Crisi nello Yemen: minacce Houthi e impatto sulla sicurezza e sugli interessi italiani nel Mar Rosso
Mario Caligiuri (SOCINT) sul portale di informazione Report Difesa esplora le complesse dinamiche dell’area e analizza le implicazioni globali delle attività del movimento sciita filo-iraniano.
La crescente instabilità nello Yemen richiede un approccio strategico e cooperativo.
Gli Houthi yemeniti intensificano gli attacchi, innescando risposte internazionali significative. La protezione degli interessi economici italiani nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden è cruciale.
Questo, in sintesi, quanto dichiarato da Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence (SOCINT) e direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, intervistato da Marco Pugliese, giornalista di Report Difesa, portale di informazione che tratta temi di politica internazionale approfondendo aspetti legati alla Difesa, alla storia e alla cultura militare.
Caligiuri analizza l’operazione militare dell’Occidente contro i pirati Houthi e, in particolare, le sfide che l’Intelligence italiana si trova ad affrontare nel monitoraggio, sottolineando “la collaborazione internazionale, in particolare con gli alleati NATO ” orientata alla tutela dei commerci mondiali in uno degli snodi logistici globali.
Dalla rivolta all’emergenza umanitaria
Nello Yemen, uno dei Paesi più poveri del mondo arabo, dal 2014 è in corso una sanguinosa guerra civile.
Il movimento armato Houthi, gruppo sciita filo-iraniano, dopo essere entrato nel conflitto tra Israele e Hamas, “in solidarietà con Gaza”, ha potenziato gli attacchi contro le forze militari statunitensi e i mercantili internazionali in transito nel Mar Rosso.
In risposta, gli Stati Uniti hanno classificato gli Houthi – movimento nato tra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento – come organizzazione terroristica globale, cercando di bloccarne i finanziamenti e limitarne l’accesso ai mercati finanziari, con la revoca condizionata alla cessazione degli attacchi.
Nonostante l’intervento saudita, la situazione è fortemente instabile, con la formazione di nuovi consigli politici e la presenza del Consiglio di transizione del Sud.
La crisi ha provocato una tra le più gravi emergenze umanitarie del pianeta coinvolgendo milioni di civili.
Gli sforzi di pace si concentrano su questioni cruciali, come la riapertura di porti e dell’aeroporto di Sana’a, oltre al ritiro delle forze straniere dallo Yemen.
Impatto sugli interessi economici italiani
Per Caligiuri, l’impatto della crisi sugli interessi economici italiani nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden è significativo. La protezione dalle minacce “richiede strategie di sicurezza ed economiche”. La prolungata crisi, oltre a “far aumentare i costi delle merci in transito”, necessita di operazioni finalizzate “a contrastare il traffico di armi e a proteggere le infrastrutture critiche italiane”, come navi commerciali e rotte marittime.
L’analisi della rete e della struttura di comando degli Houthi, che dal 2015 controllano gran parte dello Yemen nord-occidentale, “è oggetto di collaborazione internazionale, con l’utilizzo di tecniche avanzate anche per monitorare le comunicazioni online”.
Caligiuri conclude riflettendo sul rischio di una escalation in Medio Oriente con l’inasprimento delle attività degli Houthi fuori dalla regione del Golfo e sull’ipotesi di uno scontro a lungo termine: “l’Intelligence considera il terrorismo come un rischio costante. Le implicazioni sulla politica estera del nostro Paese sono complesse e potrebbero influenzare le relazioni con i Paesi del Golfo Persico e l’Iran, sebbene l’entità di tali implicazioni sia variabile e non direttamente correlata a eventi specifici nella regione in crisi”.