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Intelligenza Artificiale: dalla ricerca italiana alle sfide globali

Il seminario Il fuoco di Prometeo: Intelligence e Intelligenza Artificiale, ideato da Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence (SOCINT), è giunto alla quarta sessione. Organizzato dal corso di laurea magistrale in Intelligence, Educazione e Sicurezza del Dipartimento di Culture Educazione e Società dell’Università della Calabria, diretto da Roberto Guarasci, ha ospitato un importante incontro con Donato Malerba docente di Sistemi di Elaborazione delle. Informazioni dell’Università “Aldo Moro” di Bari e Diego Ciulli, public policy manager di Google.

Nella prima parte della lezione, Malerba ha illustrato come fondazione FAIR (Future Artificial Intelligence Research) emerga quale risposta italiana alla sfida globale dell’intelligenza artificiale nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Con un budget di 114,5 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca, FAIR si distingue per un approccio incentrato sull’uomo, mirando a sviluppare un’IA affidabile, sostenibile e innovativa.

La fondazione unisce 14 università, 4 centri di ricerca e 7 grandi aziende, supportata da oltre 100 partner. Questa ampia rete, se da un lato rappresenta una forza significativa, dall’altro pone sfide complesse di coordinamento e gestione. FAIR deve infatti bilanciare le diverse esigenze e competenze dei partner, mantenendo al contempo un focus chiaro sugli obiettivi strategici.

Il modello HUB & SPOKE di FAIR coordina dieci nuclei tematici attraverso progetti trasversali ambiziosi. Il TP1 si concentra sulla progettazione etica e legale dei sistemi di IA, mentre il TP2 sviluppa agenti capaci di analizzare ambienti multimodali. Il TP4 affronta lo sviluppo di sistemi autonomi adattivi, e il TP7, sotto la direzione di Malerba, si occupa della gestione di dati di alta qualità, elemento cruciale per l’accuratezza dei sistemi di IA.L’iniziativa si allinea con le strategie europee e italiane sull’IA, dal Piano coordinato dell’UE del 2018 alle più recenti Strategie nazionali 2022-2026, proponendosi come ponte tra ricerca accademica e applicazione industriale.

La discussione si è poi orientata verso il concetto di intelligenza simbiotica, alternativa alla visione della sostituzione umana da parte delle macchine. Il progetto SAISSE rappresenta un esempio di questa visione, un modello di interazione basato sulla condivisione di esperienze sensoriali tra uomo e macchina. Questa evoluzione porta con sé sfide etiche significative. I casi controversi, come le molestie generate dai chatbot di Replika, evidenziano i rischi di un’interazione troppo empatica tra uomo e macchina. Emergono preoccupazioni sulla privacy dei dati biometrici e sul rischio di dipendenza psicologica dagli assistenti di IA. Inoltre, l’accessibilità di queste tecnologie solleva questioni di equità sociale, con il rischio che i benefici dell’IA simbiotica rimangano appannaggio di una minoranza privilegiata. Gli assistenti personali rappresentano una prima concretizzazione di questa visione, con applicazioni che spaziano dalla domotica al supporto decisionale. Parallelamente, lo sviluppo delle interfacce neurali, con progetti come Neuralink e Synchron, apre nuove frontiere nella comunicazione diretta tra cervello e computer, particolarmente nel campo medico.

Nella seconda parte della lezione, Diego Ciulli ha illustrato le quattro tecnologie che costituiscono l’ossatura dell’IA moderna: l’analisi dei dati ha rivoluzionato settori come la meteorologia e la gestione delle scorte; il riconoscimento delle immagini ha trasformato la manutenzione predittiva industriale e la sicurezza online; il riconoscimento del linguaggio naturale ha aperto nuove possibilità nell’analisi delle conversazioni; e l’IA generativa ha introdotto capacità creative prima impensabili.

Questi sviluppi sono stati resi possibili da tre fattori abilitanti: l’infrastruttura cloud, che ha democratizzato l’accesso alle risorse computazionali; la crescente disponibilità di dati dalla digitalizzazione della società; e l’evoluzione degli algoritmi con modelli pre-addestrati sempre più sofisticati.

Le implicazioni per la cybersecurity sono profonde e trasformative. L’IA ha potenziato sia le capacità difensive che il panorama delle minacce, come dimostra il successo nella gestione dello spam nelle email, dove il 99% dei tentativi di phishing viene bloccato automaticamente. La democratizzazione delle tecnologie di IA generativa ha reso la creazione di deepfake accessibile a un pubblico sempre più ampio, richiedendo nuovi approcci alla verifica dell’autenticità dei contenuti.

La discussione sull’AI Act europeo ha evidenziato la necessità di un equilibrio tra regolamentazione e innovazione. La preoccupazione principale riguarda il rischio che un’applicazione troppo restrittiva delle regole possa creare un divario tecnologico con gli Stati Uniti, particolarmente problematico nel contesto del sistema transatlantico. Questo tema emerge come cruciale per il futuro sviluppo dell’IA in Europa, richiedendo un approccio bilanciato che salvaguardi sia l’innovazione che la sicurezza dei cittadini.

Il seminario prosegue con due importanti appuntamenti: lunedì 2 dicembre, dalle 14 alle 16, interverrà Paolo Messa, fondatore della rivista Formiche e osservatore attento delle trasformazioni tecnologiche. Seguirà, martedì 3 dalle 11 alle 13, l’intervento di Michele Colajanni, docente all’Università “Alma Mater” di Bologna.

Le sessioni conclusive, previste per la prossima settimana, vedranno la partecipazione di Federico Ferrazza, direttore di Wired Italia, e Barbara Carfagna, giornalista RAI e docente universitaria.

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