Investimenti Diretti Esteri, studio SOCINT sulla difesa della competitività
Investimenti diretti esteri, difesa della competitività e intelligence economica. Sono questi i temi di uno studio della Società Italiana di Intelligence realizzato da Massimo Franchi (Segretario della Sezione SOCINT Emilia Romagna), Massimo Regalli (Università degli Studi di Parma), Giulio Tagliavini (Università degli Studi di Parma).
Lo studio è stato anche oggetto di un convegno organizzato da “Stroncature”, la cui registrazione è disponibile al seguente video.
Investimenti Diretti Esteri, Difesa della Competitività e Intelligence Economica: cosa dice lo studio
Il tema di cui si occupa il saggio si riferisce ai “Foreign Direct Investment” o IDE (Investimenti Diretti Esteri), secondo la corrispondente espressione italiana.
In particolare, gli autori si sono concentrati sugli investimenti «passivi», realizzati mediante acquisizione di imprese italiane da parte di soggetti esterni. In linea generale, gli investimenti industriali transazionali sono assai rilevanti per l’innalzamento o, nella peggiore delle ipotesi, la difesa della competitività economica.
La competizione tra imprese mediante IDE, che si affianca alla competitività commerciale, è a supporto dell’innovazione tecnologica. Non esiste paese che abbia ottenuto una integrazione opportuna, con efficaci ricadute sull’innovazione e competitività, senza che si sia verificato un flusso attivo e passivo di IDE.
I paesi che non hanno consentito tali scambi, sono rimasti inesorabilmente indietro.
Le indicazioni di Policy degli autori
In base agli elementi precedentemente descritti, riassumiamo nel seguito le nostre indicazioni di policy. In termini generali e strutturali, pur essendo gli IDE potenzialmente lesivi di interessi nazionali, la dimensione e i caratteri delle operazioni di acquisizione dall’estero concretamente realizzate non sono tali da destare una forte preoccupazione.
Con gli elementi generali a disposizione dell’analista, possiamo presumere che siano ampiamente prevalenti gli elementi di vantaggio. Questi elementi sarebbero conseguenti ad una maggiore globalizzazione della proprietà delle imprese presenti in Italia e di supporto all’internazionalizzazione, mediante IDE attivi, delle imprese italiane.
Le sensibilità e le esigenze che si sono originate o rafforzate in seguito alla pandemia Covid-19 suggeriscono una maggiore cautela. Inoltre, suggeriscono un approccio più esplicito e formalizzato al fine di analizzare i potenziali pericoli, anche sanitari, di ogni operazione.
Taluni momenti della dinamica pandemica hanno messo in luce la rilevanza degli interessi a livello nazionale. In particolare, quando l’evoluzione dei fenomeni diviene molto rapida rispetto ai ritmi di attivazione sviluppo dei meccanismi di coordinamento e collaborazione sovranazionale.
In termini più analitici e congiunturali, il giudizio deve essere meglio qualificato in base ad elementi di dettaglio. Su questo fronte non abbiamo elementi conclusivi che possano indurre ad escludere specifici casi. In particolare, casi in cui gli elementi disfunzionali siano predominanti, o a misurare l’incidenza di talicasistiche.
Non esiste una modalità semplice per verificare che la cessione all’estero del governo di una impresa nazionale possa produrre un danno rilevante. Ciò in quanto a cessione di tecnologia e, soprattutto, di frantumazione di processi di creazione imprenditoriale e di economia di distretto. Occorre che in questa direzione venga sviluppata una base informativa e criteri di analisi adeguati alla complessità delle traiettorie di internazionalizzazione delle imprese.
Alcune conclusioni
Le condizioni monetarie attuali rendono assai vantaggioso per investitori stranieri acquisire imprese italiane e per i venditori italiani accettare tali offerte.
Occorre vigilare al fine che le conseguenze di questa circostanza non finiscano per avere eccessivi elementi di struttura. La manovra di inversione del flusso, infatti, è poi impossibile o assai ardua.
Le condizioni di peggioramento rapido e significativo delle condizioni finanziarie delle imprese in seguito alla pandemia rende più attuale l’esigenza appena descritta.
La realizzazione di un sistema di “veglia” dedicato principalmente alla PMI, sulla sorta di quanto prefigurato da Humbert Lesca, potrebbe essere configurato tramite un “centro di valutazione e previsione”. Il centro potrebbe essere istituito a livello nazionale misto pubblico/privato. Esso potrebbe essere reso operativo anche con una semplice piattaforma informatica come precedentemente ipotizzato, con la funzione di coordinamento dei settori strategici e dell’innovazione.
Infatti, l’indipendenza da strutture straniere, in un mondo paradossalmente sempre più interdipendente, è essenziale nel delicato settore dell’Intelligence Economica. In questo settore, infatti, il livello di competizione si innalza periodicamente tra spinte protezioniste e globalizzazione, all’insegna del rafforzamento o del superamento dello Stato nazione.
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