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INTELLIGENCE umana vs IA: dai neuroni biologici alle sinapsi digitali

La seconda sessione del seminario Il Fuoco di Prometeo, ha visto Gian Luca Foresti – professore ordinario di Informatica presso il Dipartimento di Matematica, Informatica e Fisica dell’Università di Udine, dove è titolare degli insegnamenti di Cybersecurity e Computer Vision, direttore del laboratorio Artificial Vision and Real-Time System (AVIRES) e del Master in Intelligence and Emerging Technologies dell’Università di Udine nonché membro del direttivo della Società Italiana di Intelligence – esplorare il rapporto tra intelligenza umana e IA analizzandone strutture, funzionamento e prospettive future.

Attraverso un’analisi comparativa dettagliata, sono state evidenziate le specificità di entrambi i sistemi, delineando sfide e vantaggi che potrebbero emergere dalla loro integrazione.

Con i suoi 100 miliardi di neuroni e infinite connessioni sinaptiche, Il cervello umano rappresenta un modello di straordinaria complessità. Ogni neurone consuma appena un miliardesimo di watt, dimostrando un’efficienza energetica incredibile. Tuttavia, la trasmissione dei segnali neurologici risulta relativamente lenta rispetto ai sistemi artificiali. I pià avanzati sistemi di IA, come quello presentato da Intel nell’aprile 2024, offrono risultati significativi. Nonostate capacità inferiori rispetto al modello biologico, la loro velocità di elaborazione consente prestazioni straordinarie in compiti specifici. L’IA trova oggi applicazione in numerosi ambiti tra cui la linguistica computazionale o Natural Language Processing (NLP).

Il punto di singolarità, previsto tra il 2030 e il 2050, potrebbe essere raggiunto quando il numero di neuroni artificiali eguaglierà quello dei neuroni biologici presenti sul pianeta. Questo scenario solleva importanti interrogativi e richiede l’adozione di adeguati framework di governance per sviluppare, utilizzare e monitorare le tecnologie bilanciando innovazione e diritti.

Un’interessante riflessione sulle implicazioni di questo scenario ci viene dal racconto breve Answer di Fredric Brown, scritto nel 1954: un supercomputer viene attivato collegando tutti i computer dell’universo in un unico supercircuito.

La prima domanda che gli viene posta è: “C’è Dio?”.

La risposta, algida e immediata, è: “Sì: adesso Dio c’è”.

Questo spunto, pur appartenendo alla narrativa di fantascienza, offre un ammonimento: il sapere accumulato da un calcolatore non si traduce automaticamente in saggezza e progresso.

I sistemi naturali e artificiali, come evidenziato, hanno caratteristiche complementari: il cervello umano eccelle in efficienza energetica e complessità organizzativa, mentre i sistemi artificiali dominano in velocità di elaborazione. Il futuro non risiede nella sostituzione di un sistema con l’altro, ma nell’armonia della loro integrazione.

Integrazione che sta già avanzando rapidamente, con sviluppi in campi come le interfacce cervello-computer e la realtà aumentata. Queste tecnologie promettono di potenziare le capacità cognitive umane, creando una simbiosi sempre più stretta tra uomo e macchina. Tuttavia, come sottolineato da Foresti, questa integrazione deve essere guidata da principi etici chiari e da una comprensione profonda di entrambi i sistemi.

La metafora conclusiva è esplicativa: come un microscopio amplifica la nostra capacità visiva senza sostituire l’interpretazione del biologo, così l’IA deve rinforzare le capacità analitiche dell’operatore senza sostituirne il giudizio critico.

In questo contesto, l’Intelligence riveste un ruolo determinante, non solo come disciplina specialistica, ma come competenza sociale diffusa. Comprendere, interpretare e governare gli sviluppi tecnologici rappresenta una delle sfide rilevanti per le generazioni presenti e future.

Prossimo appuntamento, lunedì 25 novembre dalle 14 alle 16, con Domenico Talia, ordinario di Sistemi di elaborazione delle informazioni all’Università della Calabria.

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