La cybersicurezza nel 2030: una priorità globale
L’interconnessione globale, porta con sé opportunità e rischi. Come possiamo bilanciare questi due aspetti? La risposta, secondo Mario Caligiuri, risiede in un approccio integrato che coinvolga tutti gli attori: governi, imprese, istituzioni accademiche e cittadini. Solo attraverso una cooperazione sinergica e una visione a lungo termine possiamo garantire un futuro in cui la tecnologia serva a potenziare la nostra libertà e il nostro progresso, senza compromettere la sicurezza e la privacy.
Entro il 2030, il nostro pianeta sarà tecnicamente interconnesso a Internet. Uno scenario che apre, potenzialmente, la strada a un controllo globale, rendendo la cybersicurezza non “una questione tra le tante”, ma una priorità per garantire sia la libertà individuale sia lo sviluppo economico. Questo è quanto afferma Mario Caligiuri – presidente della Società Italiana di Intelligence (SOCINT), ordinario di Pedagogia della comunicazione e direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria – nel suo commento apparso oggi su Il Sole 24 ORE.
Per il docente, non si tratta solo di proteggere dati personali e informazioni sensibili, ma di salvaguardare le infrastrutture critiche e il tessuto economico di interi Paesi. Gli interessi finanziari e geopolitici legati alla cybersicurezza sono enormi, e gli Stati devono affrontare la sfida di regolamentare e contrastare un fenomeno che evolve a velocità smisurata, difficile da controllare con le leggi di cui disponiamo.
Approccio costruttivo alla cybersicurezza: il ruolo dell’università e della ricerca.
Per Caligiuri, non possiamo limitarci a considerare la cybersicurezza solo in termini difensivi. Serve una visione costruttiva, in cui la capacità di proteggersi dai rischi informatici consenta di impiegare convenientemente le opportunità di conoscenza offerte dalla rete. Per questo motivo, gli Stati stanno creando strutture destinate ad affrontare la questione in termini proattivi.
In Italia, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, istituita nel luglio del 2021 e oggi diretta da Bruno Frattasi, è un esempio significativo di tale approccio. L’Agenzia ha tra i suoi compiti anche la promozione della ricerca nel settore della sicurezza informatica, supportando trenta progetti universitari sui temi più urgenti e innovativi per garantire l’autonomia tecnologica del Paese. La collaborazione tra Stato e università è centrale: Caligiuri ricorda che sono state raccolte 128 proposte da 44 atenei, con 17 progetti selezionati per un investimento triennale di 3 milioni di euro in percorsi di dottorato. Si tratta di progetti innovativi, in gran parte orientati alla sicurezza legata all’Intelligenza Artificiale, che indagano il machine learning e la knowledge representation. Approcci che non solo potenziano la sicurezza informatica, ma aprono nuove frontiere nella gestione e nell’elaborazione dei dati.
Un dato interessante riguarda l’attenzione rivolta alle tecnologie quantistiche. Il primo progetto selezionato da ACN si colloca proprio in questo ambito, confermando l’impegno del nostro Paese nello studio e nella pubblicazione di ricerche di rilevanza internazionale. Anche la sicurezza delle reti, in particolare delle reti 5G e dei sistemi IoT (Internet delle Cose), è stata considerata, con particolare riguardo alle implicazioni presenti e future.
Implicazioni economiche
La sicurezza informatica delle aziende rappresenta una priorità nazionale, soprattutto per le piccole e medie imprese che costituiscono l’ossatura dell’economia italiana. Diversi progetti finanziati da ACN mirano proprio a incrementare la sicurezza della produzione industriale, aumentando la resilienza e la competitività delle imprese. L’Italia sta compiendo passi significativi, ma la strada è ancora lunga.
La competizione tra Stati Uniti e Cina per la supremazia tecnologica, del resto, è solo uno degli esempi delle tensioni internazionali che caratterizzano il settore. I Paesi sono chiamati a bilanciare gli interessi di sicurezza nazionale con le esigenze di cooperazione internazionale e sviluppo economico.Non possiamo, quindi, dimenticare l’importanza della formazione e della consapevolezza. Programmi educativi e iniziative funzionali per incrementare le competenze, non solo tra gli esperti del settore, ma anche tra gli utenti, le cui azioni possono incidere notevolmente sulla sicurezza complessiva.
È essenziale, conclude Caligiuri, continuare a investire in ricerca e innovazione, collaborare a livello internazionale e sviluppare soluzioni avanzate per affrontare le sfide che via via si presenteranno.
Riflessioni a margine
La cybersicurezza solleva anche importanti questioni etiche che non possono essere ignorate. Il bilanciamento tra sorveglianza e privacy è cruciale. Politiche di sicurezza troppo intrusive potrebbero compromettere i diritti fondamentali dei cittadini, mentre una tutela marginale potrebbe esporre ad azzardate vulnerabilità. Le politiche di cybersicurezza hanno il difficile compito di perseguire un equilibrio tra protezione di dati/infrastrutture e rispetto delle libertà individuali. La sfida è complessa, ma attraverso una strategia ben definita e un impegno collettivo, possiamo trasformare i rischi in opportunità e costruire un ecosistema digitale sicuro e prospero per tutti.