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INTELLIGENCE, Mario Caligiuri al Master dell’Università della Calabria: “Formare minoranze creative per gestire la metamorfosi del mondo”.

Formare Minoranze Creative. Questo il titolo della prima lezione della XIII edizione del Master in Intelligence dell’Università della Calabria. Mario Caligiuri, direttore del corso post laurea e presidente della Società Italiana di Intelligence, ha illustrato gli aspetti fondamentali della disciplina nella società contemporanea, mettendone in rilievo la natura culturale.

“Per descrivere l’intelligence bisogna partire dalle parole”, ha esordito Caligiuri ponendo l’accento sulla radice latina del termine, “intelligere” che richiama la capacità di comprendere unendo i punti della conoscenza. Ha poi esaminato la radice italiana, “intelligenza”, che fa riferimento alle doti umane per eccellenza: logica, razionalità e pensiero.

A tal proposito, il docente ha citato Bill Gates: “Il modo migliore per prevalere sugli altri è eccellere sul terreno dell’informazione e, quindi, sul modo con cui si raccolgono, analizzano e utilizzano le informazioni”. Nella società attuale, immersa nella disinformazione, la funzione dell’intelligence diventa fondamentale per superare il corto circuito cognitivo originato dall’eccesso informativo e dalla carenza di istruzione dei cittadini.

Secondo Caligiuri, l’intelligence non è solo uno strumento di difesa nei confronti delle distorsioni informative, ma una risorsa fondamentale per persone, aziende e Stati che consente di salvaguardare gli interessi selezionando le informazioni e guidando così a decisioni consapevoli.

Nel contesto attuale, questa disciplina emerge come elemento cruciale per mantenere l’uomo al centro dell’universo, soprattutto nel confronto tra l’intelligenza umana e artificiale. Caligiuri ha sottolineato che oggi “il campo di battaglia definitivo” è rappresentato dalla mente delle persone, aggredita in modo capillare soprattutto attraverso il cyberspazio.

Ecco, perché, l’intelligence dovrebbe essere riconosciuta come disciplina scientifica nelle università e insegnata nelle scuole come materia di base, al pari della lettura, della scrittura e della matematica. Tale visione, non solo suggerisce il riconoscimento dell’intelligence come pilastro educativo, ma evidenzia anche la sua importanza nel preparare le nuove generazioni a vivere in un ambiente sociale determinato dall’intelligenza artificiale.

Educazione e intelligence sono strettamente connesse, ha ribadito il docente riferendosi alle parole di Robert David Steele, analista della CIA – “La migliore arma di una nazione è avere una cittadinanza istruita” – e richiamando il report statunitense A Nation at Risk che nel 1983, durante la guerra fredda, evidenziava il legame tra educazione e sicurezza nazionale.

Esaminando la storia dell’intelligence in Italia, Caligiuri ha ripercorso la dinamica evolutiva che, dall’Unità, si è svolta in parallelo alle vicende storiche del Paese. Dall’Istruzione La Marmora del 1855, all’istituzione all’interno del Comando di Stato Maggiore dell’Esercito del SIM Servizio di Informazioni Militare, in epoca fascista, passando attraverso al SIFAR Servizio Informazioni Forze Armate e al SID Servizio Informazioni Difesa. La prima legge in materia risale al 1977, quando il SID fu sdoppiato e il Servizio di Sicurezza del Ministero soppresso. Con la legge 801 videro la luce il SISMI Servizio Informazioni e Sicurezza Militare e il SISDE Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica, strutture rispettivamente alle dipendenze del Ministro della difesa e del Ministro dell’Interno. La nuova legge assegnava il coordinamento dei due organismi al Presidente del Consiglio dei ministri tramite il CESIS Comitato Esecutivo per i Servizi di Informazione e Sicurezza. Nel 2007, la riforma dell’intelligence italiana, avvenuta ai sensi della legge 124, ha modificato l’intero apparato dei Servizi nazionale e istituito il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica distinguendo le competenze non più in militari e civili ma in ambiti territoriali: all’AISI Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna la sfera nazionale, all’AISE Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna l’estero, scelta che ha allineato l’Italia alle principali agenzie di intelligence internazionali. Il coordinamento, un tempo assegnato al CESIS, è quindi passato al DIS Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza alle dipendenze del Presidente del Consiglio al quale, oltre a competere la nomina dei vertici di ciascuna agenzia, può designare un’Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica. Nel giugno 2021, inoltre, il Consiglio dei ministri del governo Draghi, ha approvato la costituzione dell’ACN Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, sempre subordinata alla presidenza del Consiglio ma esterna al Sistema di informazione per la sicurezza, con specifiche attribuzioni nel campo della cybersecurity.

Rilevando che “un uomo di Stato non può non essere un uomo di intelligence” , Caligiuri ha ricordato figure di spicco come Francesco Cossiga, Aldo Moro, Giulio Andreotti, Enrico Mattei  e Alcide De Gasperi: esempi significativi che testimoniano l’importanza dell’intelligence nella storia della Repubblica.

Nel concludere il suo intervento, il docente ha disegnato gli ambiti che l’intelligence sarà chiamata ad approfondire nell’immediato futuro: disagio sociale, confronto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, disinformazione, quest’ultima considerata una “guerra normativa” in gran parte sconosciuta.

“In questa fase, di profonda metamorfosi del mondo – ha infine precisato – gli studiosi di intelligence possono rappresentare minoranze creative, contribuendo a individuare certezze in un oceano di incertezze e a segnare il crinale della storia contemporanea” .

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