di studiosi, professionisti, operatori del settore pubblico e privato: è il segno di un bisogno crescente di orientamento e discernimento, in un’epoca in cui l’informazione si moltiplica ma il senso si smarrisce.

Paolo Pedone

Paolo Pedone, presidente del Consiglio universitario nazionale (CUN), ha insistito sull’urgenza di contrastare la deriva epistemica della nostra società: la disinformazione, ormai pervasiva e strutturale, mina alla base i processi democratici, la qualità del dibattito pubblico e la legittimità delle istituzioni. Di fronte a questo scenario, l’Intelligence si configura come esercizio di pensiero critico, disciplina del dubbio, difesa del metodo e della verità fattuale. L’università, in quanto presidio di sapere libero e verificabile, ha il compito etico e politico di formare una nuova classe dirigente capace di navigare il disordine informativo senza cedere al cinismo o alla manipolazione.

Domenico Talia

Domenico Talia, vicepresidente della Società Italiana di Intelligence, ha messo in luce le profonde implicazioni dell’Intelligenza Artificiale sul piano operativo e cognitivo. Le tecnologie intelligenti – sebbene strumenti potenti – possono diventare opache o incontrollabili se non guidate da una solida architettura di senso e da principi di responsabilità. Da qui la centralità del capitale umano, della formazione continua e dell’interdisciplinarietà: solo una comunità riflessiva e critica potrà governare le macchine senza esserne governata.

Lorenzo Guerini

La cerimonia si è conclusa con l’intervento di Lorenzo Guerini che ha delineato – lo abbiamo anticipato in apertura – una visione politica dell’Intelligence come pilastro della democrazia. Di fronte a mutamenti epocali – dalla ridefinizione della globalizzazione alla guerra cognitiva – la sicurezza nazionale deve dotarsi di strumenti concettuali e operativi aggiornati. Guerini ha sottolineato la necessità, oggi non più rinviabile, di una strategia nazionale di sicurezza, fondata su trasparenza, condivisione e visione di lungo periodo. In tale cornice, l’Intelligence emerge come architrave della resilienza democratica, purché sappia mantenere un rapporto virtuoso con la politica, basato su lealtà istituzionale, trasparenza e senso dello Stato.

L’insieme di questi interventi restituisce una prospettiva unitaria: l’Intelligence non è più un sapere per pochi, ma una risorsa pubblica, da coltivare e diffondere. L’intuizione che guida il Master dell’Università della Calabria – rendere l’Intelligence oggetto di studio, di confronto multidisciplinare e di elaborazione civica – si conferma necessaria e lungimirante. In essa si intrecciano ricerca e didattica, istituzioni e cittadini, tecnologia e approccio umanistico. È da qui, forse, che può prendere forma una nuova Intelligence: capace di prevenire le minacce, certo, ma anche di ispirare le scelte, leggere i segnali deboli, orientare la complessità. Perché la sicurezza, nel XXI secolo, comincia dalla conoscenza. E la conoscenza, a sua volta, dalla formazione.

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