Carta vince, carta perde. Cosa osservare nella situazione Ucraina?
Carta vince, carta perde è una frase ripetitiva usata spesso dai saltimbanchi. Qui vuole sottolineare l’incertezza della situazione in Ucraina, nel tentativo di dare degli ulteriori elementi di valutazione.
Leggendo l’articolo Stratagemma di Vincenzo Stella sono tornate alla mente vecchie riflessioni fatte quasi un anno fa. Il periodo era simile a quello odierno, era l’aprile del 2021 e allora come oggi si parlava di movimenti militari russi nei pressi dell’Ucraina.
In quell’articolo si proponeva un case study per descrivere la complessità del lavoro di un’analista intelligence. Si sottolineava come spesso i metodi di valutazione quantitativi possono essere fuorvianti rispetto ai metodi qualitativi. Si confrontava in particolare la massa di uomini schierati contro il tipo di capacità militari spostate da un settore ad un altro.
Seguendo la definizione di stratagemma data da Guitton (una condotta che aumenta l’incertezza dell’avversario diminuendola in colui che se ne serve), si vuole proporre una diversa prospettiva rispetto ai movimenti geopolitici che sono sotto gli occhi del mondo.
Lo scambio di segnali e la linea rossa
Durante la crisi dei missili di Cuba, i movimenti navali furono particolarmente importanti. Non esisteva ancora una linea di comunicazione diretta tra Washington e Mosca, quindi le azioni delle rispettive marine militari lanciavano segnali alla leadership del paese avversario. Era un gioco pericoloso, perché un fraintendimento avrebbe potuto trascinare il mondo verso l’olocausto nucleare. Il pericolo fu scampato e in seguito a quei fatti fu installata la c.d. linea rossa tra la Casa Bianca ed il Cremlino. Oggi siamo concentrati sul numero e sul luogo di schieramento delle unità terrestri delle forze armate russe, i c.d. Battalion Tactical Group (BTG) ma forse è ancora una volta in mare che bisogna guardare.
Come abbiamo detto in aprile la Federazione Russa voleva dare dimostrazione di poter schierare determinate capacità, gli alleati occidentali “accettarono la sfida”, schierando a loro volta particolari unità.
A partire dal mese di maggio una serie di unità navali della NATO entrarono nel Mar Nero, raggiungendo il picco nel mese di giugno in occasione dell’esercitazione Sea Breeze. In tale occasione un cacciatorpediniere britannico fu protagonista di un incidente, senza conseguenze, con aerei militari russi, poco a largo delle coste della Crimea. In quei mesi l’anomala presenza della NATO in Mar Nero, dava la sensazione plastica del confronto militare tra due contendenti.
Distrarre l’attenzione
Nei mesi di gennaio e febbraio l’attenzione del mondo si è spostata verso i BTG schierati a nord dell’Ucraina e in Bielorussia. Anche il Mar Nero, però, è stato interessato dalle attività militari con un grande schieramento di unità navali russe, che ha determinato forti disagi alla navigazione civile diretta ai porti ucraini.
La cosa strana è che questa volta le unità navali della NATO sono uscite dal Mar Nero e non accennano a tornarvi, anzi l’attenzione sembra focalizzata sul Mediterraneo. Se infatti nel 2021 le navi dell’Alleanza atlantica hanno passato 226 giorni nel Mar Nero, nel 2022 le cose sembrano andare diversamente. L’ultima unità della NATO ha lasciato il Bosforo il 2 gennaio diretta verso il mediterraneo. Da quel giorno in poi le navi militari entrate in Mar Nero sono state esclusivamente russe (ad eccezione di una rumena diretta presumibilmente verso casa).
Quindi da un lato abbiamo le dichiarazioni sul pericolo (o meno) e sulle conseguenze di un’invasione dell’Ucraina. Dall’altro abbiamo dei fatti che sembrano suggerire che l’Occidente consideri il Mar Nero come il giardino di casa della Federazione Russa. Uscendo da quelle acque in un periodo così delicato si potrebbe pensare che non ci sia la volontà di intromettersi in certi fatti.
Non sappiamo se nella società della disinformazione, come l’ha definita il Prof. Caligiuri, questi fatti contino più delle dichiarazioni, ma di certo, per avere un’idea informata, vanno tenuti nella debita considerazione.
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