Povertà educativa, un patto per la Calabria e per l’Italia
Mario CALIGIURI, presidente SOCINT e direttore dell’Osservatorio sulle Politiche Educative EURISPES, analizza il Rapporto su Scuola e Università e ricorda che “il basso livello d’istruzione impatta sull’economia, ma anche sulla democrazia e sulla capacità della criminalità di infiltrarsi nel tessuto sociale“.
“La povertà educativa rappresenta un’ emergenza che sfugge all’attenzione della politica”. A denunciarlo è Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence (SOCINT), docente di Pedagogia della Comunicazione all’Università della Calabria e direttore dell’Osservatorio sulle Politiche Educative EURISPES.
Per Caligiuri – intervistato da Roberto De Santo, redattore del Corriere della Calabria – non solo mancano visione e strategie di lungo periodo, ma anche azioni mirate per dirimere le questioni più urgenti. Un vuoto normativo e d’azione che genera pericolose derive nella formazione dei giovani italiani, siano essi studenti delle scuole superiori o degli atenei.
Eurispes, nel Rapporto su Scuola e Università, rileva una situazione complessa: l’88,9% degli insegnanti denuncia gravi carenze nella preparazione generale degli studenti in ortografia e sintassi, il 90% difficoltà nella scrittura, l’86,9% nella coerenza logica dei temi e il 93,4% nella proprietà di linguaggio.
Un quadro allarmante che richiede interventi immediati.
Particolarmente critica appare al condizione della Calabria, una delle regioni con il più alto indice di povertà educativa: il report L’Italia al bivio indica che il 44% degli adulti ha un basso livello di istruzione, solo il 23,5% della popolazione possiede una laurea e il 40% degli studenti delle scuole superiori non padroneggia la lingua madre.
Caligiuri, analizzando i dati, non manca di soffermarsi sulla qualità dell’insegnamento che ritiene nucleo e sostanza del problema. Certo, non la causa esclusiva, ma indubbiamente la parte più rilevante. E non solo in Calabria, come dimostra una ricerca – condotta nelle periferie partenopee – che lega povertà educativa, mancanza di opportunità formative e probabilità di delinquere. Una correlazione esplosiva che non lascia indifferenti.
A completare il quadro ci penserebbero poi le difficili condizioni socio-economiche, l’elevato tasso di criminalità, la debolezza delle istituzioni democratiche e un certo grado di irresponsabilità del corpo docente. Una “leggerezza” testimoniata da un dato contraddittorio: ai bassi livelli di competenza raggiunti dagli studenti corrisponde un elevato numero di diplomati con il massimo dei voti, indice di un serio problema di valutazione.
C’è poi la questione della dispersione che Caligiuri non imputa a una sfiducia nella Scuola: “Nutrire sfiducia significa possedere consapevolezza e cultura. E, normalmente, chi abbandona gli studi non possiede né l’una né l’altra“.
Rifacendosi al sociologo americano James Coleman, il docente ribadisce che “migliorare strutture scolastiche e programmi educativi serve a poco senza intervenire sulle condizioni di vita degli studenti”. E saggiamente evidenzia che “il basso livello d’istruzione impatta sull’economia, ma anche sulla democrazia e sulla capacità della criminalità di infiltrarsi nel tessuto sociale“.
Serve quindi un patto educativo che coinvolga istituzioni pubbliche, settori privati e mondo scolastico e universitario: “La questione è principalmente politica. Le risorse, pur importanti, non saranno mai sufficienti senza una forte volontà istituzionale e capitale umano di qualità”.
Con l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale, molte attività svolte dall’uomo scompariranno, e quelle che rimarranno dovranno essere riconfigurate. Solo una piccola quota di nuovi lavori sarà svolta da personale altamente qualificato. E Caligiuri, nel concludere, insiste sulla necessità di “cambiare rapidamente il sistema di formazione” un passaggio indispensabile per la Calabria e il Paese intero “per adattarsi ai nuovi paradigmi imposti dall’ipertecnologia”.