INTELLIGENCE, ANTONIO TETI AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA: “LA CYBER-INTELLIGENCE NUOVA STRATEGIA DI DIFESA CONTRO LA GUERRA SILENZIOSA DEGLI AMBIENTI DIGITALI”.
Rende (8.3.2025) – Tecniche e metodologie di intelligence nel mondo virtuale: Virtual Human Intelligence e Social Media Intelligence è il titolo della lezione tenuta da Antonio Teti, docente presso l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti – Pescara e responsabile dei sistemi informativi, referente per la Cybersicurezza e responsabile per la transizione digitale di ateneo, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Teti ha esplorato le moderne tecniche e metodologie di intelligence applicate al mondo virtuale, con particolare attenzione alla Virtual Human Intelligence (VHI) e alla Social Media Intelligence (SOCMINT) nella conduzione delle attività di spionaggio e controspionaggio cibernetico.
Ha quindi illustrato come il crescente utilizzo di dispositivi connessi e il numero sempre crescente di account personali nei social media abbia generato un’enorme quantità di informazioni che possono essere sfruttate per attività di intelligence, spionaggio e controspionaggio. L’uso strategico dei social media, in particolare, ha modificato il modo in cui le agenzie di intelligence e i governi operano nel cyberspazio.
Il docente ha mostrato come alcune metodologie tradizionali, tra cui la Human Intelligence, nel corso degli anni, si siano sviluppate all’interno dell’ecosistema digitale assumendo una connotazione differente. La Virtual Humint (VHI), ad esempio, è l’evoluzione della Human Intelligence (HUMINT) applicata al cyberspazio.
Da un’analisi delle statistiche sull’utilizzo dei social media e degli smartphone nel mondo è emerso che nel 2023 si contavano già oltre 6 miliardi di smartphone attivi, un numero destinato a crescere.
Questa pervasività della tecnologia ha reso l’intelligence digitale una componente centrale delle strategie di sicurezza.
Il docente ha spiegato che i social media, sono diventati terreno fertile per la raccolta di informazioni.
Attraverso l’Open Source Intelligence (OSINT), è possibile ottenere dati da fonti aperte come Facebook, Instagram, Twitter, TikTok e piattaforme di messaggistica come WhatsApp e Telegram.
Negli Stati Uniti l’utilizzo di TikTok ha raggiunto livelli straordinari: si parla di circa il 70% della popolazione che utilizza questa applicazione che conduce attività di scraping di dati naturalmente per conto del governo di Pechino.
Il dato più rilevante è che le informazioni non vengono solo consumate, ma continuamente prodotte dagli utenti stessi, spesso inconsapevolmente.
Uno degli aspetti più critici, ha evidenziato il professor Teti, è che nonostante le normative sulla protezione dei dati (come il GDPR), gli utenti sono i primi a violare la propria privacy, condividendo dettagli personali, interessi e informazioni sensibili nei loro profili e nelle interazioni digitali.
Lo stesso Mark Zuckerberg 6-7 anni fa ha detto che la privacy è finita, che la privacy non esiste perché non la vogliamo.
La Virtual Humint (VHI) fa leva sull’aspetto psicologico delle persone in quanto gioca un ruolo fondamentale sul piano della gestione delle relazioni virtuali.
La VHI si basa anche sulla costruzione di profili falsi per entrare in contatto con target di interesse, instaurando relazioni virtuali volte all’acquisizione di informazioni.
Teti cita il caso di un gruppo nutrito di dipendenti di strutture governative tedesche. Vi è stata un’attività di Virtual Human Intelligence condotta su oltre 10.000 dipendenti di istituzioni governative: anche in questo caso la matrice è cinese e l’operazione viene scoperta dal BFV, il servizio di intelligence tedesco.
L’aspetto interessante è che un’operazione su vasta scala, non può essere condotta con degli operatori umani ma, per questioni legate alla disponibilità di risorse umane, da piattaforme informatiche.
Si tratta probabilmente della prima sperimentazione di spionaggio cibernetico condotta da piattaforme di intelligenza artificiale.
Quindi i dipendenti del governo tedesco interagivano con profili gestiti da piattaforme di intelligenza artificiale.
Questo fornisce un altro elemento di grande interesse sullo sviluppo del governo di Pechino sull’utilizzo delle piattaforme di intelligenza artificiale.
La Social Media Intelligence (SOCMINT) è una tecnica che sfrutta strumenti informatici avanzati per raccogliere ed analizzare i dati provenienti dai social media, con applicazioni in svariati ambiti, tra cui la sicurezza.
Teti ha poi accennato alla Social Penetration Theory per comprendere come la costruzione di un fake profile ben costruito per una comunicazione strutturata possa ottenere risultati straordinari per la conduzione di attività di VHI.
Ha inoltre spiegato che partiti e personaggi politici, a livello nazionale e internazionale, utilizzano piattaforme di Social Web Intelligence da diversi anni per analizzare il sentiment dell’elettorato.
Un caso di studio particolarmente interessante presentato durante la lezione è stato quello di Katie Jones, che ha dimostrato come operazioni di spionaggio cibernetico possano essere condotte con costi quasi nulli, semplicemente sfruttando la fiducia degli utenti nei social network.
Un altro caso citato è stato quello di Kevin Mallory, ex agente della CIA che, in cerca di nuove opportunità professionali, è stato reclutato dai servizi segreti cinesi tramite LinkedIn.
La sua vicenda ha evidenziato come il bisogno di riconoscimento e successo possa essere sfruttato per attività di spionaggio, fragilità che ha comportato l’arresto di Mallory con una pena di 20 anni.
Teti ha poi approfondito gli aspetti psicologici che rendono le persone vulnerabili alle tecniche di VHI.
Gli utenti dei social media tendono a fidarsi più facilmente delle interazioni online rispetto a quelle reali, perché percepiscono il mondo virtuale come un ambiente sicuro e privo di minacce dirette.
Ha spiegato che i principali fattori che facilitano la manipolazione virtuale sono la percezione di anonimato e sicurezza, in quanto gli utenti si sentono meno esposti rispetto alle interazioni faccia a faccia e la ricerca di interazioni sociali poiché i social media sono progettati per favorire la creazione di connessioni, che possono essere sfruttate per scopi di intelligence. Infine la necessità di conferme e riconoscimento alla luce del fatto che gli utenti tendono a fidarsi più facilmente di chi condivide interessi simili o offre opportunità di crescita personale e professionale.
Il docente ha poi illustrato il linguaggio polarizzante, una tecnica usata in comunicazione politica e propaganda, evidenziando come figure come Donald Trump abbiano saputo sfruttare i social media per condizionare l’opinione pubblica. Il suo team, composto da esperti di comunicazione, ha utilizzato strategie mirate per influenzare il dibattito politico, distogliere l’attenzione da tematiche critiche.
Un altro tema di grande rilievo affrontato è stato quello del cyberterrorismo e del reclutamento online da parte di gruppi estremisti.
Teti ha presentato il caso di Ahmed Khan Rami, un giovane che, attraverso interazioni online, è stato radicalizzato e trasformato in un terrorista mostrando come la Social Media Intelligence potrebbe essere utilizzata per identificare segnali di radicalizzazione e prevenire atti terroristici.
Ha anche parlato delle strategie di propaganda dell’ISIS, che hanno sfruttato piattaforme come Telegram e persino videogiochi per reclutare nuovi membri. In particolare, ha evidenziato l’utilizzo dei Foreign Fighters, cittadini occidentali arruolati nelle file dell’ISIS, spesso attraverso tecniche di persuasione psicologica e manipolazione mediatica.
La lezione si è conclusa con una riflessione sull’evoluzione dell’intelligence nel mondo digitale e sulle sfide future.
Si è sottolineato che l’uso di intelligenza artificiale, Big Data e analisi predittiva saranno sempre più centrali nelle operazioni di intelligence e sicurezza nazionale.
Si è posto l’accento sui rischi legati all’abuso delle tecnologie digitali, citando esempi di deepfake e di disinformazione politica.
Infine, ha ribadito che la guerra dell’informazione è già in atto, e il controllo del cyberspazio sarà una delle sfide più importanti del prossimo decennio per governi, aziende e cittadini.
La lezione ha offerto un’analisi dettagliata e attuale sulle dinamiche dell’intelligence nel mondo virtuale, fornendo casi concreti e spunti di riflessione.
L’importanza di strumenti come la Virtual Human Intelligence e la Social Media Intelligence è destinata a crescere, così come la necessità di sviluppare strategie di difesa contro le minacce digitali.
In un’epoca in cui le informazioni sono il bene più prezioso, la capacità di raccoglierle, proteggerle e interpretarle definirà il successo delle operazioni di intelligence e sicurezza a livello globale.