Nuova pubblicazione SOCINT: “Il Social media intelligence quale strumento di contrasto alla minaccia Jihadista e al Radicalismo Islamico” (di Giacomo Conte)
Nuova pubblicazione sul portale SOCINT Press, di Giacomo Conte, dal titolo “Il Social media intelligence quale strumento di contrasto alla minaccia Jihadista e al Radicalismo Islamico”. La scheda del lavoro è disponibile a questo link, mentre questo è il link diretto al PDF.
Scheda
Il mondo delle piattaforme social sta diventando sempre più importante e virale nel vivere quotidiano, motivo per il quale molte persone preferiscono condividere informazioni, stati d’animo e circostanze nel web piuttosto che nella vita reale. In effetti identità reale e virtuale sono da considerarsi non distinte e separate ma interdipendenti e capaci di influenzarsi a vicenda alterando così i comportamenti e le scelte di tutti i giorni. Il Social media intelligence è la più recente tra le discipline che compongono il ciclo intelligence, e basa il proprio approccio metodologico sulla raccolta e sulla analisi delle informazioni nel web che vengono prodotte e scambiate attraverso i social media. Lo scopo primario del SOCMINT è quello di porsi come valido strumento di analisi di fronte al periglioso scenario della globalizzazione dell’informazione, fornendo un rapporto d’analisi qualificato per il decisore finale. È proprio in questo scenario che si evidenzia la nascita di nuovi modelli e strumenti di analisi per raccolta dei dati e informazioni open source attraverso i social media potenzialmente d’interesse per le agenzie di sicurezza e le forze di polizia. L’importante ruolo dei social media nella comunicazione via web è stato compreso dalle organizzazioni criminali e su tutte dal Cyber Caliphate il quale, approfittando del forte condizionamento psicologico che hanno in sé i social network, diffonde il modello jihadista in Europa e non solo. In Italia, ad esempio, sono presenti diversi pattern di radicalizzazione come quelli che avvengono nelle carceri italiane ovvero della presenza di fenomeni di bottom up, piccole realtà delle nostre province, apparentemente tranquille, dove aspiranti jihadisti si radicalizzano collettivamente senza l’influsso di agenti radicalizzanti esterni. La minaccia Jihadista è rappresentata anche dalla presenza dei Foreign Terrorist Fighters e dai returnees, ovvero di coloro sono tornati nei loro territori d’origine solo dopo aver abbracciato la fede jihadista in Siria ed imparando i rudimenti per compiere un attacco terroristico. In forte ascesa è anche il percorso di radicalizzazione delle muhajira, letteralmente “donna che emigra”, ovvero quelle donne convertite alla religione islamica che hanno risposto positivamente all’appello dello Stato Islamico.
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