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Premio Cossiga 2024: l’Intelligence italiana celebra Gianni De Gennaro

“È stato un maestro, ma anche un censore e giudice severo. Gli insegnamenti di Francesco Cossiga mi hanno accompagnato per tutta la vita”.

“Per me è stato un maestro, ma anche un censore e un giudice severo. I suoi insegnamenti mi hanno accompagnato per tutta la vita”. Con queste parole Gianni De Gennaro ha ricordato Francesco Cossiga ricevendo il Premio che porta il nome del Presidente Emerito, istituito dalla Società Italiana di Intelligence. Una testimonianza che ha dato profondità e spessore storico alla cerimonia di conferimento della quinta edizione, svoltasi alla Camera dei deputati, trasformando un momento celebrativo in una riflessione sul ruolo dei Servizi. La scelta di De Gennaro, primo direttore del DIS e già Autorità delegata, rispecchia la volontà di valorizzare le figure che hanno contribuito alla modernizzazione dell’Intelligence, in continuità con l’eredità di Cossiga.

Da sx Gianni De Gennaro, Mario Caligiuri, Gianni Letta

Aprendo i lavori, Mario Caligiuri – presidente della Società Italiana di Intelligence e vicepresidente della giuria – ha richiamato il ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti a Palazzo Pubblico di Siena. Nella parete orientale della Sala dei Nove sono rappresentati gli effetti del buon governo, con la figura allegorica della Sicurezza, paragonata da Caligiuri alla libertà democratica: “dove regna la sicurezza ogni persona può vivere e lavorare in piena libertà”. Ripercorrendo l’evoluzione della cultura dell’Intelligence in Italia, il presidente SOCINT ha parlato del 2007 come di un “annus mirabilis” con l’avvio all’Università della Calabria del primo Master universitario pubblico dedicato alla disciplina. Nella sua analisi, ha poi anticipato che il 2025 rappresenterà un momento significativo poiché il quarantennale dell’elezione di Cossiga alla Presidenza della Repubblica costituirà l’occasione per rafforzare il dialogo tra Servizi e società civile. E ha proposto l’Intelligence come “forma di resistenza dell’umano”, da preservare attraverso strategie innovative, tra cui “algoritmi educativi” da contrapporre a quelli commerciali.

Centrale nell’intervento di Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera, il richiamo all’importanza di un approccio bipartisan alla sicurezza nazionale, citando la necessità, evidenziata dal sottosegretario Alfredo Mantovano, “di un’azione innovativa che abbia un’approvazione trasversale in Parlamento”. In linea con questa visione, il messaggio del vicepresidente Giorgio Mulè ha rimarcato il parallelismo tra Cossiga e De Gennaro nelle qualità di lungimiranza e pragmaticità, sottolineando la costante priorità dell’interesse nazionale nell’operato di De Gennaro.

Mario Caligiuri, Gianni De Gennaro

Un’analisi del sistema Intelligence è giunta da Lorenzo Guerini. Il presidente del Copasir ha enfatizzato la natura super partes del settore e sottolineato la necessità di “costruire una cultura dell’Intelligence nel nostro Paese”. Guerini ha espresso una posizione netta sull’Autorità delegata che, a suo avviso, dovrebbe essere obbligatoria, come previsto nella proposta di legge da lui presentata. Significativa l’osservazione sul rapporto tra controllo ed efficacia: “chi agisce, agisce meglio se sa che è controllato bene”. E nel concludere ha ribadito con forza che “l’Intelligence non può essere il campo della contesa politica” ma deve rimanere “un campo di garanzia per la democrazia”.

È stato Gianni Letta, dalla prospettiva di presidente della giuria, a tracciare un ritratto di Cossiga, descrivendolo “un intenditore dell’Intelligence come pochi nel mondo”, la cui passione – di tutta una vita – “era civile, politica ma anche intellettuale e culturale”. Letta ha evidenziato la modernità della visione del Presidente Emerito, sostenendo che “oggi avrebbe certamente preceduto Elon Musk sulla strada dell’intelligenza artificiale”. E ha ricordato come la riforma del 2007, ponendo fine alle “deviazioni” del passato, “ha restaurato la fiducia tra Stato e cittadini, restituendo dignità ai Servizi e alle persone che vi lavorano”.

“L’assoluto rispetto delle istituzioni di Cossiga è stato il punto di partenza dell’intervento di Gianni De Gennaro, che si è definito“vittima e testimone” di questo approccio. Ripercorrendo il suo ruolo nell’implementazione della legge 124, ha indicato due pilastri concettuali: Repubblica e sistema. Ha poi rievocato la genesi della sede di Piazza Dante, concepita come “piccola Langley […] trasparente nella sua esistenza pur mantenendo la necessaria riservatezza operativa”. Un “miracolo di ingegneria” che simboleggia la modernizzazione dell’intelligence italiana.

De Gennaro ha suggellato il senso e il valore personale del Premio: “Un momento significativo perché giunge alla fine di una vita dedicata alla Sicurezza. Mi fa piacere ricevere un riconoscimento ma soprattutto che il mio nome venga accostato a quello di un grande uomo: Francesco Cossiga”. Vale ricordare qui un episodio emblematico: dopo alcune critiche pubbliche dell’ex Capo dello Stato verso l’allora Capo della Polizia, il 31 gennaio 2007 Cossiga intervenne in Senato per riconoscere la correttezza dell’operato di De Gennaro: “[…] ritengo mio dovere politico e morale chiedere pubblicamente e formalmente scusa al prefetto Gianni De Gennaro per le dure critiche o accuse da me più volte rivoltegli in quest’Aula e fuori di quest’Aula” (L. Jannuzzi, In morte di un picconatore, Il Foglio, 18 agosto 2010).

La cerimonia, coordinata da Giorgio Rutelli, vicedirettore di Adnkronos, è stata arricchita dall’opera Cyber dots dell’artista Marianna Improta, del collettivo MaMà Dots, che con il suo Pop Pointillism, realizzato a mano con colori a olio, interpreta il dialogo tra tradizione e innovazione digitale.

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