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“L’intolleranza come potere”: riflessioni dal Premio Bancarella 2024

Presentato ieri, a Pontremoli, il saggio di Mario Caligiuri. L’opera, arricchita dalla prefazione di Luciano Violante, analizza le dinamiche sociali contemporanee e il ruolo del linguaggio d’odio come strumento di potere. L’intervento di Vittorio Rizzi, vice capo della Polizia di Stato, ha stimolato una riflessione che è andata oltre l’ambito accademico. All’evento hanno partecipato anche il sindaco di Pontremoli, Jacopo Ferri, suo fratello Cosimo, ex sottosegretario alla Giustizia dei governi Letta, Renzi e Gentiloni, e il giornalista Paolo Liguori.

Palazzo Dosi Magnavacca di Pontremoli, nell’ambito del Premio Bancarella 2024, ha ospitato la presentazione del volume L’Intolleranza come potere. Le strategie per il controllo della mente: un’analisi di intelligence edito da Santelli. Il saggio, scritto da Mario Caligiuri – presidente della Società Italiana di Intelligence (SOCINT), ordinario di Pedagogia della comunicazione e direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria – è arricchito dalla prefazione di Luciano Violante. L’opera indaga i meccanismi che governano le dinamiche sociali contemporanee, con particolare attenzione al linguaggio d’odio.

La presenza di Vittorio Rizzi, vice capo della Polizia di Stato, ha sottolineato la rilevanza del tema per la sicurezza nazionale, ribadendo – anche attraverso fatti di stringente attualità, come la campagna elettorale americana e l’attentato a Donald Trump – l’importanza di una riflessione che va oltre l’ambito accademico. Ragionare su questi temi – ha affermato Rizzi – significa cogliere le dinamiche reali del dibattito pubblico contemporaneo“.

Caligiuri ha esposto la tesi centrale dell’opera: l’intolleranza non è un fenomeno sociale, bensì una sofisticata strategia di conquista e mantenimento del potere. Nel suo intervento, il docente ha evidenziato come spesso le divisioni si manifestino solo a livello verbale, mentre le pratiche di gestione del potere rimangono sorprendentemente uniformi.

Il saggio attinge a diverse fonti intellettuali, tra cui spicca il contributo dell’antropologo francese René Girard.

Il suo concetto di “meccanismo vittimario” del capro espiatorio – elaborato nel 1978 nel libro Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo (Adelphi) – è ripreso da Caligiuri quale chiave interpretativa della nascita della civiltà occidentale. Per illustrare le sue tesi, l’autore ricorre a episodi significativi della storia italiana recente: dall’esposizione del corpo di Benito Mussolini a Piazzale Loreto, alla morte in esilio di Bettino Craxi, fino all’espulsione di Luca Palamara dalla magistratura. Linciaggi emblematici, precursori di profondi cambiamenti nelle dinamiche di potere e giustizia del Paese.

Caligiuri ha anche richiamato il pensiero del filosofo Byung-chul Han, evidenziando la crisi della verità” che permea le società occidentali contemporanee.

L’autore ha inoltre affrontato il tema della disinformazione, mettendo in luce il paradosso di una sovrabbondanza di informazioni in un contesto di diffusa carenza educativa.

Il saggio non si limita a un’analisi teorica, ma offre uno sguardo critico sulle sfide attuali dell’Italia: dalla crisi demografica alla fragilità del sistema educativo, fino all’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia. Caligiuri ha concluso con un monito sul crescente disagio sociale, che potrebbe minare non solo l’ordine pubblico, ma la stessa stabilità delle istituzioni democratiche.

All’evento hanno partecipato anche il sindaco di Pontremoli, Jacopo Ferri, e suo fratello Cosimo, ex sottosegretario alla Giustizia dei governi Letta, Renzi e Gentiloni. La presentazione si è conclusa con l’intervento del giornalista Paolo Liguori, che ha ribadito il ruolo dell’educazione nella comprensione e nell’analisi della realtà contemporanea, stimolando un dibattito che promette di estendersi ben oltre i confini dell’evento stesso.

Mario Caligiuri con Paolo Liguori

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