INTELLIGENCE, MICHELE VALENSISE AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA, “L’INTELLIGENCE NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI RICHIEDE UNO SGUARDO DALL’ALTO”.
Rende (14.2.2025) – Diplomazia e intelligence: l’analisi delle informazioni per l’interesse nazionale è il titolo della lezione tenuta dall’Ambasciatore Michele Valensise al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Valensise ha evidenziato la grande importanza dell’intelligence per i decisori politici sottolineando come gli apparati necessitino di mezzi, risorse e preparazione adeguati. Per essere efficaci, i Servizi devono essere indipendenti e rappresentare la realtà con la massima oggettività.
Nella prima parte dell’intervento, il docente si è concentrato sul conflitto russo-ucraino, ricordando le cause che ne hanno dato origine, a partire dalla fine della guerra fredda. Ora l’amministrazione Trump ha avviato i primi contatti per un negoziato con la Russia e, sebbene la situazione sia ancora in stallo, si potrebbe arrivare a uno sblocco. Ma a che condizioni?
Dopo il decennio di instabilità e di incertezza seguito alla caduta del muro di Berlino e alla dissoluzione dell’Unione sovietica, con l’ascesa al potere di Vladimir Putin, la Russia ha intrapreso una sostanziale modifica della sua politica estera. Il presidente russo, che ha vissuto la fine dell’Unione Sovietica come “la più grande tragedia del secolo”, ha impresso alla Russia una politica revisionista, per modificare gli equilibri internazionali a proprio vantaggio. L’obiettivo è quello di recuperare influenza sugli ex Stati satelliti in via di emancipazione e di avvicinamento all’Europa e alla NATO.
Alla conferenza di Monaco sulla sicurezza del 2007, Putin delineò con chiarezza alcuni cardini della sua nuova politica estera, fortemente critica dell’asserito ordine mondiale “unipolare” a guida occidentale. Seguirono l’aggressione della Georgia nel 2008, l’annessione della Crimea nel 2014 e gli interventi e l’invasione del 2022 contro l’Ucraina, in violazione della carta delle Nazioni Unite pur invocata a Monaco dallo stesso leader russo per regolare le controversie internazionali.
Ora la trattativa Usa-Russia si apre su tre concessioni americane di apertura: la cessione da parte dell’Ucraina dei territori occupati militarmente dalle forze russe, l’impegno che l’Ucraina non entri a far parte della NATO e l’eventuale spiegamento in Ucraina di forze d’interposizione europee o extra-europee, ma non americane. Al tavolo del negoziato, dovrebbero sedere anche gli europei e ovviamente l’Ucraina. Ma la loro partecipazione è rifiutata da Washington come da Mosca.
Sulla Germania, è stata ricordata la congiuntura critica del Paese. Vi hanno concorso tre elementi di novità: minore garanzia di difesa dagli Usa, fine delle forniture energetiche a buon mercato dalla Russia, ridimensionamento degli sbocchi commerciali con la Cina. Dal canto suo, l’Europa è un “vaso di coccio tra vasi di ferro”, incapace di far sentire la propria voce. Non si tratta di essere ottimisti o pessimisti, né di ripetere che i momenti di crisi hanno spesso rappresentato per l’Europa l’opportunità per reagire in modo appropriato e coeso. Occorre riorganizzare idee, priorità, metodi.
Nel mondo in transizione sono rilevanti anche le relazioni, di Italia e Europa, con l’Africa e l’America Latina. Per la prima occorre una politica di maggiore cooperazione, per affrontare le sfide strategiche in atto: il Piano Mattei è un’iniziativa promettente, va concretizzato.
Per l’America Latina, va ricordato il forte legame culturale e storico che la unisce all’Italia. E’ ora di sviluppare una strategia di integrazione di lungo periodo basata sulla complementarità degli interessi e sulla valorizzazione delle comunità italiane all’estero.