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Hezbollah, anatomia di un potere asimmetrico

Un caso di studio che invita a una rimodulazione del pensiero strategico. Se la distinzione tra guerra e pace è sempre più sfocata, allora è probabile che la vera sfida per l’Intelligence non sia più prevedere le mosse dell’avversario, bensì comprendere la natura cangiante del gioco.

Cosa succede quando le regole della guerra cambiano, ma i paradigmi rimangono gli stessi? Come affrontiamo un nemico che fa della sua debolezza la sua forza? E se le fazioni, lungi dall’essere un retaggio del passato, rappresentassero il futuro della governance nelle aree di conflitto?

Queste domande, provocatorie ma inevitabili, sorgono spontanee leggendo l’ultimo titolo apparso su SOCINT PRESS, portale editoriale della Società Italiana di Intelligence.

La pubblicazione, Ontologia del conflitto asimmetrico in epoca globalizzata: Hezbollah come caso di studio, getta nuova luce sulle dinamiche dei conflitti moderni, offrendo una visione delle sfide che attendono il mondo dell’Intelligence e della sicurezza internazionale.

L’autore, Ivano Chiumarulo, esplora le sfaccettature di questo paradigma bellico, utilizzando Hezbollah come focus.

La polverizzazione del potere statale e l’emergere di nuovi attori

L’analisi parte dalla disamina della transizione dal mondo bipolare della Guerra fredda allo scenario multipolare. L’autore evidenzia come la globalizzazione abbia accelerato l’erosione della sovranità statale, aprendo la strada a nuovi attori non statali capaci di sfidare l’ordine internazionale. Questa polverizzazione del potere ha creato un sistema a geometria variabile, dove la legittimità dell’uso della forza non è più prerogativa esclusiva degli stati nazionali.

Oikocrazia, un nuovo modello di governance?

Uno degli aspetti meno convenzionali del volume è l’esplorazione del concetto di oikocrazia, mutuato da Fabio Armao. L’autore propone una riflessione sfidante: cosa accadrebbe se l’oikocrazia, lungi dall’essere un’anomalia, si affermasse come modello di governo in regioni afflitte da conflitti permanenti o dalla disgregazione delle strutture statali? Questa prospettiva mette in discussione la concezione di stato-nazione, ipotizzando che strutture claniche evolute potrebbero adattarsi meglio alle realtà frammentate del XXI secolo, con profonde implicazioni per le operazioni di Intelligence e stabilizzazione.

La guerra dell’informazione e la rivoluzione digitale

Chiumarulo dedica particolare attenzione all‘impatto delle tecnologie dell’informazione sui conflitti asimmetrici, esplorando come il cyber warfare stia dissolvendo i contorni tradizionali tra guerra e pace. In un mondo iperconnesso, le operazioni cibernetiche possono erodere – lentamente ma inesorabilmente – le capacità e la sovranità di uno stato avversario senza mai dichiarare formalmente guerra. Questo antagonismo perpetuo ridefinisce il concetto di conflitto e richiede un ripensamento radicale delle strategie di difesa e Intelligence.

Hezbollah: un caso di studio

L’analisi di Hezbollah, come caso di studio, è eloquente: la “debolezza” dell’organizzazione potrebbe, di fatto, essere la sua “forza”. La scarsità di risorse e l’inferiorità tecnologica hanno spinto Hezbollah a sviluppare tattiche adattive, dimostrando una flessibilità operativa in grado di mettere in difficoltà forze convenzionali tecnologicamente all’avanguardia. Questa prospettiva ribalta l’assunto che la superiorità tecnologica sia sempre un vantaggio decisivo nei conflitti moderni.

Il martirio come strumento strategico e culturale

Particolarmente interessante è la trattazione del martirio all’interno di Hezbollah: trascendendo la visione tradizionale, Chiumarulo lo interpreta come uno strumento politico e di sovversione. Da atto di fede, l’immolazione diventa una forma di “guerra culturale” che sfida i valori occidentali di individualismo e materialismo, sottolineando l’importanza della dimensione ideologica nella guerra asimmetrica.

Patrimonialismo e coesione sociale

Un altro passaggio importante riguarda il ruolo del patrimonialismo che Chiumarulo inquadra – opportunamente – tra le forme di corruzione che indeboliscono le istituzioni statali. Una lettura attenta, tuttavia, lascia immaginare che il fenomeno, in contesti di crisi, possa anche fungere da strumento di coesione sociale. L’esempio di Hezbollah mostra come il controllo delle risorse e la distribuzione dei benefici all’interno della comunità possano costruire una forte identità collettiva e mantenere la lealtà dei sostenitori. Questo modello, eticamente controverso, si dimostra resiliente in situazioni di caos e instabilità.

Grammatica del conflitto in un mondo post-eroico

Nel concludere, Chiumarulo evidenzia come il tempo in cui viviamo sia caratterizzato da incertezza dovuta anche alla trasformazione della violenza, utilizzata da nuovi attori e secondo logiche neoliberiste.

La violenza del nostro tempo, implicita e corrosiva, sfrutta la minaccia per ottenere accondiscendenza, trovando terreno fertile nelle società “post-eroiche,” meno tolleranti al rischio e alle perdite. L’asimmetria nei conflitti moderni emerge non solo nella disparità di mezzi, ma anche nella tendenza occidentale a ragionare in modo simmetrico, sottovalutando le tattiche degli avversari.

Chiumarulo non offre risposte, il suo lavoro è un invito a una rimodulazione del pensiero strategico.

Se la distinzione tra guerra e pace è sempre più sfocata, allora è probabile che la vera sfida per l’Intelligence non sia più prevedere le mosse dell’avversario, bensì comprendere la natura cangiante del gioco.

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