Intelligence, Alfio Rapisarda al Master dell’Università della Calabria: “Proteggere le aziende tutela la sicurezza nazionale”.
Rende (24.4.2024) – “La sicurezza aziendale come interesse nazionale” è il titolo della lezione tenuta da Alfio Rapisarda, responsabile della sicurezza dell‘Eni, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
L’intervento di Rapisarda ha tratto spunto dall’esperienza maturata dapprima nelle Istituzioni e poi in un’azienda strategica nazionale come Eni per illustrare nel dettaglio le responsabilità etiche e giuridiche derivanti dalla necessità di proteggere l’incolumità delle persone e l’integrità del patrimonio materiale ed immateriale dalle molteplici minacce esogene che caratterizzano i rischi di security e la cui corretta percezione diventa elemento dirimente per un valido sistema di security risk management.
Infatti, il complesso contesto attuale, segnato da diffuse e persistenti crisi geopolitiche, preoccupanti tensioni sociali ed economiche come anche lil continuo incedere degli effetti sul clima e sull’ambiente, rendono di fondamentale importanza per le aziende disporre di modelli, organizzazioni e strumenti di resilienza adeguati alle vecchie e nuove sfide, con quella giusta flessibilità che consenta anche di intercettare rapidamente le inesorabili evoluzioni dei rischi che riguardano anche la nuova dimensione digitale e tecnologica.
Dopo aver illustrato nei numeri l’importanza di Eni, sin dalle proprie origini disegnate dalla maestria e vision imprenditoriale del suo fondatore Enrico Mattei, il dott. Rapisarda ha definito nel dettaglio la storia dei vari successi che si sono susseguiti negli anni a seguire e la centralità degli sviluppi organizzativi e tecnologici che hanno accompagnato negli ultimi anni Eni a trasformarsi un un’azienda di energia globale, con un forte imprinting verso la neutralità carbonica e la progressiva transizione, attraverso un rigoroso piani di ricerca e sviluppo tecnologica, verso nuove forme di energia disponibili, sicure ed accessibili a tutti.
È stata poi illustrata la centralità delle attività di security per la tutela del complesso degli interessi aziendali, mediante adozione di riconosciute best practices di security, improntate a processi strutturati, chiari e tracciati di individuazione e valutazione delle minacce, di gestione e di mitigazione dei rischi ad esse associate e, non da ultimo, di condivisione delle strategie di protezione con le autorità competenti sia a livello locale che a livello internazionale.
Il dott. Rapisarda ha sottolineato al riguardo l’importanza di focalizzare nel quadro normativo ed operativo l’esigenza di proteggere le infrastrutture critiche nazionali quale espressione di un “privatistico” patrimonio aziendale, persone ed asset, da tutelare, ma anche patrimonio di beni e di servizi essenziali e strategici che direttamente o indirettamente forniscono utilità per l’intera collettività nazionale.
In questa doppia accezione, la security aziendale oggi è divenuto business partner in grado di supportare la valorizzazione economica, sociale ed etica dell’impresa, ma rappresenta con sempre maggior spessore l’anello di congiunzione con le Istituzioni deputate alla tutela degli interessi della collettività, in una necessaria osmosi capace di fronteggiare quindi anche gli interessi e la sicurezza nazionale.
Questa moderna concezione della security, nonostante difetti nel nostro paese di una solida definizione giuridica della professione, a differenza di quanto invece disponibile in altri paesi, sta alimentando un crescente interesse verso la security aziendale, circostanza che favorisce l’immissione nei ruoli di security di giovani neo-laureati o esperti con competenze e know-how trasversali come possono essere quelle giuridiche, socio-psicologiche, geopolitiche, di business intelligence e di cyberintelligence che, da una parte risponde al più ampio spettro delle responsabilità attribuite oggi alla security, dall’altra favoriscono buone prospettive occupazionali in un settore in passato poco percorribile per chi non aveva un retroterra istituzionale.