“Il Polo”, dove l’Artico incontra l’Himalaya
Un numero speciale della rivista dell’Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti” esplora le connessioni tra Artico e “Terzo Polo”, portando alla luce interazioni climatiche e geopolitiche di grande rilevanza. Gianluca Frinchillucci, direttore dell’Istituto, è anche membro dell’Osservatorio di Intelligence sull’Artico, istituito dalla Società Italiana di Intelligence.
Nel XXI secolo, l’Artico sta emergendo come fulcro geopolitico, catalizzato da fattori quali cambiamento climatico, apertura di rotte commerciali e accesso a risorse naturali precedentemente inaccessibili.
In questo scenario, in rapida evoluzione, l’Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti” si distingue nella diplomazia culturale.
L’ultimo numero della rivista “Il Polo”, pubblicata dall’Istituto, traccia un parallelo tra Artico e Himalaya-Hindu Kush, il cosiddetto Terzo Polo, area in cui nascono 10 tra i più grandi fiumi asiatici. Una correlazione che rivela una comprensione profonda delle sfide che accomunano regioni geograficamente distanti.
Questa edizione speciale, la prima in inglese, è un ponte tra culture e comunità scientifiche, sottolineando l’impegno dell’Istituto al dialogo e alla diffusione del sapere e della conoscenza.
La copertina è dedicata a Reinhold Messner, figura emblematica che incarna lo spirito di esplorazione attraverso i Tre Poli. Le sue imprese – dall’ascesa di tutte le quattordici vette di 8000 metri alle traversate in Antartide e alle spedizioni nell’Artico – rappresentano l’essenza dello sforzo umano negli ambienti più estremi del pianeta.
La pubblicazione è articolata in sei sezioni, ciascuna delle quali offre una prospettiva singolare sull’interconnessione tra le regioni polari e quelle di alta quota.
L’approccio multidisciplinare riflette la visione dell’Istituto di un’etica antropologica che ci unisce gli uni gli altri e al mondo. Riconoscere l’altro, in particolare il più vulnerabile è un dovere morale che trascende i confini spazio-temporali e ci impegna in una continua ricerca di giustizia e umanità.
Gianluca Frinchillucci – direttore dell’Istituto e membro dell’Osservatorio sull’Artico, istituito dalla Società Italiana di Intelligence – incarna sia la continuità storica sia l’evoluzione organizzativa Il suo percorso personale, dalle letture giovanili alle ricerche sul campo in Groenlandia e Nepal, riflette la trasformazione dell’Istituto in un centro di ricerca che collega Artico e Terzo Polo.
Elemento fondamentale di questo numero speciale è l’esplorazione della diplomazia culturale come strumento di soft power. Il nostro Paese, attraverso iniziative come la stazione di ricerca Dirigibile Italia alle Svalbard, sta utilizzando questo approccio per rafforzare la sua presenza nell’Artico. Come sottolinea Frinchillucci, “la collaborazione scientifica internazionale non solo promuove la conoscenza, ma crea anche ponti diplomatici cruciali in tempi di tensione geopolitica”.
Le comunità artiche e subartiche sono al centro di diversi approfondimenti della rivista. Un progetto di ricerca interdisciplinare, intitolato Mappa dei Popoli Artici, sviluppato in collaborazione con il CNR-Polarnet, offre un contributo significativo. Questo studio include ricerche sullo sciamanesimo nel distretto di Ammassalik, nella Groenlandia orientale e si avvale anche della preziosa documentazione raccolta da Silvio Zavatti nel 1963.
L’interesse crescente di Paesi non artici per la regione polare mette in luce il ruolo dell’Artico. .
La sfida per il futuro sarà quella di bilanciare gli interessi economici con la necessità di preservare gli ambienti polari e di alta quota, rispettando i diritti e le tradizioni delle popolazioni indigene.
Artico, storia di esplorazioni e prospettive geopolitiche
Per secoli, le regioni polari rimasero inaccessibili, alimentando il mito di una frontiera irraggiungibile.
Solo nel XIX secolo, motivazioni scientifiche, commerciali e nazionalistiche spinsero le grandi potenze a intraprendere spedizioni sistematiche nell’Artico. La ricerca del Passaggio a Nord-Ovest e il sogno di raggiungere il Polo Nord divennero obiettivi centrali per esploratori e nazioni.
Tra le spedizioni più significative si annovera quella austroungarica del 1873, che portò alla scoperta della Terra di Francesco Giuseppe, e i tentativi britannici e americani di avanzare attraverso il canale di Smith. La spedizione di George Nares del 1875 rappresentò un progresso notevole, anche se si fermò a 700 chilometri dal Polo.
In questo scenario di competizione internazionale, il nostro Paese si affermò grazie a figure di rilievo come Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, che tra il 1899 e il 1900 stabilì un nuovo record di latitudine nord, arrivando a 381 chilometri dal Polo.
L’Italia consolidò la sua posizione con Umberto Nobile, che nel 1926 sorvolò il Polo Nord a bordo del dirigibile Norge. Due anni dopo, con il dirigibile Italia, Nobile fece ritorno nell’Artico, affrontando il tragico incidente che portò allo schianto sui ghiacci. Questo evento segnò la storia dell’esplorazione polare, dando origine a una delle prime grandi operazioni di soccorso internazionale. La “tenda rossa”, rifugio di emergenza progettato da Felice Trojani, divenne un simbolo di sopravvivenza in condizioni estreme.
Questi eventi suscitarono un crescente interesse scientifico e pubblico, aprendo la strada alla figura di Silvio Zavatti, che nel 1944 fondò l’Istituto Geografico Polare.
Zavatti promosse una “coscienza polare” organizzando spedizioni tra il 1959 e il 1969, esplorando sia l’Antartico sia l’Artico. Oltre a queste imprese, fondò la rivista “Il Polo” – oggi diretta da Frinchillucci coadiuvato dal direttore responsabile Adolfo Leoni e dalla caporedattrice Flavia Orsati – e il Museo Polare di Civitanova Marche.
Dopo la sua scomparsa, il figlio Renato ereditò e portò avanti il suo impegno. Successivamente, il museo fu acquisito dal Comune di Fermo, che ha continuato a valorizzarlo, unendo le forze con l’Associazione Esplorazioni Polari Italiane, presieduta da Renato Zavatti, e con l’amministrazione locale, attualmente sotto la guida del sindaco Paolo Calcinaro.
Il museo fa parte dell’Istituto Geografico Polare, sempre con sede a Fermo. La regione Marche ha dato i natali o ospitato numerose personalità legate all’Oriente e ad altre parti del mondo, da Padre Matteo Ricci a Giuseppe Tucci. Questo patrimonio trova nell’Istituto una sede ideale per la conservazione e lo studio della memoria di questi illustri predecessori.
Sopravvivenza e potere
Tra i progetti di ricerca dell’Istituto, spicca lo studio sull’impatto del riscaldamento globale sulla biodiversità artica, condotto in collaborazione con università internazionali. Questo progetto, non solo contribuisce alla comprensione scientifica dei cambiamenti in corso, ma rafforza la posizione dell’Italia nella comunità di ricerca artica e himalayana.
La fotografia Ice Bed di Nima Sarikhani, vincitrice del Wildlife Photographer of the Year People’s Choice Award 2024, è un potente simbolo della crisi che affligge questa regione. Questa immagine richiama l’attenzione sul riscaldamento artico, che procede a una velocità doppia rispetto al resto del pianeta, con una riduzione del ghiaccio marino del 14% ogni decennio e la perdita di circa 2 milioni di km² di copertura glaciale negli ultimi 40 anni.
L’orso polare (Ursus maritimus), emblema dell’ecosistema artico, subisce direttamente le conseguenze di questo cambiamento. Il ghiaccio marino è vitale per le sue attività quotidiane, dalla caccia alla riproduzione. Le proiezioni indicano una possibile diminuzione del 30% della popolazione di orsi polari nei prossimi 35 anni, considerando che la popolazione attuale conta tra i 22.000 e i 31.000 individui.
La riduzione dell’habitat sta portando a un aumento dei conflitti tra uomo e orso polare, con quest’ultimo che si avvicina sempre più ai centri abitati in cerca di cibo, esacerbando la percezione negativa tra le comunità locali.
Il lavoro dell’Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti” riflette la crescente rilevanza di questa regione, non solo come oggetto di studio scientifico, ma anche come area di importanza strategica per la politica globale.
La capacità di comprendere e gestire le complesse dinamiche dell’Artico sarà cruciale per affrontare le sfide future e garantire una gestione sostenibile di questa fragile e preziosa regione del nostro pianeta.
Info e abbonamenti rivista.ilpolo@museopolare.it