Dalla Babele digitale all’elmetto cognitivo
Padre Benanti apre il ciclo di seminari UNICAL ideato da Mario Caligiuri, presidente della SOCINT
“L’Intelligence ha come primo verbo intelligo, che in latino significa intus légere, leggere dentro le cose. Oggi abbiamo perso questa capacità “. È con queste parole che Paolo Benanti – francescano del Terzo ordine regolare di San Francesco, professore alla Pontificia Università Gregoriana e unico italiano membro della Commissione sull’IA dell’ONU – ha inaugurato il ciclo di seminari Il fuoco di Prometeo: Intelligence e Intelligenza Artificiale. L’iniziativa, che si svolge all’Università della Calabria all’interno del corso di laurea magistrale in Intelligence, Educazione e Sicurezza del Dipartimento di Culture, Educazione e Società diretto da Roberto Guarasci, è stata ideata da Mario Caligiuri, professore dell’ateneo calabrese e presidente della Società Italiana di Intelligence (SOCINT).
Nel suo intervento, basato sul saggio Il crollo di Babele. Che fare dopo la fine del sogno di Internet? (ed. San Paolo 2024), Benanti ha utilizzato la metafora biblica della torre di Babele per descrivere la parabola del digitale nel ventunesimo secolo: dall’iniziale promessa di uno spazio di comunicazione universale e democratico, simboleggiato dalle Primavere Arabe del 2011, fino al drammatico crollo di questa visione, culminato nell’assalto a Capitol Hill dieci anni più tardi, nel 2021.
“Dietro questo cambiamento – ha spiegato Benanti – si nasconde una visione del mondo strutturata. Peter Thiel ed Elon Musk, influenzati dal filosofo René Girard, hanno costruito piattaforme basate sulla rivalità sociale, dove anche il semplice like diventa catalizzatore di dinamiche competitive e polarizzazione”. Le piattaforme digitali agiscono così come “piattaforme petrolifere” che, estraendo valore dal tessuto sociale, rilasciano “inquinanti digitali” che corrodono la fiducia collettiva.
La pericolosità di questi meccanismi è emersa nel contesto geopolitico più recente.
Il report Microsoft Defending Ukraine ha documentato come, seguendo la Dottrina Gerasimov della guerra dell’informazione, la Russia abbia condotto una massiccia campagna di manipolazione cognitiva prima dell’invasione dell’Ucraina, riconvertendo le reti di disinformazione no-vax in canali di propaganda.
Di fronte a questa evidenza, la NATO ha identificato un nuovo dominio militare: ai tre domini fisici tradizionali – terra, mare, aria – che hanno orientato il funzionamento delle forze armate dalla Seconda guerra mondiale in poi, si sono aggiunti il dominio cibernetico, spaziale e cognitivo.
“Un riconoscimento che segna un punto di svolta per l’Intelligence” ha sottolineato il docente, evidenziando la necessità di sviluppare un “elmetto cognitivo” : strumenti e competenze che permettano ai cittadini di resistere alla manipolazione sistematica dell’informazione.
Come il fuoco di Prometeo, la tecnologia digitale porta con sé opportunità e rischi. In questo scenario, dove le narrazioni diventano armi e la distinzione tra realtà e manipolazione sfuma, l’Intelligence deve reinventarsi per proteggere non solo il territorio fisico, ma anche quello mentale e sociale delle comunità.
I seminari proseguiranno martedì 19 novembre, dalle 11 alle 13, con Gian Luca Foresti, direttore del Master in Intelligence and Emerging Technologies dell’Università degli Studi di Udine.
È possibile seguire l’evento collegandosi al link https://teams.microsoft.com/l/meetup-join/19%3ameeting_ZDAyOWZlYmYtODdlYy00YzI0LWIzY2ItZmQ3OTMxYTZlYjdk%40thread.v2/0?context=%7b%22Tid%22%3a%227519d0cd-2106-47d9-adcb-320023abff57%22%2c%22Oid%22%3a%2238c07767-38f9-421a-a107-f9beb86c9063%22%7d