Intelligence, Antonio Teti al Master dell’Università della Calabria: “Il Deep Fake è l’ennesimo campo di battaglia in cui si combatte la guerra tra l’informazione e la disinformazione”.
Rende (26.3.2024) – “Il Deep web: istruzioni per l’uso. Virtual Humint Intelligence” è il titolo della lezione tenuta da Antonio Teti, docente di IT Governance e Big Data e Responsabile per la Transizione Digitale e del Settore Sistemi Informativi dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Teti ha rappresentato che siamo in presenza di un un’opportunità unica per esplorare in profondità il mondo dell’intelligence contemporanea, concentrandoci sulle sfide e sulle opportunità legate alla raccolta, all’analisi e all’interpretazione dei dati nel contesto cibernetico.
Teti ha guidato gli studenti attraverso una panoramica delle metodologie e delle tecniche utilizzate nell’ambito dell’intelligence operativa online.
Il docente ha quindi posto particolare enfasi sull’importanza della selezione delle informazioni raccolte, sottolineando la necessità di distinguere tra il rumore informativo e le fonti attendibili.
Ha riconosciuto, infatti, che la vasta quantità di dati disponibili in Rete – definita come “la repository più grande che abbiamo” – è suscettibile di manipolazioni e falsificazioni; ciò mina l’affidabilità dell’informazione, e può avere profonde ripercussioni personali e sociali anche nel contesto globale.
Si è evidenziato, così, come il fenomeno del deep fake oggi rappresenti “l’ennesimo campo di battaglia in cui si combatte la guerra tra il vero e il falso, tra l’informazione e la disinformazione”.
Inoltre, sono state delineate le due principali metodologie di “finding information” in Rete: la Web Intelligence (WEBINT) e la Social Media Intelligence (SOCMINT).
Tali metodologie, ampiamente utilizzate da governi, aziende private e partiti politici, si configurano come strumenti utili alla comprensione del reach, del sentiment del pubblico.
In tale contesto, Teti ha mostrato come atti comunicativi strategici e un linguaggio polarizzante possano trasformarsi in potenti strumenti di propaganda strutturata, e come alcuni grandi esponenti politici abbiano compreso i vantaggi di tale tecnica per il condizionamento psicologico e comportamentale del proprio pubblico.
Sono stati poi esaminati diversi case study emblematici (come il caso “Katie Jones” e “Kevin Mallory”) che illustrano l’efficacia della VHUMINT: metodologia in grado di sfruttare la tecnica dell’attracking targets, cioè degli obiettivi del tracciamento, mediante l’utilizzo di un avatar per far leva sull’emotività dell’interlocutore e reperire, così, informazioni sensibili.
Un altro tema cruciale affrontato è stato l’importanza degli analisti umani nelle operazioni di cyber intelligence.
Nonostante il crescente ruolo degli algoritmi, Teti ha sottolineato che le nuove tecnologie – pur rappresentando strumenti altamente efficienti per la raccolta ed analisi dei dati, nonché per la creazione di profili falsi in grado di eludere i controlli di sicurezza dei social networks – non possono sostituire completamente l’operatività umana (HUMINT) nell’interpretazione dei contenuti, nel riconoscimento del valore informativo e nella disseminazione di previsioni affidabili.
Per il docente, è solo mediante l’integrazione di strumenti avanzati di A.I. con l’analisi umana che si amplificano le capacità di individuare e monitorare le attività online, anche di natura terroristica.
Ciò permette un tracciamento più efficace e una comprensione più approfondita del contesto e delle motivazioni che si celano dietro tali minacce.
Pertanto, investire nelle capacità di WEBINT, SOCMINT e VHUMINT e nell’utilizzo di operazioni strategiche online può rappresentare un passo fondamentale nella difesa e nella sicurezza nazionale, consentendo alle autorità pubbliche di anticipare e contrastare con successo le minacce emergenti nel cyberspazio.