A Elisabetta Belloni il Premio Cossiga 2023
“Rigorosamente istituzionale, senza alcuna matrice politica, animata dallo stesso senso dello Stato e dallo stesso culto e rispetto per le istituzioni che animava Francesco Cossiga”. E’ con queste parole che Gianni Letta, presidente della Giuria del Premio Francesco Cossiga per l’intelligence, ha conferito a Elisabetta Belloni, direttore del Dis, Dipartimento che coordina AISI e AISE, il “meritatissimo” riconoscimento.
“Il Presidente Emerito – ha proseguito Letta che, di fronte alla platea dell’Aula parlamentare della Camera, ha successivamente consegnato alla vincitrice l’opera del maestro orafo Gerardo Sacco – se ne compiacerà […] perché anche lui, che pure ne aveva viste tante più di me, rimase impressionato e folgorato dalla capacità di questa donna che ha mostrato le stesse qualità, le stesse doti, ovunque è andata. E che, quindi, è garanzia e auspicio in questo mondo, così delicato, nel quale le relazioni internazionali contano e pesano. E nessuno meglio di lei le può mettere al servizio dello Stato. Certamente l’intelligence sarà all’altezza di quello che il Presidente Emerito ha sempre sognato. Cossiga rende onore con noi, ne sono sicuro, a Elisabetta Belloni. Ma il Premio a Elisabetta Belloni rende onore a Francesco Cossiga”.
Il Premio, istituito nel 2020, viene assegnato ogni anno a personalità distintesi per capacità e originalità di azione, nel diffondere la cultura dell’Intelligence in Italia. E come ha detto Giuseppe Cossiga, figlio dell’ex Presidente, “rappresenta l’unica iniziativa strutturata che, dalla scomparsa di mio padre, ne tiene viva la memoria“.
Aprendo i lavori Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera dei deputati, ha ribadito la validità e la modernità del metodo Cossiga: “Il Presidente temeva le trappole dell’ignoranza e detestava la protervia. […] Non vi fu mai, nel corso della sua lunghissima esperienza nelle istituzioni, una iniziativa improvvisata o che non fosse frutto di analisi e di uno studio serio, approfondito. Osservazione, intuizione, analisi e studio in moto perpetuo: questo è il metodo Cossiga. E conferire questo prestigioso riconoscimento a Elisabetta Belloni significa, anche, riconoscere la straordinaria attualità di quel metodo essendone lei testimone pulsante e vivente”.
Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera, ha invece ricordato quando Francesco Cossiga, ascoltato nell’ambito della Commissione d’inchiesta del dossier Impedian, rivelò “un fatto che fece capire come e quanto la guerra fredda fosse di casa anche in Italia”: l’arresto di Valerio Morucci e Adriana Faranda nell’appartamento dei Conforto. “Tutti pensarono a una casualità, invece era operazione di intelligence dei nostri Servizi di controspionaggio che fecero – con Cossiga in testa, l’allora capo della Questura e i nostri Servizi – un accordo con Giorgio Conforto (nome in codice Dario, ndr) riconosciuto dall’Impedian come agente segreto del KGB”. Mollicone ha poi aggiunto che il Premio “è l’occasione per rimarcare come la governance dell’intelligence in Italia necessiti di una profonda innovazione” , pensiero in sintonia con quanto più volte espresso dall’Autorità delegata, rappresentata dal sottosegretario Alfredo Mantovano.
Per Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence, “Ricordare Francesco Cossiga, a oltre 13 anni dalla scomparsa, significa riflettere sul ruolo decisivo della formazione e selezione delle élite, perché ogni istituzione – pubblica e privata – funziona in base a chi la gestisce e a chi la rappresenta”. Parlare oggi di Cossiga, in relazione all’intelligence, significa dunque “ribadire la stella polare delle istituzioni: l’interesse nazionale” e “voler bene all’Italia”. Ciò che muoveva il Presidente, ha ben chiarito Caligiuri, “era la comprensione dei motivi profondi del diffuso disagio di una generazione”. Perché Cossiga “voleva capire davvero” . Voleva conoscere e comprendere “le ragioni delle ingiustizie sociali all’origine di contestazioni estreme, criminali, ingiustificabili. Ragioni che non erano state affatto rimosse e che ancora oggi, in una certa misura, permangono e potrebbero rappresentare un problema di sicurezza nazionale qualora si superasse il livello di guardia”.
Elisabetta Belloni, nel prendere la parola, ha manifestato “profonda commozione” per quel “suo nome associato a quello del presidente Cossiga” della cui amicizia e del cui affetto ha “beneficiato nel corso degli anni”. Dando voce ai pensieri, l’ambasciatrice ha proseguito domandandosi cosa avrebbe fatto il Presidente in questa occasione: “Lo vedo chiamarmi, alle sei del mattino, invitandomi a leggere l’Ansa. Per poi attaccare il telefono, senza salutarmi, obbligandomi a ricercare nelle rassegne stampa le dichiarazioni dietro le quali, dopo attenta valutazione, avrei dovuto trarre gli insegnamenti che costantemente mi inviava. Un esercizio che amava fare frequentemente e che ricordo con gratitudine. Perché attraverso quei messaggi criptati ho potuto apprendere molto, sia del mondo della diplomazia sia del mondo dell’intelligence”. Belloni ha poi rammentato quando Cossiga, nel 2004, “con straordinaria lungimiranza, intuì che diplomazia e intelligence – pur nella diversità delle competenze e dei limiti dei campi di azione – dovevano interagire per consentire allo Stato di avere una visione globale tanto delle minacce da affrontare quanto, soprattutto, del modo di agire nel contesto che si stava delineando”. In questo senso, il primo insegnamento che Belloni trasse fu “quello di lavorare per cercare di anticipare i tempi e avere una visione unitaria del mondo che si andava evolvendo” . Il che significava fronteggiare nuove sfide e adattarsi rapidamente a nuove esigenze, mentre all’orizzonte si profilava la globalizzazione. “Oggi è necessario far comprendere che la riservatezza che si chiede al comparto intelligence, ai Servizi segreti, non comporta necessariamente chiusura. Bisogna sapere distinguere ciò che è trattazione riservata di determinate tematiche, dalla necessità – che noi per primi sentiamo e dobbiamo sentire – di guardare all’esterno e fornire il nostro servizio a tutte le componenti del sistema Paese”. In questo contesto si inserisce il rapporto con università, centri di ricerca, mondo scientifico, imprese, istituzioni e, ovviamente, con il Parlamento. “A questa apertura dei Servizi al mondo esterno – ha concluso la direttrice del Dis – stiamo dedicando importanti risorse che devono servirci sia per meglio valutare i settori che possono costituire minaccia, sia per meglio identificare e promuovere i nostri interessi”.
Ha coordinato i lavori Giorgio Rutelli, direttore di Formiche.net, quotidiano online del gruppo Formiche specializzato in sicurezza, geopolitica e difesa.
Il video completo dell’evento è disponibile sul sito della Camera e di Radio Radicale dove è possibile trovare anche le registrazioni delle precedenti edizioni. Sulla piattaforma Socint, a breve, i testi integrali di tutti gli interventi.