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 Il mercato della privacy nell’era dell’IA

“Siamo i dati che generiamo”. Ad affermarlo è Domenico Talia – professore ordinario di Sistemi di elaborazione delle informazioni vicepresidente della Società Italiana di Intelligence (SOCINT), protagonista della terza sessione del seminario Il Fuoco di Prometeo . Una riflessione, la sua, che delinea uno scenario in cui l’economia dell’informazione sta rapidamente superando quella tradizionale, con implicazioni che toccano ogni aspetto della vita contemporanea.

La trasformazione iniziata negli anni ’90 con l’avvento del web ha raggiunto oggi dimensioni che sfidano l’immaginazione: si stima che la quantità di dati digitali nel mondo si aggiri intorno ai 150-200 zettabyte, con una crescita non semplicemente lineare ma esponenziale. Questi dati, dispersi tra dispositivi personali, server e cloud, costituiscono un patrimonio il cui valore supera ormai quello delle risorse tradizionali.

Il fenomeno assume contorni particolarmente significativi nel contesto dei social media e del commercio elettronico. Un esempio viene dalla Cina, dove persino i questuanti utilizzano codici QR per ricevere l’elemosina digitale, generando un doppio flusso di reddito: la donazione stessa e il valore dei dati della transazione. Nel mercato occidentale, i data brokers gestiscono in media 3000 punti dati per singolo consumatore, influenzando decisioni determinanti nelle vite delle persone, dalle opportunità di lavoro all’accesso al credito.

La frontiera più avanzata di questa rivoluzione digitale è rappresentata dai sistemi di interfaccia neurale, come quelli sviluppati da Elon Musk. Questi dispositivi, concepiti inizialmente per scopi terapeutici, aprono scenari inediti nella raccolta di dati neurologici, tanto che alcuni Stati americani hanno già iniziato a legiferare per proteggere queste informazioni estremamente sensibili. L’IA e il machine learning emergono come strumenti fondamentali per gestire questa mole di dati, con applicazioni che spaziano dal settore bancario alla diagnostica medica.

Tuttavia, come ha evidenziato Talia, questo incremento solleva dilemmi etici. Gli algoritmi dei social media, progettati per massimizzare il coinvolgimento degli utenti, possono creare meccanismi di dipendenza attraverso l’effetto Rabbit Holeloop che trascina gli utenti in una serie continua di contenuti correlati – mentre la profilazione sempre più sofisticata solleva preoccupazioni sulla privacy. Il GDPR europeo rappresenta un tentativo di regolamentazione, ma mostra già i suoi limiti di fronte alla rapidità dell’evoluzione tecnologica.

Una riflessione etica sulla società digitale appare, quindi, necessaria e imprescindibile.

Il diritto all’oblio – in un mondo dove la memoria digitale è permanente – e il confine tra innovazione tecnologica e protezione dei diritti fondamentali richiedono una continua ridefinizione.

Il seminario Il Fuoco di Prometeo – ideato e promosso da Mario Caligiuri, direttore del Master in Intelligence UNICAL e presidente SOCINT – si conferma così non solo come metafora della potenza trasformativa della tecnologia, ma anche come monito sulla responsabilità che accompagna il suo utilizzo, stimolando un dibattito critico e informato su come l’Italia affronterà le sfide dell’IA..

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