Artico, polo di interesse globale e sfida per la sicurezza internazionale
Uno studio, curato da Emanuela Somalvico, direttrice dell’Osservatorio di Intelligence sull’Artico della Società Italiana di Intelligence – e pubblicato sul portale editoriale SOCINT PRESS – indaga questa realtà evidenziando le implicazioni per la sicurezza internazionale e le opportunità emergenti.
Era il 1977 quando Michail Sergeevič Gorbačëv rivolse al mondo le seguenti parole: “Che il Nord del globo, l’Artico, diventi una zona di pace. Che il Polo Nord sia un polo di pace”. Da allora molte cose sono cambiate ma l’Artico – una delle ultime frontiere selvagge – è rimasto tra le aree più vulnerabili del pianeta.
Panoramica storica dell’Artico: le prime esplorazioni russe, il sogno di pace di Gorbačëv e la bandiera in titanio di Chilingarov
Fin dalle prime esplorazioni russe dell’XI secolo, il Polo Nord è stato visto come parte integrante dell’impero degli Zar. La fase successiva è intessuta di tentativi di sfruttare le rotte artiche a scopi commerciali e tattici, con la Russia che ha continuato a investire risorse nella regione nonostante le sfide geografiche e climatiche. La Guerra Fredda ha trasformato l’Artico in un campo di battaglia strategico, con i blocchi USA e URSS impegnati a intensificare la presenza militare e a sviluppare armamenti nucleari per garantire il controllo della regione. Superato questo stadio, l’Artico ha mantenuto la sua connotazione strategica, con la Russia intenzionata a rafforzare la sua presenza e a difendere il cosiddetto “bastione di Kola”.
Gli sforzi per la cooperazione internazionale, come gli accordi START e l’AMEC, hanno provato a ridurre le tensioni e promuovere la collaborazione nella regione, ma lo smantellamento delle forze nucleari è rimasto un obiettivo mancato. Il governo di Vladimir Putin ha riaffermato il suo interesse nell’Artico anche con gesti simbolici: l’episodio dell’esploratore Artur Chilingarov – che il 2 agosto 2007 pianta la bandiera tricolore in titanio a 4.200 metri di profondità – è un chiaro segnale del rinnovato impegno della Russia nel rivendicare un ruolo di leadership nell’Artico, cancellando il sogno di pace di Gorbačëv.
Intelligence al Polo Nord: ghiacci e strategie
L’Artico, 30 milioni di km2 e circa quattro milioni di abitanti, è oggi al centro di una guerra caratterizzata da dinamiche geopolitiche complesse e da cambiamenti climatici che amplificano le sfide globali. Lo studio, a firma di Emanuela Somalvico – Intelligence al Polo Nord: ghiacci e strategie, pubblicato da SOCINT PRESS, portale editoriale della Società Italiana di Intelligence – indaga questa realtà evidenziando come l’Artico stia perdendo le caratteristiche di isolamento connesse ai ghiacci, diventando sempre più attrattivo per investimenti e attività commerciali.
In questo contesto, la Russia emerge come attore chiave, con una solida alleanza con la Cina e interessi strategici nel controllo delle rotte marittime e delle risorse naturali. La creazione di nuove vie commerciali potrebbe rivoluzionare gli equilibri degli scambi internazionali, con l’Artico punto di riferimento per l’approvvigionamento di terre rare e risorse ittiche.
Tuttavia, come già spiegava un lustro fa lo svedese Frederik Paulsen, membro della Russian Geographical Society – l’Artico danza su un equilibrio delicatissimo e “i cambiamenti climatici che lo aprono al mondo sono gli stessi che segnano la sua rovina. Perché qui procedono più rapidamente che altrove. Come i canarini nelle vecchie miniere di carbone l’Artico e l’Antartide sono i nostri sistemi di allerta. Oggi ci stanno chiaramente indicando i cambiamenti ambientali estremi cui la Terra va incontro”.
Cambiamenti che presentano rischi significativi, non ultimo il risveglio di agenti patogeni che potrebbe minacciare la salute pubblica e la sicurezza. In risposta a queste sfide, occorre aumentare la consapevolezza pubblica e promuovere la cooperazione internazionale.
L’Osservatorio di Intelligence sull’Artico – istituito all’interno della Società Italiana di Intelligence per monitorare tali sviluppi e diretto dalla stessa Somalvico – si propone di analizzare le dinamiche geopolitiche e geoeconomiche della regione, nonché di identificare possibili minacce e opportunità future. Attraverso un approccio interdisciplinare, l‘Osservatorio mira a promuovere una maggiore comprensione delle realtà artiche e a contribuire alla tutela degli interessi nazionali.
Il paper di Somalvico – che è anche vicedirettore del Corso di Alta Formazione Intelligence e nuove sfide dell’era globale all’Università Mediterranea, membro del Comitato scientifico della rivista Il Polo dell’Istituto Geografico Polare e delegata per l’Artico nel Comitato esecutivo dell’Osservatorio nazionale per la tutela del mare – mette in luce i limiti dell’eccezionalismo artico: come la fase di collaborazione tra i Paesi che condividono la regione artica insieme alla Russia sia stata influenzata da cambiamenti climatici e tensioni geopolitiche, e perché la Federazione Russa abbia intrapreso ambiziosi programmi, riattivando basi militari, per garantire il dominio nella regione.
Le tensioni tra Russia e Paesi artici – Canada, Stati Uniti, Norvegia, Danimarca (compresa la Groenlandia e le Isole Fær Øer), Svezia, Finlandia e Islanda – si sono acuite anche a causa della crisi in Ucraina, portando a una sospensione della cooperazione internazionale nel Consiglio Artico e spingendo la Russia a cercare alternative attraverso i BRICS.
Una allarmante instabilità
L’aumento delle attività di Intelligence ha generato maggiore consapevolezza, da parte dei Paesi artici e delle organizzazioni internazionali, e alzato il livello di guardia nei confronti delle infrastrutture critiche e delle minacce emergenti.
Le dinamiche attuali delineano uno scenario complesso e in evoluzione, che richiama l’attenzione su una regione geograficamente decentrata ma focale nel panorama geopolitico globale.
Guardando al futuro, l’Osservatorio SOCINT si inserisce nel contesto più ampio del Consiglio Artico – istituito nel 1996 attraverso la Dichiarazione di Ottawa – con l’intento di contribuire alla promozione della cooperazione e della governance responsabile nella regione.
Il riscaldamento globale sta causando una perdita di ghiaccio marino e di habitat cruciali per la flora e la fauna selvatica artica. La rapida ritirata dei ghiacci influisce sulle popolazioni di orsi, foche, volpi e altri animali polari, mentre le comunità indigene affrontano sfide legate alla sicurezza alimentare e alla perdita di tradizioni millenarie.
Numerose organizzazioni e istituzioni internazionali stanno lavorando per tutelare questa regione preziosa.
Perché la protezione dell’Artico richiede un impegno globale e azioni concrete.
Proteggere l’Artico non è solo una questione climatica o ambientale, ma una questione strategica, di giustizia sociale e di responsabilità.