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Le Sorelle della Croce Rossa: una storia di frontiere.

Mario Caligiuri, presidente della SOCINT, relatore agli Stati generali del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana
Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini e le Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana

Il presidente della Società Italiana di Intelligence, Mario Caligiuri, ha preso parte, sabato 2 dicembre, agli Stati Generali del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana in programma a Roma all’Hotel Sheraton. L’intervento di Caligiuri ha avuto per titolo Le Sorelle della Croce Rossa: una storia di frontiere e ha condensato i centoquindici anni del loro impegno all’interno della CRI, l’associazione di volontariato più grande del nostro Paese, fiore all’occhiello delle missioni umanitarie e di pace.

Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence agli Stati Generali del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana

Le circa 6 mila infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana costituiscono oggi il Corpo più popolare e riconoscibile, punto di riferimento in ambito civile e militare. Ad animarle, gli stessi valori e la stessa filantropia che, nel 1908, spinsero le prime 120 crocerossine a partire – dal Piemonte – per andare a soccorrere i terremotati di Messina. E dopo di loro le oltre 10.000 che scelsero di andare a curare i feriti della Prima guerra mondiale o assistere quelli della campagna di Russia e della campagna d’Africa.  Una dedizione pagata talvolta con il sangue sebbene la croce, che orgogliosamente portavano – e portano – sull’uniforme avrebbe dovuto garantire loro l’immunità. Alcune, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, furono internate nel campo di Concentramento di Zeithain dove prestarono servizio, fino al giugno del 1944, nell’ospedale militare per prigionieri di guerra.

Nel secondo dopoguerra, le crocerossine tricolore furono inviate in Corea, ma anche in alcuni territori colpiti da disastri (Polesine , Vajont, Firenze, Belice, alluvione dell’Olanda, terremoto di Agadir) e, partire dagli anni 80, intervennero, con le Forze Armate nelle missioni di pace all’estero, in molteplici aree di crisi.

Nel 1982 il Corpo fu impiegato in Libano, nell’ospedale da campo Italcon, allestito a Beirut al fianco della Forza multinazionale di pace e nel 1985, con la legge n. 342, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini gli concesse l’uso della bandiera nazionale per gli alti meriti civili e militari resi alla nazione. Nel 1991, dopo la guerra del Golfo, parteciparono alla Missione “Airone”, per l’assistenza sanitaria alla popolazione curda presso l’ospedale da campo di Zakno con il contingente dell’Esercito Italiano, e all’Operazione “Pellicano”, in Albania. Seguirono l‘operazione Militare “Albatros” (1993-1994 presso l’ospedale in Mozambico) e la missione in Somalia con l’Operazione “Ibis” come supporto sanitario al contingente italiano UNOSOM. Molti altri interventi si succedettero: la missione IFOR/SFOR in Bosnia Erzegovina (1995-2004), la missione “Alba” in Albania (1997), la missione KFOR in Kosovo (2008). Dal 2003 al 2006 con la missione “Antica Babilonia” le Infermiere Volontarie operarono a Baghdad e dal 2005 al 2006 parteciparono alla missione ISAF a Kabul.

Nel mentre, non venne mai meno l’attività quotidiana al servizio della popolazione sul territorio nazionale: dal 2008 fino al 2012 furono impegnate per il terremoto dell’Aquila.

Nello stesso periodo, si imbarcarono sulla Nave Cavour, in missione umanitaria, in occasione del terremoto ad Haiti.

Dal 2008 al 2020 sono sempre state in prima linea per l’accoglienza di migranti nei vari porti di sbarco della Sicilia e della Calabria. L’operazione “Mare Nostrum” (ottobre 2013-ottobre 2014) le ha viste impegnate a bordo delle navi militari per fronteggiare l’emergenza umanitaria. Nel 2015, sempre in collaborazione con la Marina Militare, le Sorelle sono state impiegate nella missione ”EUNAVFOR Med – operation SOPHIA” (terminata a marzo 2020) prima operazione militare di sicurezza marittima europea condotta in Italia (Mediterraneo centrale) allo scopo di contrastare il traffico illecito di esseri umani e assicurare il ritorno della stabilità e della sicurezza in Libia. Le crocerossine hanno poi partecipato alle emergenze per il terremoto di Amatrice-Norcia (2016) e per l’alluvione del Bangladesh (2017) e, nel 2018, alla missione MISIAT “Ippocrate” in Libia, nell’ospedale interforze a Misurata, missione sospesa nel 2020 causa pandemia.

Le Sorelle della Croce Rossa, da Elena di Savoia ai giorni nostri

Il Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana, ausiliario delle forze armate, è presente su tutto il territorio nazionale. Dal 1908, anno in cui fu fondato da Elena di Savoia, è impegnato in compiti di assistenza sanitaria non solo nei teatri di guerra ma anche in emergenze, missioni umanitarie e nazionali nonché nell’assistenza infermieristica e socio-sanitaria in ambito locale.

Elena di Savoia, Regina consorte d’Italia, nel 1911 è la prima Ispettrice del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa

Si chiamano Sorelle perché ad accomunarle è l’ideale laico di solidarietà che le spinge ad aiutare il prossimo vulnerabile, nel rispetto dei Sette Principi che costituiscono spirito ed etica del movimento internazionale di Croce Rossa e Mezza Luna Rossa: umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità. Con la Croce Rossa che portano sul petto si rinnova, ogni giorno, il motto: “Ama, conforta, lavora, salva”. E con esso il patto di riservatezza, discrezione e umiltà che tacitamente hanno sottoscritto e che consente loro di operare al fianco delle Forze Armate e dei volontari di Croce Rossa Italiana.

Si entra a far parte del Corpo dopo 2mila ore di formazione distribuite su due anni, come da decreto del ministro della Salute. L’ammissione è riservata alle socie CRI, di età compresa tra i 18 e i 55 anni: al termine degli studi si consegue il diploma di infermiera volontaria con grado da Ufficiale, Sottotenente, con una stella.  La cerimonia della lampada, in ricordo di Florence Nightingale, fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, segna il passaggio dalla fase formativa a quella operativa.

Florence Nightingale (al centro, in bianco) con le sue studentesse al St.Thomas Hospital. 

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