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INTELLIGENCE, MARIO CALIGIURI AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA: “INTELLIGENCE E MAGISTRATURA TRA GUERRE NORMATIVE  E GUERRE TRA INTELLIGENZE”

Rende (22.1.2025) – Intelligence e Magistratura è il titolo della lezione tenuta dal presidente della Società Italiana di Intelligence Mario Caligiuri al Master in Intelligence dell’Università della Calabria.

Nel corso dell’intervento, il relatore ha spiegato come questa relazione, nonostante la sua notevole rilevanza scientifica, culturale e politica, sia stata poco approfondita nel dibattito pubblico italiano.

Mario Caligiuri

Tale rapporto si inserisce nel più ampio contesto dell’equilibrio tra i poteri dello Stato, in particolare tra l’esecutivo, cui fa capo l’Intelligence, e il giudiziario, rappresentato dalla magistratura.

Il confronto tra queste istituzioni, particolarmente vivace dagli anni Sessanta in poi, ha trovato un punto cruciale nella questione del segreto di Stato. La prima normativa in materia fu introdotta proprio in seguito alle indagini, del giudice istruttore Luciano Violante, sul caso Edgardo Sogno, quando emerse l’assenza di una disciplina specifica.

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 86/1977, ha sancito la centralità della sicurezza come diritto preminente, necessario all’esercizio di tutti  gli altri diritti.

Da questa pronuncia è scaturita la legge 801/1977, prima regolamentazione organica dei Servizi in Italia, approvata nel contesto della guerra fredda, dell’emergenza terrorismo e del compromesso storico.

Nel corso degli anni si sono registrati diversi conflitti fra Intelligence e magistratura in relazione a vicende che hanno segnato il nostro Paese negli anni di piombo e della strategia della tensione.

Caligiuri ha sottolineato che, a differenza di Tangentopoli, manca un riepilogo completo degli esiti giudiziari delle vicende che hanno coinvolto gli operatori dei Servizi nel corso del tempo, auspicando nuovi studi in materia.

La riforma dell’Intelligence del 2007 ha contribuito a ridurre le tensioni, introducendo procedure specifiche per disciplinare i rapporti e assegnare limiti temporali al segreto di Stato: quindici anni estensibili a ulteriori quindici.

Permangono, tuttavia, alcune criticità che, forse, andrebbero chiarite. In particolare per quanto attiene le autorizzazioni preventive  delle intercettazioni da parte della magistratura e delle garanzie funzionali concesse dall’autorità politica.

E questo nell’ambito delle responsabilità che ogni potere istituzionale si assume.

Elemento fondamentale nel dibattito, è la trasformazione del ruolo dell’Intelligence nel contesto democratico contemporaneo.

L’intelligence, da entità nascosta, è divenuta attore riconosciuto del sistema democratico, come dimostra la crescente presenza sui media e nei tavoli delle trattative internazionali.

La metamorfosi del mondo e l’avvento dell’intelligenza artificiale richiedono sia all’Intelligence sia alla magistratura trasformazioni profonde.

Tale necessità si colloca nell’ambito della difficoltà delle democrazie ad essere stabili per assicurare quelle risposte veloci che impone la globalizzazione, la quale sta accentuando i divari tra le persone e le nazioni.

Il docente ha ricordato che c’è chi sostiene che la difficoltà  delle democrazie in questa fase storica, dipenda dalla inadeguatezza delle élite pubbliche, non sempre attrezzate per reggere il confronto con le élite dei sistemi autoritari: dagli Stati totalitari alle multinazionali, dalle organizzazioni criminali ai gruppi terroristici. La crisi della democrazia pertanto si identifica con la crisi delle classi dirigenti, partendo dalla loro formazione per arrivare ai meccanismi di selezione.

Caligiuri ha quindi auspicato una collaborazione tra Intelligence e magistratura per contrastare i comuni nemici della democrazia.

Infatti, sta emergendo la centralità della guerra normativa, in base alla quale per legge si decide in partenza chi vince e chi perde, chi ha benefici economici e chi li paga.

L’altro grande conflitto è rappresentato  dalla guerra tra intelligenza umana e intelligenza artificiale che pone problemi gravi e complessi sia in termini di sicurezza che di regolamentazione giuridica.

In tale quadro, la capacità di interpretazione dell’intelligence rappresenta la premessa necessaria per anticipare scenari futuri, in un contesto in cui la velocità dei cambiamenti tecnologici supera la comprensione umana.

Appunto per questo coltivare gli studi sull’intelligence significa approfondire la forma più raffinata di intelligenza umana, che va oltre le apparenze e consente di fronteggiare le incertezze del nostro tempo.

Il rapporto tra intelligence e magistratura è stato analizzato più volte da Caligiuri, soprattutto nei suoi volumi Intelligence e magistratura. Dalla diffidenza reciproca alla collaborazione necessaria, con la prefazione di Carlo Mosca, e Intelligence e diritto. Il potere invisibile delle democrazie, con la prefazione di Luciano Violante, entrambi editi da Rubbettino.

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