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INTELLIGENCE, LORENZO ORNAGHI AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA: “STATI DEMOCRATICI SEMPRE PIÙ DEBOLI?”

RENDE (19.12.2024) – Lo sguardo corto delle élite: intelligence e decisioni pubbliche è il titolo della lezione di Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica di Milano dal 2002 al 2012 e Ministro dei Beni culturali dal 2011 al 2013, al Master in intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Ornaghi ha iniziato delineando quelle che ha chiamato “concatenazioni” dell’attuale momento storico.

Prima di tutto la “grande politica”, cioè il sistema internazionale, è in grado di condizionare quasi interamente le statali “politiche domestiche”.

Infatti tutte le decisioni più rilevanti per gli stati oggi sono assunte a livello internazionale.

C’è quindi un netto primato del sistema internazionale su quello interno che inevitabilmente si ripercuote anche sull’intelligence.

Lorenzo Ornaghi

Il sistema internazionale è caratterizzato soprattutto dai cosiddetti “stati di potenza” cioè gli stati che hanno maggiore egemonia, potere e influenza a livello globale.

Sono proprio gli stati egemoni ad assumere le decisioni più importanti, come principalmente gli Stati Uniti o la nuova potenza emergente della Cina.

L’architettura costruita dopo la seconda guerra mondiale dalle nazioni vincitrici ha come perno l’ONU, il FMI, la WTO e la Banca mondiale.

Tali organizzazioni oggi assumono un ruolo decisionale di primo piano verso gli stati.

La seconda concatenazione indicata da Ornaghi è rappresentato appunto dallo Stato, precisando che il sistema internazionale è comunque un sistema di stati.

Il potere del singolo stato ha dei confini e si esercita su un territorio limitato e attraverso il concetto di sovranità, che è entrato in crisi proprio a causa dell’influenza e dell’impatto del sistema internazionale.

Il professore cita il giurista e politologo Carl Schmitt il quale affermava che la sovranità, e quindi il potere massimo, è chi decide nello stato di eccezione, come ad esempio scegliere tra pace e guerra.

Ed è chiaro che oggi gli stati che possono decidere queste situazioni sono pochi.

Per comprendere l’attuale ordine internazionale, Ornaghi ha ripercorso le trasformazioni storiche dello stato moderno.

Dal Cinquecento in poi c’è la manifestazione dello stato assoluto con il concetto di sovranità inteso in modo molto forte.

La società dell’Ancien Régime era organizzata per ceti e con la Rivoluzione francese che si afferma lo stato di diritto.

Dalla fine dell’Ottocento, con la rivoluzione industriale prende vita il welfare state che ha la forma della democrazia.

Il docente ha poi affrontato il rapporto tra politica e guerra. Esiste davvero un nesso indissolubile tra politica e guerra? O meglio, laddove c’è la politica c’è sempre la possibilità di una guerra? E la guerra è veramente la manifestazione della politica?

Ha spiegato quindi il concetto di “polemologia” ovvero lo studio della guerra e delle sue cause, e la relazione tra essa e le dinamiche sociali e politiche.

Ornaghi ha poi citato Gianfranco Miglio che sosteneva che la guerra c’è sempre ed è strettamente legata alla politica in quanto la politica ha bisogno dell’individuazione del nemico per esistere.

Addirittura gli amici dipendono dall’individuazione di un nemico comune: in sostanza si è amici perché c’è un nemico in comune.

La guerra quindi c’è sempre, in tutte le epoche storiche e l’uomo cerca sempre di limitarla.

A questo punto il docente si è soffermato sul terzo anello della concatenazione: il concetto di democrazia.

Le democrazie oggi stanno vivendo un momento di crisi e di indebolimento, da un lato per una propria fragilità interna, dall’altro a causa delle autocrazie che stanno conquistando sempre più potere.

Alla luce di ciò emerge la domanda: chi prevarrà alla fine, le democrazie o le autocrazie?

L’indebolimento delle democrazie secondo Ornaghi è determinata dall’oggettiva inadeguatezza delle loro élite politiche. Da qui “lo sguardo corto” che significa che le classi politiche hanno una visione ristretta rispetto a una politica che, nella sua forma più nobile, è una dimensione che guarda al futuro.

Pertanto, le élite al potere dovrebbero avere uno sguardo lungimirante, senza evitando di essere condizionate dall’immediato presente.

La quarta concatenazione è rappresentata trasformazione della società, che registra un grande distacco dalla politica. Si parla di una società che non è partecipe dei processi politici come invece dovrebbe. Queste trasformazioni della società sono determinate prevalentemente da processi culturali ed economici.

L’ultimo anello della concatenazione è il tema dell’Occidente, che ha perso la sua centralità nella prospettiva globale, immerso in una crisi che compromette il suo destino futuro.

In tale contesto, emergono anche le responsabilità dell’Unione Europea, che è molto disunita internamente e perciò non è in grado di svolgere un ruolo di primo piano nei processi decisionali globali.

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