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INTELLIGENCE, ALESSANDRO ARESU AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA: “CHI CONTROLLA L’IA CONTROLLA IL MONDO”.

Rende (21.2.2025) – La geopolitica delle tecnologie e l’intelligence è il titolo della lezione tenuta da Alessandro Aresu, consigliere scientifico di Limes, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Aresu ha introdotto la lezione sostenendo che la sfida tra gli Stati Uniti e la Cina per la supremazia tecnologica è una partita a scacchi che si gioca sulle catene di approvvigionamento globali e sullo sviluppo ed il dominio delle tecnologie emergenti, tra cui l’intelligenza artificiale.

Alessandro Aresu

Ha affermato che il mondo sta assistendo a una crescente tensione economica e militare tra i principali attori globali e che si tratta di una battaglia combattuta non solo sulle innovazioni tecnologiche, ma anche con le strategie politiche che definiscono chi avrà il controllo sulle tecnologie del futuro.

L’Asia è il continente della produzione globale in quanto negli ultimi cinquant’anni, la manifattura si è spostata verso Oriente grazie alla globalizzazione ed alla ricerca di lavorazioni a basso costo, inizialmente in Giappone e poi in altri luoghi, come Taiwan e Singapore, fino ad arrivare alla Cina, che domina le principali filiere produttive globali, dalle tecnologie pulite, ai droni, all’assemblaggio elettronico.

La migrazione della produzione ha reso il mondo dipendente dall’area asiatica, generando preoccupazioni sulle ripercussioni in caso di conflitti, soprattutto sulla questione di Taiwan. Gli Stati Uniti si difendono dall’ascesa cinese sia rafforzando la produzione interna che con l’applicazione di dazi e del divieto di esportazione di componenti tecnologici avanzati oltre un “recinto” di alleati.

Il controllo cinese sulla catena di approvvigionamento si basa sia sull’ampiezza del mercato cinese, sia sui materiali e la loro trasformazione, sia su un’immensa forza lavoro molto istruita organizzata in filiere che si trasferiscono da una produzione all’altra, dagli smartphone all’auto elettrica.

I tre fattori che rendono possibile l’intelligenza artificiale (algoritmi, dati, capacità di calcolo) possono essere oggi compresi, in termini economici e politici, attraverso tre altri fattori (imprese, capitali, talenti). 

La società NVIDIA è un colosso statunitense nato nel 1993 per la progettazione e realizzazione di schede video, utilizzate prima nella computer grafica e nei videogiochi, poi grazie alla piattaforma CUDA allargate per usi come il supercalcolo e la stessa intelligenza artificiale. NVIDIA, oltre a incarnare il sogno americano contemporaneo attraverso il suo co-fondatore Jensen Huang, è al centro del fenomeno dell’intelligenza artificiale, con i suoi sistemi utilizzati per l’addestramento dei modelli più avanzati.

D’altro canto, la Cina, con le sue aziende digitali sta investendo enormi risorse per ridurre la dipendenza dalle tecnologie occidentali e sviluppare una filiera tecnologica indipendente. Le restrizioni imposte dagli Stati Uniti, quali il blocco delle esportazioni di chip avanzati, hanno accelerato gli sforzi cinesi, ancora incompleti, per raggiungere l’indipendenza sul fronte tecnologico. L’intelligenza artificiale sta modificando sia le dinamiche del mercato del lavoro che della sicurezza.

Le aziende automatizzano i processi produttivi, e riducono la necessità di manodopera umana in alcuni settori, nel mentre si sviluppano nuove professioni legate alla gestione e al controllo dei modelli di intelligenza artificiale. Ora l’attenzione è incentrata sui grandi modelli linguistici, ma la stessa evoluzione dei principali attori, da Google DeepMind a NVIDIA, passando per OpenAI e Tesla, deve portare la nostra attenzione anche su temi come la guida autonoma, le biotecnologie, la robotica, nonché su altre applicazioni. Anche la cybersicurezza è una priorità, infatti viviamo con il rischio di attacchi informatici sempre più sofisticati da parte di attori statali e non statali, e nuove tecniche vengono applicate sia a variegate dinamiche di attacco sia alla difesa, attraverso specifiche capacità di previsione.

La gestione dell’intelligenza artificiale non è solo una questione di innovazione, ma un problema che riguarda la sicurezza nazionale, poiché rientra nella tendenza generale del capitalismo politico, il processo di allargamento della sicurezza nazionale come limitazione del mercato con cui conviviamo in modo significativo almeno dal 2015, con la presentazione del Piano Made in China 2025. Nel mondo del capitalismo politico, vediamo crescenti necessità di sviluppo dell’intelligence economica e dell’intelligence sulla tecnologia, in modo che gli attori statali abbiano una reale contezza dei processi in corso.

Gli USA hanno introdotto misure, soprattutto attraverso il Dipartimento del Commercio, per limitare l’accesso cinese alle tecnologie più avanzate, al fine di impedire che siano utilizzate per scopi militari. Organismi come il Committee on Foreign Investment in the United States (CFIUS) monitorano gli investimenti stranieri per evitare acquisizioni da parte degli altri Stati. In Italia opera il cosiddetto golden power che interviene al fine di evitare l’acquisizione di aziende strategiche da parte di società straniere, e l’Unione Europea ha lanciato nel 2023 il lavoro sulla Strategia per la Sicurezza Economica, tuttora incompiuto.

Non bisogna dimenticare che il modello cinese di capitalismo politico è caratterizzato da un rigido controllo governativo sulle aziende tecnologiche. Il caso di Jack Ma, che è stato costretto al silenzio dopo aver criticato la regolamentazione finanziaria del Partito Comunista, è un esempio lampante di come il governo cinese gestisca l’innovazione e l’informazione per dominare il dissenso in funzione di un imperativo di controllo politico che non può essere mai superato.

La competizione tra Stati Uniti e Cina domina la scena. Per comprendere il ruolo europeo, non bisogna incentrarsi su alcune regolamentazioni dell’intelligenza artificiale, come quelle dell’AI Act, perché non sono fattori essenziali di una competizione che si gioca su capitali, imprese e talenti. Ogni ipotetico rilancio della capacità europea di innovare potrà solo passare da una maggiore mobilitazione di capitali, dallo sviluppo di nuove grandi imprese, dal mantenimento e dall’attrazione dei talenti.

In questi processi, ci sono anche altre potenze, se consideriamo la filiera dell’intelligenza artificiale allargata, e quindi tra l’altro il ruolo centrale dell’industria dei semiconduttori. Pensiamo a Paesi come Giappone e Corea del Sud, ma anche all’emergere di attori del Sud-est asiatico, come Vietnam e Malesia, con un ruolo più centrale proprio a seguito delle tensioni tra Pechino e Washington. Anche la capacità dell’India di trasformare il proprio potenziale in una reale potenza tecnologica andrà sempre più considerata.

Chi avrà la meglio? La corsa all’intelligenza artificiale è una partita aperta.

Gli Stati Uniti mantengono il primato grazie alla supremazia finanziaria e alla capacità di attrarre talenti da tutto il mondo. Se la capacità di attrarre talenti si indebolisce in modo significativo, l’edificio della forza tecnologica statunitense scricchiola.

La Cina, che dal punto di vista finanziario è più debole degli Stati Uniti, vanta un numero di ingegneri e scienziati senza precedenti, per via della priorità in quest’ambito portata avanti in modo coerente a partire dagli interventi di Deng Xiaoping nel 1978. Inoltre, ha un mercato interno che favorisce lo sviluppo di nuove tecnologie, anche attraverso innovazioni laterali, come avvenuto nel caso DeepSeek. 

Il futuro della tecnologia si gioca nel quotidiano, in una logica sempre più accelerata, dove le notizie sulle svolte, reali o esagerate, si susseguono. Le mosse dei prossimi anni determineranno chi avrà il controllo sul mondo digitale di domani.

La battaglia per il dominio dell’intelligenza artificiale è una corsa tecnologica, che necessita di ingenti investimenti ed influisce sulla geopolitica. Il vincitore non sarà tanto e solo colui che svilupperà i modelli più avanzati, ma chi riuscirà a integrare l’intelligenza artificiale in un più ampio progetto economico, industriale e di capitale umano.

La competizione tra Stati Uniti e Cina, con le sue incertezze e incognite, continuerà a dominare il futuro della tecnologia, nel mondo del capitalismo politico.

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