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INTELLIGENCE, MARCO VALENTINI AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA: “REGOLE VIRTUOSE PER LA SICUREZZA COME DIRITTO DI LIBERTÀ”.

(RENDE 18.1.2025) – Le regole dell’intelligence in Italia, è il titolo della lezione tenuta da Marco Valentini, Prefetto e Consigliere di Stato, Presidente onorario della sezione “Intelligence” dell’Università della Calabria, al Master in Intelligence dell’ateneo calabrese, diretto da Mario Caligiuri.

Nella sua esposizione, Valentini ha analizzato le regole che afferiscono al Sistema d’informazione per la sicurezza della Repubblica, inquadrandole nella cornice dei principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale, ponendo particolare attenzione alla rilevanza di una disciplina etica delle condotte.

Marco Valentini

A livello generale, entrambi gli aspetti non possono essere affrontati in astratto, con un approccio meramente formale e descrittivo. E’ necessario invece, specialmente nella dimensione culturale propria dell’approfondimento universitario, considerare il contesto storico, geografico, politico e sociale oggetto di studio.

Pur in presenza di una sostanziale identità di lessico, che caratterizza i concetti chiave della funzione – come ad esempio l’endiadi sicurezza nazionale -, gli scenari risultano completamente diversi tra loro. Le differenze emergono quando ci si riferisce a forme di stato e di governo democratiche o totalitarie, autocratiche od oligarchiche, a situazioni di conflitto o di pace, nonché all’esistenza di vincoli più o meno stringenti dettati dall’adesione a strumenti convenzionali internazionali o sovranazionali.

Pare opportuno, dunque, circoscrivere il perimetro dell’analisi alle regole che caratterizzano i Paesi a costituzionalismo democratico, considerando le differenze che li caratterizzano in termini di esercizio dei poteri e dei relativi controlli, e analizzando i cicli della regolazione negli specifici contesti in cui i processi riformatori hanno visto la luce.

La legge rappresenta uno strumento indispensabile per definire i limiti entro i quali l’attività d’intelligence deve svolgersi, coerentemente con l’idea del diritto come limite, particolarmente rilevante per le attività istituzionali destinate ad incidere sui diritti individuali. Tuttavia, il ruolo della legge non va enfatizzato, poiché costituisce condizione necessaria ma non sufficiente per valutare l’organizzazione e il modus operandi dei sistemi d’intelligence, che come ogni amministrazione pubblica sono soggetti all’autorità politica.

In ciò emerge la rilevanza dell’etica delle condotte, in particolare riguardo ai molteplici profili della sorveglianza, alla salvaguardia della libertà del dissenso e ai principi di non discriminazione. Fondamentale risulta anche l’irrinunciabilità dei principi e dei valori che costituiscono il nocciolo duro dello Stato democratico, la riserva di legge, l’azionabilità della giurisdizione, la necessità, l’adeguatezza e la proporzionalità delle condotte volte alla ricerca e all’acquisizione delle informazioni utili al perseguimento dei fini istituzionali.

Il termine “intelligence, entrato stabilmente nel nostro vocabolario, caratterizza un metodo di ricerca e analisi a fini di previsione applicabile all’attività di più soggetti. Tralasciando quelli privati, questo metodo appartiene, certamente, all’attività di prevenzione e repressione propria delle Forze di Polizia.

La peculiarità del Sistema d’informazione per la sicurezza della Repubblica risiede nella finalità istituzionale della tutela della sicurezza nazionale, ambito in cui opera in regime di monopolio fermi restando i profili di coordinamento. Per questo scopo il Sistema si avvale di disposizioni e forme organizzative specifiche.

Il nostro sistema, che per chiarezza espositiva possiamo definire di intelligence istituzionale, può essere analizzato attraverso tre profili principali: il sistema politico, amministrativo e operativo.

Ciò si evince dall’analisi dei diversi cicli della regolazione che, limitandoci alla normativa primaria, troviamo nelle leggi n. 801/1977, n. 124/2007 e n.133/2012.

Il sistema politico attiene la direzione e la responsabilità generale che, alla luce della riforma del 2007, fa capo al Presidente del Consiglio dei ministri. Quest’ultimo è coadiuvato dall’Autorità delegata e dal Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica (CISR), ciascuno con specifici poteri, nonché dal Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (COPASIR), organo parlamentare di controllo, la cui presidenza è affidata per legge all’opposizione.

Il sistema amministrativo comprende le organizzazioni preposte allo svolgimento dell’attività d’intelligence: l’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE) l’Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna (AISI) che svolgono compiti di intelligence contro minacce internazionali e nazionali. Il coordinamento dell’intero sistema è attribuito al Dipartimento informazioni per la sicurezza (DIS).

Il sistema operativo include l’insieme degli strumenti attraverso i quali le Agenzia svolgono attività di ricerca, analisi e disseminazione delle informazioni nei confronti dell’autorità politica e/o delle Forze di Polizia. Nel nostro sistema, tali attività sono prevalentemente rivolte all’acquisizione di informazioni per la sicurezza. Alcuni adempimenti potrebbero richiedere commissione di reati o attività intrusive che devono essere preventivamente autorizzate dall’autorità politica, secondo procedure dettagliate che includono anche la regolamentazione dei rapporti con l’autorità giudiziaria.

Nella sua esposizione, Valentini ha ripercorso le tappe evolutive della normativa dell’intelligence in Italia, soffermandosi sulla sentenza n. 86/1977 della Corte costituzionale, pietra angolare del sistema i cui principi – confermati dalla giurisprudenza costituzionale successiva – hanno ispirato gli interventi del legislatore fin dalla prima legge sull’intelligence, dello stesso anno.

Tale sentenza costituisce un punto di riferimento poiché ha definito l’interesse della sicurezza nazionale come preminente, persino rispetto all’interesse alla giustizia, in quanto attinente all’esistenza stessa dello Stato.

Il docente ha poi illustrato i contenuti delle leggi n. 801/1977, n. 124/2007 e n.133/2012., in materia di segreto e controllo parlamentare, evidenziandone sia gli elementi di continuità sia gli aspetti progressisti. Questi ultimi sono stati determinati dal mutare delle minacce e dalla necessità di adeguare gli strumenti disponibili al fine di integrare pienamente la funzione intelligence nella funzione di governo. Prospettiva che segna un allontanamento progressivo dalla logica di Stato-apparato verso una dimensione collettiva della sicurezza nazionale, perseguita anche attraverso la promozione della cultura dell’intelligence.

L’intervento del legislatore, centro del sistema di regolazione, ha consentito di superare il precedente assetto – caratterizzato da una normativa esclusivamente amministrativa, spesso classificata e ancorata al sistema della difesa militare – che non prevedeva un controllo parlamentare sull’attività.

La legge n. 801/1977, sulla scia della citata pronuncia della Corte costituzionale, ha introdotto significative innovazioni: sistema binario composto da due Servizi civili; dipendenza esclusiva del personale dai direttori dei due Servizi; definizione del segreto di Stato; istituzione del Comitato parlamentare di controllo (COPACO) ; previsione della funzione di coordinamento affidata al Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza (CESIS). 

Nel 2007, la legge n. 124 è intervenuta su alcune zone grigie della legge 801 proponendo elementi fortemente innovativi: centralizzazione della responsabilità e della direzione in capo al Presidente del Consiglio dei ministri; rafforzamento degli strumenti del coordinamento; disciplina delle attività non convenzionali; emersione a livello di normativa primaria della normativa sulla classificazione amministrativa; rafforzamento del controllo interno e del parlamentare; disciplina dei rapporti con l’Autorità giudiziaria; temporizzazione del segreto di Stato.

A quasi vent’anni dalla legge del 2007, si pone oggi la questione di un nuovo ciclo di regolazione, tema sul quale esistono posizioni diverse.

Tre questioni, in particolare, meritano rinnovata riflessione:

conferma del sistema binario, mentre alcuni sostengono l’opportunità di una maggiore centralizzazione attraverso la costituzione di un’unica agenzia d’intelligence.

rafforzamento della direzione politica attraverso la costituzione di un Consiglio per la sicurezza nazionale, aperto alle componenti necessarie della società civile.

integrazione del sistema d’intelligence nel quadro europeo, superando la collaborazione informale. Su questa strada si sono già mosse da tempo le Forze di Polizia, con la creazione di EUROPOL e EUROJUST.

Si tratta di temi complessi che dovrebbero tendere al rafforzamento dell’integrazione della funzione intelligence nella funzione di governo, ripensando il concetto di sicurezza nazionale in uno scenario caratterizzato da crescenti minacce transnazionali. Tale sicurezza non è più legata ai confini territoriali, ma gli Stati condividono principi e valori democratici sanciti anche negli strumenti internazionali e sovranazionali sottoscritti.

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