Nella Grecia classica le radici dello spionaggio moderno
L’Intelligence politica ha sempre rivestito un ruolo cruciale nelle relazioni internazionali. Nell’antica Grecia, un mondo in competizione caratterizzato da città-stato, la raccolta di informazioni era essenziale per la sopravvivenza e la prosperità degli Stati. Lo studio di Giuseppe Gagliano, pubblicato da SOCINTPRESS, portale editoriale della Società Italiana di Intelligence, confronta i sistemi politici contemporanei con quelli ellenici, esaminando le implicazioni per le moderne relazioni internazionali.
Numerose nazioni moderne hanno istituito sofisticati apparati per la raccolta di intelligence politica, sfruttando agenti, tecnologie e una varietà di altre risorse. Tuttavia, questo fenomeno non è un’invenzione dei tempi moderni, ma affonda le sue radici nell’antichità, in particolare nell’arena geopolitica dell’antica Grecia.
Giuseppe Gagliano – fondatore del network internazionale CESTUDEC Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis e della Scuola di Guerra Economica (EGE)– esplora le pratiche di Intelligence politica elleniche e il loro rilievo nel contesto attuale. Nel suo studio, dal titolo Spionaggio, defezioni, tradimenti: un’analisi approfondita, l’autore constata come le finalità siano rimaste immutate nei secoli: acquisire informazioni vitali per salvaguardare gli interessi nazionali e influenzare gli equilibri di potere.
“Tra le opere che trattano seriamente il tema – anticipa Gagliano – vi è, senza dubbio, Organizational Intelligence. Knowledge and Policy in Government and Industry di Harold L. Wilensky “.
Il testo – documentato ed equilibrato – scandaglia i fallimenti informativi e analitici dell’Intelligence “mentre la maggior parte delle pubblicazioni moderne si concentra su resoconti sensazionalistici o su sconfitte spettacolari, come l’attacco giapponese a Pearl Harbor, l’invasione tedesca della Russia nel 1941 o il fallimento dell’invasione della Baia dei Porci a Cuba“.
Le lezioni dell’antichità illuminano il presente
La Grecia classica ci offre molto più di miti e leggende: ci mette a disposizione chiavi di lettura per comprendere il nostro mondo.
Nell’antica Ellade, mosaico di città-stato frammentate e indipendenti, le poleis si trovavano spesso in competizione tra loro. Una sfida allargata che interessava non solo il campo militare, ma anche quello economico e culturale. In un contesto cosi sfidante, l’acquisizione di informazioni era essenziale per mantenere un vantaggio strategico e assicurarsi sopravvivenza e prosperità.
Sebbene spesso trascurata nelle analisi storiche, l’Intelligence politica era una realtà consolidata di cui Gagliano cita alcuni episodi.
Durante la guerra del Peloponneso, gli Spartani furono influenzati dai rapporti dei Corinzi, che riuscirono a modificare la loro percezione verso Atene.
Demostene, nelle celebri Filippiche e Olintiache, sottolineò i pericoli rappresentati da Filippo di Macedonia, dimostrando una conoscenza tutt’altro che sommaria degli obiettivi del nemico.
Persino lo spartano detronizzato Demarato, esule alla corte persiana, fornì a Serse informazioni cruciali sulla politica e la strategia greca.
Per Gagliano, le questioni sollevate attraverso questi esempi non sono state però adeguatamente indagate: “Gli storici antichi tendevano a presentare le informazioni come acclarate; anche negli otto libri della Politica aristotelica si trovano pochi riferimenti su come furono raccolte tali informazioni. II teatro greco – con le sue rappresentazioni tragiche e comiche- offre perciò le migliori intuizioni sulle pratiche di spionaggio, poiché lo sviluppo della trama ha richiesto che personaggi e pubblico fossero messi al corrente di informazioni cruciali, normalmente trasmesse da nutrici, araldi, messaggeri e dai protagonisti stessi“.
L’eclettismo dello spionaggio contemporaneo
Nonostante l’autore segnali due limiti nel suo elaborato – mancanza di contesto storico, con testimonianze più ricche nelle fasi di crisi, e un focus specifico sullo spionaggio – lo studio offre un quadro esaustivo delle tecniche per la raccolta e l’analisi delle informazioni.
La raccolta attiva: “basata sull’azione di agenti specializzati e strumentazioni tecnologiche avanzate, coinvolge agenti infiltrati, operazioni di sorveglianza e intercettazioni di comunicazioni“. L’impiego di tecnologie all’avanguardia, come droni, satelliti e software di sorveglianza, “consente di ottenere dati peculiari, in tempo reale, su obiettivi specifici“. Inoltre, le comunicazioni provenienti dal personale militare e diplomatico “forniscono valutazioni preziose, basate su osservazioni ed esperienze dirette sul campo, integrando il quadro delle informazioni disponibili”.
Un secondo metodo, la divulgazione intenzionale, “permette alle nazioni di condividere determinate informazioni, influenzando la percezione pubblica o la diplomazia internazionale“. Questo può avvenire attraverso dichiarazioni ufficiali, stampa o altri mezzi di diffusione di massa. “La gestione dell’immagine pubblica e il sostegno popolare sono essenziali per l’avanzamento degli obiettivi nazionali, richiedendo l’utilizzo di media e retorica persuasiva”.
Le interazioni commerciali e industriali costituiscono un ulteriore canale attraverso il quale le informazioni possono essere scambiate o raccolte: “Gli accordi commerciali, le partnership industriali e le transazioni finanziarie – dettaglia Gagliano – possono fornire accesso a dati sensibili riguardanti economia, tecnologia e strategie di mercato”.
Allo stesso tempo, le relazioni personali e culturali tra individui di diversi stati “offrono un terreno fertile per lo scambio di intelletti, consentendo la raccolta di informazioni attraverso reti di contatti e collaborazioni informali”.
Infine, le operazioni clandestine giocano un ruolo cruciale, non solo per il fascino narrativo ma per il loro ruolo in momenti chiave della storia:“Le azioni degli agenti segreti possono influenzare direttamente gli esiti delle crisi e dei conflitti, incidendo sulle dinamiche geopolitiche e sulla sicurezza nazionale”.
Sicurezza e vulnerabilità: questione di conoscenza
La storia ci insegna che, per prevenire la fuga di informazioni, serve una strategia che tenga conto sia delle vulnerabilità interne sia delle potenziali minacce esterne.
Trasparenza delle azioni e visibilità delle politiche pubbliche possono servire non solo a rafforzare la fiducia all’interno di una comunità o tra alleati, ma anche a fornire una base più solida per la valutazione delle intenzioni e delle capacità nemiche.
“Nell’antichità – aggiunge Gagliano – società come quella greca adottavano strategie per tutelare segreti e mantenere la stabilità interna. Durante la guerra del Peloponneso, ad esempio, le misure contro le insurrezioni imponevano giuramenti obbligatori ai cittadini per denunciare cospirazioni. La sicurezza dei siti strategici, arsenali e cantieri navali, era di primaria importanza, evidenziata dalle precauzioni adottate dalla polis di Rodi per proteggere gli stabilimenti dove venivano costruite o demolite le navi”.
La censura era pratica diffusa, “per evitare la divulgazione di informazioni dannose”, e lo spostamento di persone da un luogo a un altro, “soggetto a monitoraggio, con controlli lungo le principali strade e uso di passaporti per limitare la diffusione di informazioni tra diverse regioni o città-stato”.
In conclusione, la lotta per l’informazione – come evidenziato da Gagliano nella sua analisi – è una costante delle relazioni umane, poiché solo attraverso una visione chiara è possibile proteggere gli interessi nazionali e garantire sicurezza e stabilità al Paese.
Questa preziosa lezione per il presente ribadisce l’importanza fondamentale della conoscenza e della saggezza affermata da Platone: “Ciò che non si possiede né si conosce, non si può dare né insegnare ad altri”.