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Il ruolo dell’Intelligence nella leadership di Alcide De Gasperi

Formiche
marzo 2024

L’Italia contemporanea è fortemente influenzata dagli esiti della Seconda guerra mondiale, il cui impatto si manifesta sia in ambito economico sia nella politica estera e nella sicurezza nazionale. Pertanto, un’analisi d’Intelligence del periodo post-bellico, a partire dal 1945, risulta fondamentale per comprendere appieno dinamiche e sviluppi di una fase storica in cui la figura di Alcide De Gasperi appare centrale”.

E’ quanto afferma Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence, autore dell’articolo Uomo di Stato, uomo di Intelligence pubblicato da Formiche nel numero di marzo 2024, interamente dedicato al politico e patriota italiano.

“Nonostante una certa inadeguatezza nella documentazione – sottolinea il docente – difficile credere che i rapporti tra De Gasperi e l’Intelligence non abbiano avuto luogo. In un momento storico in cui l’Italia stava riacquistando sovranità territoriale, adottando una posizione atlantica attraverso l’ingresso nella NATO e gettando le basi per l’Unione Europea è plausibile che il capo del governo abbia stretto rapporti con le Agenzie.

Un’ipotesi in parte già esplorata durate il convegno inaugurale della XIII edizione del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, di cui Caligiuri è direttore, promosso nell’ambito della commemorazione del settantesimo anniversario della morte dello statista trentino.

De Gasperi fu l’ultimo presidente del Consiglio del Regno d’Italia e il primo della Repubblica italiana.

Leader della Democrazia Cristiana, fu eletto il 14 luglio 1946 e rimase in carica fino all’agosto del 1953, quando si dimise a causa del fallimento della Legge elettorale e della sfiducia della Camera.

“Otto volte alla guida del governo, contribuì in modo significativo alla ricostruzione post-bellica e all’ascesa economica dell’Italia – ricorda Caligiuri -. La sua abilità diplomatica si manifestò anche nel ruolo di ministro degli Esteri in tre dei suoi esecutivi”.

Il 1947 fu un anno chiave, segnato da eventi di grande rilevanza.

In primo luogo il “viaggio del pane” negli Stati Uniti, per “salvare gli italiani dalla fame, firmare un patto di amicizia con gli Usa e raccogliere gli aiuti per risollevare il Paese devastato, stremato”, viaggio durante il quale il Segretario di Stato, James Francis Byrnes, consegnò a De Gasperi un assegno da 100 milioni di dollari che – con altri prestiti, concessioni e aperture di crediti, il regalo di 42 navi Liberty, 8 navi cisterna cariche di benzina, 220 mila tonnellate di grano e 700 mila tonnellate di carbone – segnò la rinascita dell’Italia.

Ma anche la ratifica del trattato di pace e la rottura della coalizione di governo con comunisti e socialisti “punto di partenza di un’epoca di centrismo politico che caratterizzò il Paese fino al 1953”.

Durante il suo lungo mandato, approfondisce Caligiuri, “De Gasperi prese decisioni fondamentali per l’Italia: l’adesione alla NATO, l’integrazione europea e l’istituzione dell’ENI per la politica energetica”. Sul fronte della sicurezza, furono gettate le basi di Gladio, come dimostrato dalla missione a Washington del Generale Efisio Marras nel dicembre del 1948.

Legami tra De Gasperi e l’Intelligence emergerebbero anche dai contatti con lo Stato maggiore dell’Esercito riguardanti sia le attività di una delle prime e quasi sconosciute strutture di intelligence, il MACI Movimento Avaguardia Cattolica Italiana, sia l’influenza delle Agenzie straniere sulle elezioni politiche del 1948 e del 1953 da riferirsi all’importanza strategica dell’Italia nel contesto della Guerra Fredda.

È da sottolineare che non solo l’Intelligence americana, ma anche quella francese e britannica, si interessarono agli sviluppi politici italiani. Emblematico il caso delle presunte operazioni dell’Intelligence britannica che avrebbero indotto lo scrittore Giovannino Guareschi a pubblicare false lettere di De Gasperi, portando a ipotizzare un coinvolgimento estero anche nella sfera culturale e mediatica del nostro Paese.

“In occasione del settantesimo anniversario della sua morte – conclude Caligiuri – è quindi interessante cominciare a esplorare anche questo aspetto della figura del leader democristiano . Una riflessione che potrebbe contribuire a offrire una visione più completa e approfondita della nostra storia recente”.

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