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(Mal)EDUCAZIONE, questione di SICUREZZA NAZIONALE

La presentazione del volume  Maleducati. Educazione, disinformazione e democrazia in Italia di Mario Caligiuri, edito da Luiss University Press, rappresenta un’occasione di riflessione sulle fragilità strutturali della scuola italiana e sul loro impatto sulla sicurezza nazionale. L’opera non si limita a un’analisi pedagogica, ma svela con lucidità come il declino dell’istruzione rappresenti un problema per la democrazia e la tenuta del sistema-Paese.

L’Italia si trova di fronte a una vulnerabilità sistemica: la Scuola, anziché essere motore di crescita e coesione sociale, si è trasformata in un dispositivo di selezione che rafforza le disuguaglianze. Le indagini internazionali confermano che il livello di apprendimento è, più che altrove, legato al retroterra socioeconomico, mentre la qualità della formazione cala drammaticamente dalla Scuola primaria alla secondaria. Ne deriva un doppio fallimento: da un lato, si disperde capitale umano qualificato; dall’altro, si indebolisce la capacità critica della popolazione, esponendola alle insidie della disinformazione e delle pressioni esterne.

Uno dei concetti chiave sviluppati nel libro è quello di società della disinformazione, in cui la sovrabbondanza di informazioni si combina con una incapacità di elaborarle. Il risultato è un sistema sociale fragile, soggetto a manipolazioni cognitive. Caligiuri – considerato uno dei massimi studiosi europei di Intelligence, professore di Pedagogia della comunicazione all’Università della Calabria e presidente della Società Italiana di Intelligence – descrive questo scenario come “l’emergenza educativa e democratica del nostro tempo”, sottolineando come la battaglia per la sicurezza nazionale si giochi oggi sul terreno della conoscenza. In questo contesto, l’Intelligence non è solo una disciplina operativa, ma anche una metodologia educativa: formare cittadini capaci di “unire i punti” e “cogliere i segnali deboli” è essenziale per rafforzare la resilienza collettiva.

A ciò si aggiunge una riflessione sul merito, non inteso come retorica di esclusione, ma come strumento di riequilibrio strategico. Nel Sud una scuola democratica non può che essere basata sul merito”, osserva Caligiuri – che è anche direttore del Laboratorio sulle politiche educative Eurispes – mettendo in evidenza come l’assenza di criteri rigorosi nella selezione delle élite abbia progressivamente eroso la qualità della leadership nazionale. Il rischio è quello di un Paese in cui le classi dirigenti si riproducono per cooptazione, anziché emergere sulla base di reali capacità. Una dinamica che non solo impoverisce il sistema, ma lo rende meno competitivo in un’arena internazionale sempre più selettiva.

L’educazione non può più essere trattata come un tema di secondo piano. L’investimento in una Scuola di qualità, capace di garantire accesso equo al sapere e formazione solida per i docenti, è una priorità strategica. Non è un caso che potenze come Cina, Russia e Stati Uniti considerino l’istruzione un asset non negoziabile per il loro sviluppo e la loro sicurezza. L’Italia, al contrario, sembra avviata su una traiettoria opposta, tra riforme frammentarie, tagli e scelte che favoriscono la selezione sociale piuttosto che l’emancipazione.

La presentazione del volume alla Luissmartedì 18 marzo, ore 18, Aula Toti – Campus Luiss, – vedrà la partecipazione di figure istituzionali di rilievo: il rettore Paolo Boccardelli, il presidente Anvur, Antonio Felice Uricchio, il presidente Invalsi, Roberto Ricci e la prorettrice Livia De Giovanni. L’incontro, coordinato da Flavia Giacobbe, direttore di Formiche, offrirà un’occasione per interrogarsi sul futuro della Scuola italiana e sulla sua centralità nella costruzione di una nazione più resiliente e competitiva.

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