ApprofondimentoIn EvidenzaNotizie

L’istruzione come antidoto alla demenza

Uno studio pubblicato su Nature Medicine, condotto dalla New York University in collaborazione con la Johns Hopkins University, ha rivelato una realtà allarmante: la probabilità di sviluppare demenza dopo i 55 anni si attesta oggi al 42%. Più del doppio rispetto ai dati riportati da studi precedenti, il che significa che nei prossimi 40 anni – da qui al 2060 – i casi potrebbero raddoppiare. Questo dato, emerso da una ricerca che ha seguito quasi 16 mila partecipanti dal 1987, spinge la comunità scientifica a riflettere sull’importanza della prevenzione, con particolare attenzione al ruolo dell’istruzione.

La riserva cognitiva rappresenta la capacità del cervello di sviluppare strategie alternative per compensare eventuali danni neurologici, ritardando l’insorgenza dei sintomi della demenza. Questo “capitale cerebrale” si costruisce nel corso della vita attraverso esperienze intellettualmente stimolanti. La ricerca scientifica ha, infatti, dimostrato che un elevato livello di istruzione costituisce uno dei più significativi elementi di protezione contro il decadimento cognitivo, favorendo lo sviluppo di reti neurali più complesse e resistenti.

In questo contesto, emerge una contraddizione preoccupante. Come evidenziato da Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence (SOCINT) e ordinario di Pedagogia della comunicazione dell’Università della Calabria, l’istruzione pubblica in Italia sta attraversando una profonda crisi, caratterizzata da scarsità di investimenti pubblici e eccessiva burocratizzazione. Particolarmente allarmante è il fenomeno che Caligiuri definisce “facilismo amorale”: all’aumento del numero di diplomati e laureati non corrisponde un effettivo progresso nella qualità dell’istruzione né una riduzione delle diseguaglianze sociali. Un paradosso rischia di compromettere non solo lo sviluppo sociale ed economico, ma anche la costruzione di quella riserva cognitiva essenziale per la prevenzione del declino cerebrale.

In un’epoca dominata dalla tecnologia e dalla disinformazione, come sottolinea Caligiuri, diventa imprescindibile coltivare il fattore umano attraverso un’istruzione che vada oltre la mera trasmissione di conoscenze. La manipolazione rappresenta “l’emergenza educativa e democratica del nostro tempo”, minando non solo la qualità della democrazia ma anche la capacità degli individui di sviluppare un pensiero critico. In tale quadro, emerge il ruolo dell’Intelligence come strumento di comprensione e gestione della complessità. Non si tratta solo di uno strumento di difesa contro le distorsioni informative, ma di una risorsa essenziale per sviluppare quella capacità di analisi critica necessaria alla costruzione della riserva cognitiva.

In Italia, dove si stimano 1,1 milioni di persone over 65 affette da demenza e oltre 950 mila casi di compromissione cognitiva lieve, l’investimento nell’istruzione potrebbe rappresentare una strategia preventiva essenziale. Il costo sociale della demenza, stimato in 23 miliardi di euro annui, potrebbe essere significativamente ridotto attraverso politiche educative mirate.

La sfida attuale, come suggerisce Caligiuri nel suo libro Maleducati: Educazione, disinformazione e democrazia in Italia (Luiss University Press, 2024) è quella di costruire un’educazione che si rinnovi ma che nel contempo recuperi radici antiche. L’etimologia stessa del termine “educare” (e-ducere, far venire alla luce ciò che è nascosto) suggerisce un approccio che va oltre l’accumulo di nozioni, mirando allo sviluppo di capacità critiche e analitiche.

L’investimento nell’educazione e nel potenziamento cognitivo si configura come una politica di salute pubblica. Un approccio efficace dovrebbe perciò includere l’integrazione dell’Intelligence come disciplina scientifica nelle università e nelle scuole; il ripensamento dei percorsi formativi in chiave meritocratica; lo sviluppo di programmi che favoriscano la plasticità cerebrale e la capacità di adattamento.

In conclusione, in un mondo caratterizzato da profonde metamorfosi, la capacità di pensare in modo critico e gestire informazioni complesse diventa non solo una necessità cognitiva ma anche un presidio contro il declino cerebrale. E l’Intelligence, come suggerisce l’analisi di Caligiuri, rappresenta proprio un “arcipelago di certezze nell’oceano di incertezze” necessario per proteggere e potenziare la riserva cognitiva delle future generazioni.

About Author