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Osservatorio Artico SOCINT: incontro con Carmine Robustelli alla Farnesina

Per affrontare insieme le sfide dell’estremo Nord, la terra dei ghiacci che le principali potenze del globo hanno reso rovente.

Una delegazione dell’Osservatorio di Intelligence sull’Artico della Società Italiana di Intelligence (SOCINT) è stata ricevuta, alla Farnesina, da Carmine Robustelli, inviato speciale per l’Artico.

Spedizione PolarQuest 2018 – Immagine della mostra 82°07’ Nord

Il gruppo di lavoro, guidato dal presidente, Ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte, e dal direttore, Emanuela Somalvico, ha illustrato le attività del sodalizio. Robustelli, dal canto suo, ha aperto un canale di dialogo e collaborazione per affrontare insieme le sfide nella regione polare.

L’Osservatorio SOCINT si prefigge di analizzare – grazie all’apporto di esperti in diversi settori – i cambiamenti in atto nel mondo polare e approfondire, utilizzando criteri d’Intelligence, gli aspetti che fanno dell’Artico un ago della bilancia internazionale. Saranno perciò monitorati i ruoli delle potenze che si affacciano, geograficamente o per scelta operativa, in quest’area e le loro interconnessioni.

Significato strategico dell’Artico

L’Artico o Artide – regione che circonda il Polo Nord e connette, geograficamente e idealmente, l’Eurasia all’Occidente – è un’area di crescente interesse geopolitico ed economico.

A differenza dell’Antartide, che è un continente, l’Artico è un mare circondato da otto Stati che, seppure in mancanza di un trattato internazionale specifico, hanno sviluppato un regime giuridico basato principalmente sul diritto del mare. La regione artica ospita circa quattro milioni di persone, di cui circa 500 mila appartenenti a popolazioni indigene. L’elemento umano è quindi cruciale e influenza le politiche ambientali e lo sviluppo economico.

Dopo la Seconda guerra mondiale, l’Artide è diventata un teatro di confronto tra i due blocchi ma, con la fine della Guerra Fredda, è iniziata una fase di collaborazione incoraggiata, nel 1987, da Michail Sergeevič Gorbačëv (Gorbaciov). La cooperazione internazionale, avviata nel 1991 con il Rovaniemi Process, si è sviluppata nel 1996 con l’istituzione del Consiglio Artico che funge, ancora oggi, da principale forum intergovernativo. Nonostante gli attriti legati alla politica estera – non ultimi quelli riferiti al conflitto russo-ucraino – e alla sicurezza, il Consiglio Artico rimane un esempio di dialogo e collaborazione.

Spedizione PolarQuest 2018 – Immagine della mostra 82°07’ Nord

Italia nell’Artico, prospettive di cooperazione per un futuro sostenibile

L’Artico è oggi al centro delle sfide globali legate al cambiamento climatico che, oltre a causare conseguenze sulle popolazioni indigene e sull’ambiente, sta suscitando maggiore interesse economico per la regione, con la prospettiva di sfruttare le risorse naturali e le rotte marittime. L’Italia, osservatore al Consiglio Artico dal 2013, svolge un ruolo attivo nella ricerca scientifica e nel coordinamento delle iniziative nell’area.

L’impegno tricolore si basa su principi di rispetto del diritto internazionale, promozione della collaborazione multilaterale e protezione delle culture indigene. La cooperazione internazionale rimane essenziale per affrontare le questioni che investono la terra “dalle ombre lunghe”. Un approccio condiviso e sostenibile può, infatti, garantire la prosperità e la stabilità della regione, anche in tempi di cambiamento e incertezza.

Russia e Cina, potenze egemoni

L’Artico è sempre più centrale nelle dinamiche geopolitiche globali, con la Russia che sviluppa attivamente la rotta marittima glaciale e la Cina che mostra un interesse crescente. Non a caso la NATO, attraverso il Comitato militare, ha espresso forti preoccupazioni evidenziando il rischio che la presenza sinica possa portare a un’intensificazione delle attività militari nella regione.

L’interesse di Zhongguo (中国) per la rotta marittima del Nord è alimentato dalla prospettiva di ridurre i tempi di viaggio e i costi nel trasporto delle merci tra Asia ed Europa. Con il rapido scioglimento dei ghiacci, la rotta artica offre un’alternativa più breve rispetto alle rotte tradizionali attraverso il Canale di Suez o il Capo di Buona Speranza. Tuttavia, l’uso crescente della rotta da parte della Cina solleva preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla stabilità della regione.

Dal brigantino Vega alla rotta glaciale

L’equipaggio del brigantino a palo Vega immortalato a Napoli

Tutto ebbe inizio il 22 agosto 1878, quando il veliero Vega (1872) – la stella più luminosa della costellazione Lira utilizzata per calibrare strumenti osservativi, dall’arabo “Avvoltoio che plana”salpò dalla Svezia e muovendosi lungo la rotta marittima del Nord, circumnavigò il continente euroasiatico per giungere, il 14 febbraio 1880, a Napoli e poi rientrare a Stoccolma.

Oggi su quella rotta viaggiano 34 milioni di tonnellate di materiali l’anno che, nel 2030, potrebbero arrivare a 150 milioni.

L’Artico costituisce dunque una attrattiva per diversi Paesi: i ghiacci si stanno sciogliendo rapidamente e la durata della stagione di navigazione libera, senza scorta di rompighiaccio, è in aumento. Non solo: la piattaforma artica detiene circa il 25% delle riserve mondiali di idrocarburi e l’estrazione, con l’apertura della rotta a Nord, diventerà sempre più vantaggiosa sia in termini economici sia logistici.

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