Infrastrutture critiche, complessità e intelligenza artificiale: studio SOCINT
Infrastrutture critiche, pubblicato un nuovo studio della Società Italiana di Intelligence a firma dei prof. Roberto Setola (Università Campus Bio-Medico di Roma), Antonino Vaccaro (IESE Business School) e Giacomo Assenza (International Telecommunication Union -ITU).
Complessità e Intelligenza Artificiale, quali le implicazioni per le infrastrutture critiche?
La sicurezza e il benessere della popolazione nei paesi sviluppati dipende in modo sempre crescente da un insieme di infrastrutture che, pertanto, sono denominate “Infrastrutture Critiche”.
Per una serie di fenomeni legati in primo luogo all’evoluzione tecnologica, questi sistemi sono divenuti sempre più interdipendenti e questo ne ha amplificato il livello di complessità.
Purtroppo tale complessità è anche alla base della loro fragilità sistemica, ovvero del fatto che sono proni a eventi catastrofici. L’intelligenza Artificiale rappresenta un valido ausilio per la gestione, quanto meno nelle condizioni ordinarie, delle Infrastrutture Critiche.
Le prospettive future
Nei prossimi anni avremo un proliferare di sistemi “intelligenti” per il supporto alle varie attività. Questo rappresenterà un elemento di sicuro incremento di efficienza ed efficacia. Al tempo stesso, rappresenterà un aumento di complessità che amplificherà. Come effetto indesiderato, la complessità del sistema nel suo insieme e quindi la sua fragilità intrinseca.
Così commentano gli autori nello studio:
<<La massiccia introduzione dell’Intelligenza Artificiale porterà, gioco forza, alla crescita della complessità sistemi e, in ultima analisi, all’incremento della fragilità intrinseca di queste infrastrutture.
Non solo la componente IA potrà essere oggetto di azioni malevole cyber tese a “sfruttare” gli automatismi per compiere azioni con effetti detrimenti se non disastrosi sull’infrastruttura e sul sistema, ma essa stessa costituirà un elemento di fragilità.
Purtroppo l’introduzione massiva di componenti di Intelligenza Artificiale aprirà le porte a scenari di disservizio globale, a blackout energetici planetari solo per citare un possibile scenario concreto.
D’altra parte la non introduzione di questi strumenti rende di fatto ingovernabile l’attuale scenario infrastrutturale.
La strada da ricercare è quella di un “intelligente” compromesso fra l’adozione di queste nuove tecnologie e la compressione dei rischi connessi con il loro utilizzo. Questo compromesso non può che passare per la valorizzazione della componente umana che dovrà essere adeguatamente formata e supportata.>>
L’importanza del fattore umano
Per compensare questo fenomeno è fondamentale avere operatori adeguatamente formati per poter gestire gli eventi anomali. La componete umana, infatti, è l’unica in grado di gestire con adeguata “fantasia” gli eventi rari, i così detti cigni neri, che non appaiono essere ancora alla portata degli attuali sistemi artificiali.
Secondo gli autori, infatti: <<Se vogliamo sfruttare appieno la potenza ed i benefici che l’Intelligenza Artificiale potrà apportare nella gestione della complessità delle Infrastrutture Critiche dobbiamo necessariamente far crescere “l’intelligenza umana” al fine di poter gestire sia le situazioni “normali” (la cui gestione sarà sempre più appannaggio dell’intelligenza artificiale) che gli eventi “unruled” la cui gestione efficiente non può che essere quella attuata dal soggetto umano, l’unico in grado di travalicare le regole codificate nella misura necessaria a gestire eventi “unthinked”.>>
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