Intelligence, Francesco Grillo al Master dell’Università della Calabria: “Cosa accadrà domani? Utopia o ne siamo già a conoscenza?”
A dare il benvenuto al nuovo anno, l’economista e professore presso l’Università Bocconi, Francesco Grillo, ha offerto “La previsione del mondo che verrà” durante la lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Un titolo che invita a spalancare le porte del 2024 per scoprire cosa saremo. Una domanda sorge spontanea: “cosa vuol dire ‘previsione’ e cosa si intende per ‘prevedere’?”.
Grillo afferma che non dovremmo abbandonarci all’idea di indovinare il nostro futuro, ma sarebbe più opportuno parlare di scenari, cercando di comprendere radici ed elementi critici. Per fare questo, bisognerebbe “avere una mente storica, perché noi siamo artefici della storia, noi facciamo parte di essa: noi siamo la storia!”.
Gli eventi che hanno caratterizzato il passato – secondo il docente – sono fondamentali per capire le sette sfide e opportunità, che potrebbero influenzare il futuro del mondo. Nonostante la prima di queste sfide riguardi la tecnologia, è proprio quest’ultima che impatta sugli altri sei ambiti.
La discontinuità di internet, infatti, impone al mondo dell’intelligence grandi opportunità e sfide: la tecnologia moltiplica i dati, ma li disperde e può rendere obsolete le istituzioni destinate a governarli.
Successivamente, c’è la sfida ambientale, che trascina con sé il rischio della nascita di diverse crisi, trasformando profondamente la civiltà.
Il mondo della tecnologia tocca sicuramente anche l’arena militare e consente di rendere di più, spendendo meno. La tecnologia pone, quindi, l’accento non tanto su quanto spendere, ma come farlo nella maniera migliore possibile, tenendo in considerazione il costante sviluppo degli avversari.
L’economista ha continuato menzionando la ‘de-globalizzazione’ come protagonista della sfida economica. Un fenomeno nel quale il rallentamento del processo di globalizzazione ha causato una riduzione delle catene di generazione del valore, accompagnandoci verso un mondo sempre più libero da confini.
Secondo Grillo, il nostro Paese rappresenterebbe il caso più estremo della sfida demografica che, insieme agli altre nazioni europee, non rispetterebbe il valore di stabilità della popolazione.
Come già menzionato, anche le istituzioni rispondono all’appello di questa lista. Sebbene, le innovazioni tecnologiche favoriscano il benessere della civiltà, hanno messo in gioco anche l’ambito istituzionale che, per mantenere il passo, richiederebbe una radicale riforma.
A concludere, la discontinuità politica rappresenta l’incertezza più importante per un’analisi a breve termine, ponendo al centro dell’attenzione le elezioni statunitensi di novembre 2024.
Il focus dell’intervento si è poi spostato su un’analisi più approfondita sull’impatto della tecnologia sul mondo che verrà. Infatti, il professor Grillo ha ancora sottolineato il valore della conoscenza storica, facendo un passo indietro alle rivoluzioni che hanno lasciato il segno nel percorso evolutivo della civiltà. Prendendo in considerazione le tre rivoluzioni industriali del 18esimo, 19esimo e 20esimo secolo, esse ebbero la tecnologia come punto di partenza, che diede agli stati modo di essere più produttivi, accrescendo il benessere delle popolazioni.
L’economista si è voluto soffermare su altre due rivoluzioni, di natura informatica, che, insieme, sono molto simili tra loro. La più antica risale al 1450, circa, quando Johannes Gutenberg introduce la stampa, riuscendo a rendere l’informazione più riproducibile rispetto al faticoso operato svolto dagli amanuensi. La seconda si ebbe nel 1969, quando Vincent Cerf collaborò con il team dell’agenzia di ricerca del Pentagono, DARPA, al completamento del progetto ARPANET che prevedeva un sistema informativo inalterabile di fronte agli eventuali rischi di compromissione. Questa fu la rivoluzione di internet. Una rivoluzione, ci ricorda il professor Grillo, che venne stimolata proprio dallo Stato. Questi due eventi sono molto simili perché hanno amplificato la quantità di dati e informazioni che abbiamo a disposizione a un costo inferiore, rendendo, così, la conoscenza più accessibile a tutti. Tuttavia, precisa Grillo, oltre alla meccanizzazione della riproduzione della conoscenza, la tecnologia riesce a togliere l’esclusività della preesistente intermediazione fisiologica del rapporto informazione-monopolista, che la detiene. E, anche qui, basta tornare al passato. Infatti, questo processo iniziò proprio intorno al 1517 con le tesi di Martin Lutero nelle quali si rifiutava l’intermediazione della chiesa, che deteneva tutte le informazioni. Con Internet abbiamo un processo di intensità uguale ma di direzione contraria.
Il professor Grillo menziona Alphabet che in certo sostituisce la Chiesa del Medioevo. Con una differenza però. La Chiesa partiva da un preciso imprinting culturale. Alphabet trova negli utili sulle vendite la propria missione. Grazie al Large Language Model e al quantum computer ci stiamo avvicinando al prossimo salto: non solo ci sono molti più dati ma si potenzia enormemente la capacità di analisi.
L’economista ha ricordato anche che nonostante l’intelligenza artificiale sia molto efficiente in queste attività di tipo routinarie, manca di creatività… valore dell’umanità. Bisogna però tenere bene a mente che, come menzionato inizialmente, siamo noi gli artefici della storia, E siamo noi a programmare i robot che ci spaventano. E che ci possono liberare da molte preoccupazioni.