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Dall’Olanda del XVII secolo alla Silicon Valley: l’oro dei “folli”

L’intelligenza artificiale (IA) è una delle tecnologie più potenti e trasformative del nostro tempo. Le sue applicazioni si estendono dalla medicina ai servizi finanziari, promettendo di rivoluzionare interi settori e ridefinire i confini dell’innovazione. Tuttavia, questa crescita e l’entusiasmo che l’accompagna sollevano non poche domande.

Pablo Picasso, Natura morta con tulipani, 1932

Per comprendere le dinamiche attuali, è utile compiere un percorso a ritroso, a partire dagli anni ’90, quando la bolla delle dot-com vide un’ondata di investimenti che gonfiò il valore di mercato di molte aziende legate a Internet, portando poi a un crollo che vaporizzò miliardi di dollari di capitalizzazione.

Cè una differenza tra l’hype che caratterizzò quella bolla e l’Intelligenza artificiale dei nostri giorni: l’IA è una realtà e non una moda passeggera.Tuttavia, questa affermazione sottovaluta un aspetto: anche le dot-com erano di fatto “reali”.

Dal collasso della bolla sono emersi colossi come Amazon e Google, mentre Internet ha trasformato il globo, gettando le basi su cui l’intelligenza artificiale è stata generata.

La lezione che possiamo trarre è che, pur essendo una tecnologia straordinaria in potenza, l’IA potrebbe non essere immune da speculazioni, soprattutto in questa fase in cui il mercato non è ancora pienamente pronto a impiegarla.

I dati parlano chiaro: gli investimenti nelle nuove start-up di intelligenza artificiale generativa hanno subito un drastico calo, passando dai 517 milioni di dollari del terzo trimestre 2023 ai 123 milioni del primo trimestre 2024, una riduzione del 76%. Trend che indica crescente scetticismo tra gli investitori, più propensi ad adottare un approccio prudente dopo la fase iniziale di euforia.

Ad aprile 2023, il sito di ChatGPT ha registrato 1,8 miliardi di visite: un numero straordinario, ma da allora ha mostrato una stagnazione. Questo è un ulteriore segnale che indica come il mercato dell’IA stia raggiungendo, più lentamente del previsto, la fase di maturità. Inoltre, suggerisce che l’interesse iniziale potrebbe non tradursi in un utilizzo massiccio nel lungo periodo.

Sarebbe tuttavia un errore liquidare l’IA come una semplice bolla speculativa. La sua capacità di trasformare realtà produttive e migliorare processi umani è fuori discussione. Le Big Tech stanno investendo enormi capitali nel settore, segno che vedono nell’IA un elemento strategico per il futuro.

Ma – come avvenuto con le dot-com – l’entusiasmo potrebbe sovrastimare il dinamismo con cui queste tecnologie arriveranno ad essere integrate nella quotidianità e nei sistemi economici. Il rischio è che aspettative fuori scala possano produrre sopravvalutazioni delle aziende, con rimodulazioni di mercato potenzialmente drastiche.

L’intelligenza artificiale si trova a un bivio: da una parte, una tecnologia rivoluzionaria che impatta su interi settori; dall’altra, un fenomeno guidato da un entusiasmo speculativo. Come spesso accade con le innovazioni, il percorso dell’IA sarà probabilmente segnato da alti e bassi, e non è escluso che possa attraversare una fase di “bolla” prima di stabilizzarsi ed emergere come tecnologia egemonica.

Questa possibilità solleva una serie di domande per chi opera nell’Intelligence finanziaria.

Per comprendere le dinamiche attuali del mercato, può essere utile tracciare ll parallelo storico tra la corsa alle spezie del XVII secolo e l’odierna corsa all’oro digitale.

Le isole Banda, cuore del commercio della noce moscata, rappresentavano per gli olandesi ciò che la Silicon Valley rappresenta oggi per le potenze tecnologiche globali: un centro di innovazione e ricchezza inestimabile.

Gli olandesi cercarono di monopolizzare il commercio della noce moscata attraverso una combinazione di innovazione navale, diplomazia aggressiva e, talvolta, violenza. Oggi, vediamo potenze globali e corporazioni tech impegnate in una lotta di pari intensità per il dominio nell’era dell’IA.

Le strategie possono essere più sofisticate, ma le motivazioni di fondo – controllo delle risorse, vantaggio competitivo e proiezione del potere – rimangono simili rivelando modelli ricorsivi sia nel comportamento umano sia nelle dinamiche di predominio globali.

La “mania dei tulipani” del XVII secolo rappresenta uno degli esempi più celebri di bolla speculativa nella storia economica.

Originata in Olanda a metà del Cinquecento, la crescente domanda per le varietà più rare di tulipani spinse i prezzi a livelli esorbitanti, scollegati dalla realtà economica. I bulbi di tulipano, considerati merce di lusso, divennero oggetto di speculazione sfrenata, con acquirenti disposti a pagare cifre astronomiche per assicurarsi diritti futuri su piante non ancora mature.

Allegoria della Tulipomania, dipinto satirico di Jan Brueghel il Giovane (1640)

L’invenzione dei “futures” sui tulipani permise di estendere il periodo di contrattazione per tutto l’anno, generando un mercato alimentato dal puro desiderio di profitto immediato. Questa frenesia speculativa culminò nel 1637 con il crollo improvviso del mercato, provocato da una combinazione di offerta eccessiva e panico tra gli investitori. In pochi giorni, i prezzi dei bulbi crollarono, portando alla rovina finanziaria innumerevoli individui e lasciando dietro di sé una lezione duratura sui rischi del mercato speculativo.

David Cahn di Sequoia Capital, in un articolo apparso su Wired, sottolinea che, per giustificare le attuali valutazioni, il settore dell’IA dovrebbe generare circa 600 miliardi di dollari di ricavi annui, cifra che evoca lo stesso senso di irrealtà dei prezzi dei bulbi più rari del Secolo d’Oro.

Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence (SOCINT), ordinario di Pedagogia della comunicazione e direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria – sottolinea l’importanza dell’Intelligence per comprendere un’economia immateriale, sempre più dominata da asset intangibili e algoritmi complessi. Egli prevede che, in futuro, le multinazionali finanziarie e le megalopoli supereranno gli Stati come principali attori globali, determinando una nuova gerarchia di potere basata sul controllo delle tecnologie.

La previsione è inserita nel volume Intelligence finanziaria (Rubbettino, 2022) che Caligiuri ha scritto con autorevoli studiosi: Edoardo Fiora, Roberto Pollari e Luigi Rucco che è anche Segretario della Società Italiana di Intelligence.

Il docente evidenzia la crescente rilevanza di questa disciplina per la protezione degli interessi nazionali, in un contesto caratterizzato da rischi finanziari autoprodotti.

La carenza di alfabetizzazione finanziaria, diffusa tanto tra i cittadini quanto tra le élite politiche, rappresenta una minaccia per la sicurezza democratica, rendendo necessario lo sviluppo di una “pedagogia dell’Intelligence finanziaria” per migliorare la gestione delle criticità.

In questo scenario, la sovranità tecnologica diventa una questione di sicurezza nazionale.

L’intelligence finanziaria assume così un ruolo di tutela della politica produttiva e commerciale, attraverso una sinergia tra pubblico e privato, per garantire un contesto sicuro e competitivo sia a livello nazionale che internazionale.

Per affrontare le sfide poste dall’IA e dal mercato globale, è imprescindibile integrare competenze trasversali come finanza, tecnologia, antropologia e storia, al fine di anticipare sviluppi geopolitici e strategie planetarie. La modernizzazione dell’Intelligence richiede un approccio adattivo e flessibile, capace di evolvere in tempo reale per fronteggiare le sfide di un’era di cambiamenti imprevedibili. Proprio come le bolle speculative del passato, in primis quella dei tulipani, hanno mostrato la fragilità di strutture apparentemente solide, così anche oggi dobbiamo essere vigili.L’Intelligence, infatti, non è solo una professione: è una forma mentis essenziale per decrittare codici complessi e comprendere una realtà caleidoscopica, fatta di specchi e frammenti che creano una molteplicità di strutture opache, caotiche e fragili.

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