L’analisi compiacente
il livello strategico dell’intelligence pone difficoltà peculiari, che riguardano il rapporto tra il cliente (cioè il destinatario dell’informazione) e l’analista intelligence, cioè colui il quale le informazioni le rende disponibili. Una di queste difficoltà è l’analisi compiacente o “l’intelligence to please”.
la vicinanza tra decisore e analista determina dei rapporti interpersonali tra le figure coinvolte, tali rapporti possono creare dei problemi al già complesso meccanismo del “conoscere per decidere”.
Può accadere così che, l’analista, abbia la tentazione di prendere delle decisioni, suggerendo scelte a “risposta chiusa” al decisore. In tal modo si entra in una dinamica molto simile a quella del gioco di prestigio, dove si ha la sensazione di avere totale libertà di scelta, ma in realtà, ogni possibile scenario è già previsto e controllato dall’illusionista. Può accadere anche il contrario, cioè che il decisore “forzi”, anche inconsapevolmente, l’analista affinché egli faccia saltare fuori le notizie o le analisi intelligence che giustifichino una linea d’azione ritenuta valida aprioristicamente.
Il Caso dell’ordine di battaglia vietnamita nel 1968
La storia recente è disseminata di esempi relativi a questi comportamenti. Il più caratteristico è forse quello descritto in un articolo del 1991 di James J. Wirtz, “Intelligence to Please? The Order of Battle Controversy during the Vietnam War” (consultabile qui), relativo ad una controversia tra la CIA e l’intelligence militare statunitense durante la guerra del Vietnam.
La diatriba riguardava la stima dei combattenti Vietcong nel teatro delle operazioni. Secondo il Military Assistance Command Vietnam (MACV) essi si attestavano al disotto delle 300.000 unità, mentre secondo la CIA questo numero doveva essere almeno raddoppiato, valutando in 600.000 il numero di combattenti nord-vietnamiti attivi nella regione.
I motivi di questo iato erano diversi, principalmente riconducibili al fatto che, i militari del MACV, erano riluttanti nell’inserire nelle loro stime categorie di persone che non fossero maschi in età militare. Così facendo, infatti, avrebbero considerato bambini, donne e anziani, come obbiettivi militari. Nelle prime riunioni ai livelli più bassi si era raggiunto un accordo per arrivare ad una stima condivisa, che tenesse in considerazione tutte le variabili.
Il livello dei Decisori
Quando la questione arrivò ai livelli più alti, si perse di vista il punto della diatriba. L’ordine di battaglia nord-vietnamita divenne una scusa per giudicare la gestione della guerra da parte dei militari. Addirittura membri della CIA accusarono le gerarchie militari di nascondere i dati al Presidente degli Stati Uniti, non consentendogli di prendere le decisioni giuste. Le due organizzazioni si arroccarono sulle loro posizioni ed alcuni degli addetti ai lavori cominciarono a produrre rapporti che supportavano il pensiero dei rispettivi capi. In vero entrambe le posizioni erano errate, perché sovrastimavano la reale entità delle forze nord-vietnamite.
Il punto è che questa discussione non aiutò a vincere la guerra, né fornì alcun contributo alle truppe statunitensi o alla leadership politica americana. Nello stesso 1968 l’offensiva del Tet sorprese gli statunitensi, di li a qualche anno si dovette prendere atto della sconfitta militare.
Le 16 parole
Vi è un discorso ben preciso che ha influenzato pesantemente la storia recente, quello del 28 gennaio 2003 del Presidente G.W. Bush sullo Stato dell’Unione (qui la trascrizione). In quel discorso, tra le altre cose, Bush stressò la minaccia alla sicurezza nazionale portata dall’Iraq di Saddam Hussein. Il 20 marzo dello stesso anno una coalizione di volenterosi a guida americana invadeva il paese mediorientale.
In quell’occasione il Presidente Bush disse che fonti intelligence (anche non americane) sostenevano che l’Iraq stesse portando avanti i suoi programmi per la costruzione di armi di distruzione di massa (WMD). Vari punti del discorso facevano riferimento alla costruzione di armi chimiche, biologiche e nucleari. Sedici parole furono giudicate particolarmente gravi, quelle nelle quali si affermava che, secondo l’intelligence britannica, l’Iraq aveva acquistato uranio da un paese africano.
The British government has learned that Saddam Hussein recently sought significant quantities of uranium from Africa.
Coinvolti anche i servizi italiani?
Questa notizia derivava da alcuni falsi documenti preparati da un informatore del SISMI (antesignano dell’AISE), con lo scopo di guadagnare dei soldi vendendo informazioni. I nostri servizi avrebbero trasmesso ai colleghi britannici questi documenti pur giudicandoli destituiti di qualsiasi credibilità. Sappiamo che il falso dossier riguardava una fornitura di uranio da parte del Niger all’Iraq, per 500 tonnellate l’anno (tutta la storia qui ). Il falso era grossolano, perché il nome del ministro nigerino era sbagliato e perché le miniere di quel paese non possono produrre più di 300 tonnellate l’anno. Non risulta che i nostri servizi abbiano dato credito a questa storia, va segnalato che altre fonti parlavano di questa compravendita tra il Niger e l’Iraq.
Le 16 parole furono particolarmente gravi perché si sostenne che Bush conoscesse la realtà dei fatti, ma volle parlare della circostanza per giustificare la guerra in Iraq. Il direttore della CIA smentì questo fatto. Comunque sia, il punto è che queste notizie entrarono nei rapporti riservati del Presidente degli Stati Uniti.
Curveball
Vi è un altro passaggio di quel discorso, che è stato meno al centro dell’attenzione, ma si è rivelato comunque falso. Quello delle armi biologiche. Si citano alcuni disertori del programma biologico iracheno, che riferiscono l’esistenza di laboratori mobili per la produzione di antrace ed altri aggressivi biologici. L’origine di questa notizia pare fosse una fonte del servizio segreto tedesco, chiamata dagli americani “Curveball”. Un cittadino iracheno emigrato in Germania che asseriva di essere stato uno scienziato del regime di Saddam.
From three Iraqi defectors we know that Iraq, in the late 1990s, had several mobile biological weapons labs. These are designed to produce germ warfare agents and can be moved from place to a place to evade inspectors.
In realtà Curveball era un tassista di baghdad che aveva sostenuto 2 esami di chimica all’università, senza aver riscosso particolare successo. Forse aveva inventato tutto per riuscire ad ottenere l’asilo da parte delle autorità tedesche (la storia qui). Fatto sta che anche questo aspetto del lungo discorso sullo stato dell’Unione era stato preso per buono dall’intelligence americana, tanto da sottoporlo al presidente, ma non aveva riscontri oggettivi. Come altri punti si rivelerà completamente infondato.
La volontà di compiacere
Da questa breve analisi si comprende come anche i rapporti dei servizi di informazione più potenti, possono soffrire di alcuni bias. Probabilmente non vi era una decisione già presa, ma possiamo affermare che dal 2001 i più alti responsabili dell’intelligence americana sentivano l’urgenza di trovare un colpevole. Una minaccia che fosse definibile ed attaccabile, diversa da una rete ombra di terroristi. Una minaccia più simile a quella convenzionale che avevano affrontato fino al decennio precedente. Questo nemico, per vari motivi, fu individuato in Saddam Hussein ed improvvisamente vari servizi d’intelligence cominciarono a ricevere informazioni su pericolose attività svolte dal governo iracheno. I servizi di Italia, Germania, Regno Unito e altri fecero arrivare notizie all’intelligence americana che, unendole alle sue, si convinse che l’Iraq rappresentava un pericolo per la sicurezza degli Stati Uniti.
E’ difficile stabilire quanto le diverse fonti abbiano creato confusione e quanto ci fosse un’idea prestabilita che dava credito solo alle notizie che la supportavano; sappiamo però che la volontà di compiacere il decisore, è una pulsione umana, che è particolarmente perniciosa nelle organizzazzioni intelligence.
Insomma chi cerca trova, ma se lavori nell’intelligence stai attento, potrebbe essere una trappola!
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