Intolleranza politica, raffinata strategia di conquista del potere
L’attentato a Trump si distingue per la sua natura complessa, richiedendo una nuova prospettiva per comprenderne la portata. Il saggio di Mario Caligiuri, L’Intolleranza come potere (Santelli, 2023) offre spunti inusuali, utilizzando un approccio paradigmatico che interpreta l’intransigenza come sintomo di un disagio sociale. Il volume sarà presentato domani – sabato 20 luglio, alle 12, a Pontremoli – nell’ambito del Premio Bancarella 2024, alla presenza di Vittorio Rizzi, vice capo della Polizia di Stato.
L’attentato a Trump si distingue per la sua natura complessa. Per comprendere che cosa sia accaduto e perché, occorre una nuova prospettiva che restituisca alla realtà la sua vera forma. Il saggio di Mario Caligiuri – L’intolleranza come potere. Le strategie per il controllo della mente: un’analisi di Intelligence (Santelli, 2023) – è uno strumento d’analisi preciso e inusuale che ascrive la vicenda nel perimetro di crisi del sistema democratico.
Per Caligiuri – presidente dalla Società Italiana di Intelligence (SOCINT), docente di Pedagogia della comunicazione e direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria – ad arroventare il dibattito è stata l’inadeguatezza delle élite, una “mancanza di idee e contenuti” che ha ridotto tutto e tutti ai minimi termini.“Quando si gestisce il potere – commenta il docente su Formiche – i comportamenti diventano spesso indistinguibili. Ci si divide assai sulle parole e poco nel governo delle istituzioni”. Ed è proprio in questo habitat problematico – fertile terreno di coltura del linguaggio d’odio – che prende avvio l’analisi di un fenomeno che trascende la contrapposizione politica: il cosiddetto hate speech.
Il paradigma del “conflitto permanente”
Il paradigma del “conflitto permanente” permette di leggere l’intolleranza non come singolarità, ma come sintomo di un disagio intrinseco che permea la società. La tensione tra ordine e caos si manifesta oggi in forme nuove, eterogenee, amplificate dalla reintermediazione digitale. Social media e piattaforme online non sono innocui canali di comunicazione, ma arene dove si scontrano forze eccezionali: da un lato, l’aspirazione all’ordine e al controllo, rappresentata dagli algoritmi e dalle politiche di moderazione; dall’altro, il disordine di una interazione “mal educata” che, spesso, degenera in hate speech e disinformazione.In questo contesto, l’intolleranza emerge non solo come fenomeno sociale spontaneo, ma come raffinata strategia di potere.
Le élite hanno compreso il potenziale dell’intransigenza, bulino indispensabile per scolpire l’opinione pubblica e, conseguentemente, consolidare il controllo. La polarizzazione sociale che ne deriva non è, dunque, un effetto collaterale, ma un obiettivo strategico e ben calcolato. La manipolazione religiosa gioca un ruolo non secondario. L’uso strumentale della fede, si rivela una efficace tattica di mobilitazione politica, sfidando il principio di separazione tra Stato e Chiesa – pilastro della democrazia americana – e creando una pericolosa convergenza tra identità religiosa e affiliazione politica.
Crisi della verità e anamorfismo informativo
La crisi della verità – descritta da Byung-chul Han e spesso richiamata nei suoi scritti da Caligiuri – si manifesta nella difficoltà di distinguere tra fatti ed esercizi d’immaginazione.
L’abbondanza di informazioni dell’era digitale, anziché illuminare, ha contribuito a offuscare alimentando la proliferazione di fake news e teorie del complotto.
Siamo di fronte a un anamorfismo informativo, un potente effetto di illusione ottica.
La realtà è proiettata nel mondo in modo distorto: il vero è irriconoscibile, o riconoscibile solo se osservato da un preciso punto di vista o – paradossalmente – attraverso l’uso di lenti deformanti.
Questo fenomeno pone sfide senza precedenti per l’Intelligence e la governance democratica. Non si tratta più solo di raccogliere informazioni, ma di gestire un flusso smisurato di dati – spesso contraddittori – cercando di distinguere i segnali deboli dal rumore di fondo.
Compito delle Agenzie è adattarsi a questo nuovo orizzonte, sviluppando strumenti e metodi per analizzare e contrastare forme di minaccia ibride che mettono a rischio la sicurezza nazionale.
La metamorfosi della democrazia
L’America si trova oggi di fronte a un bivio: soccombere alle forze della polarizzazione e dell’intolleranza, o emergere rinnovata, più resiliente e adattiva. Il futuro dipenderà dalla capacità di riconoscere la natura del conflitto e di sviluppare strategie di conservazione.
La democrazia non è più un sistema statico ma un organismo in conflitto e in perenne divenire: la sopravvivenza è garantita solo dalla metamorfosi. Per affrontare questa sfida, urge sviluppare forme di resistenza che consentano di gestire il conflitto in modo costruttivo: una immunità cognitiva collettiva, meccanismi di governance adattiva, potenziamento dell’educazione e del pensiero critico, creazione di nuovi spazi di dialogo e mediazione .
Le parole di Mario Caligiuri risuonano profetiche: “Un segnale debole, da tenere nella massima considerazione nel prossimo futuro, è che gli insulti virtuali verso i rappresentanti del potere si possono trasformare in realtà”. La riflessione sottolinea come la convergenza tra mondo virtuale e mondo reale possa avere conseguenze tangibili e potenzialmente devastanti.
Dunque, per comprendere l’America, occorre una nuova mappa concettuale, che riconosca il conflitto non come un errore del sistema, ma come il sistema stesso.
Solo attraverso questa prospettiva – e con la consapevolezza dei rischi evidenziati da Caligiuri – possiamo sperare di mantenere saldi i principi di libertà, giustizia e uguaglianza e provare a garantire un futuro alle organizzazioni democratiche occidentali.