Sguardi sulla contemporaneità: riflessioni dalla XXXVI edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino
Dalla disinformazione come arma strategica alla geopolitica della mente nell’era digitale, dal ruolo dell’Università della Calabria nel sistema-Paese al pensiero pedagogico di Pasolini. Quattro saggi di Mario Caligiuri che hanno evidenziato l’importanza dell’istruzione, dell’Intelligence e della visione critica per affrontare le sfide del nostro tempo.
La XXXVI edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino ha lasciato dietro di sé cinque giorni intensi e vibranti che hanno visto la partecipazione di 222 mila persone. Lingotto Fiere – punto d’incontro di appassionati di letteratura e professionisti del settore – ha ospitato autori, editori e visitatori da tutto il mondo, creando un’atmosfera di condivisione.
Tra i tanti eventi e incontri che hanno testimoniato il successo di questa edizione – segnata da un dialogo, costante e appassionato, con la contemporaneità – quattro première letterarie hanno catturato l’attenzione del pubblico vedendo protagonista Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence (SOCINT) e direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria.
Il saggio Disinformare: ecco l’arma. L’emergenza educativa e democratica del nostro tempo (Rubbettino) ha esplorato il ruolo della disinformazione come strumento strategico in grado di plasmare le percezioni e influenzare le dinamiche geopolitiche. Attraverso il confronto con esperti del settore, l’opera ha sollevato interrogativi sulla ricerca della verità nell’era digitale.
Geopolitica della mente. L’Intelligence nel campo di battaglia definitivo (Mazzanti) ha indagato il rapporto tra tecnologia, intelligenza artificiale e sfera cognitiva umana. L’autore, insieme agli editori, ha delineato il panorama di una società sempre più influenzata da algoritmi e informazioni, sottolineando l’importanza dell’istruzione e dell’Intelligence per resistere alla manipolazione e promuovere una visione critica del mondo.
In parallelo, la presentazione del volume La Responsabilità disattesa. L’Università della Calabria e la pedagogia: politiche educative e sottosviluppo nell’Occidente (Rubbettino) ha gettato luce sul ruolo delle istituzioni educative e il loro impatto sulla società, con uno sguardo critico sull’Università della Calabria. Un’analisi approfondita sul significato storico delle università come agenti di innovazione e trasformazione sociale.
Infine, Pasolini “cattivo” maestro. L’educazione per difendersi dal potere (Rubbettino), ha riportato in auge il pensiero pedagogico di del celebre intellettuale che ha anticipato le sfide della modernità. Attraverso un confronto tra i relatori, è stata ribadita l’urgenza di riscoprire il messaggio di Pasolini: la critica alla società dei consumi, la difesa della scuola come baluardo di democrazia e giustizia sociale e le acute riflessioni sulla droga.
Il Salone Internazionale del Libro di Torino – che ha rappresentato per SOCINT un crocevia di idee e dibattiti – tornerà ad accogliere editori, lettori, autori e autrici dal 15 al 19 maggio 2025.
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DISINFORMARE: ECCO L’ARMA (Rubbettino)
Sala Argento (Pad.2) ha ospitato la presentazione Disinformare: ecco l’arma. L’emergenza educativa e democratica del nostro tempo, di Mario Caligiuri e Alberto Pagani con Michela Chioso, Gli autori hanno dialogato con il Comandante generale emerito dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri, autore della prefazione, e l’analista di Intelligence Germana Tappero Merlo, esaminando la guerra cognitiva e la disinformazione come strumenti strategici che modellano le percezioni, influenzano le decisioni e minano le democrazie moderne.
Aprendo l’evento, Nistri ha evidenziato come “simulazione e dissimulazione pervadano ogni aspetto della comunicazione, trasformandola in un terreno di scontro” e ha ribadito l’importanza di “comprendere la disinformazione non solo come questione operativa, ma anche come sfida cruciale per la tenuta valoriale della collettività”. A tal proposito ha richiamato – come già aveva fatto alla presentazione del volume al Centro Studi Americani di Roma – l’attenzione sul concetto di inganno in guerra, citando Sun Tzu e Carl von Clausewitz, e chiedendo agli autori di chiarire la questione centrale: “Quid est veritas?”.
Alberto Pagani, docente di Sociologia all’Università di Bologna con esperienze parlamentari, ha risposto facendo riferimento alla lettera che Galileo Galilei scrisse a Keplero. Datata 4 agosto 1597, la missiva affronta il tema della ricerca della verità. Pagani ha ben delineato come lo scontro cognitivo, basato su narrazioni bugiarde, formi l’opinione pubblica “costruendo e consolidando rappresentazioni mentali che influenzano emozioni, atteggiamenti, scelte e comportamenti”. Questo fenomeno adotta strategie mirate a convincere, rendendo l’informazione uno strumento di guerra. Pagani ha inoltre ricordato che la guerra cognitiva, o infowar, è una “prosecuzione della dezinformacija sovietica, ma con strumenti moderni come i social media e i siti di controinformazione, che diffondono contenuti divisivi con rapidità e portata senza precedenti”.
Germana Tappero Merlo, in sintonia con il pensiero di Caligiuri, ha ricordato che “l’antidoto alla disinformazione è l’istruzione”. Il suo intervento ha offerto spunti per affrontare il fenomeno, in particolare il pensiero critico e la consapevolezza. Tappero Merlo ha evidenziato che “la capacità di analizzare e valutare le informazioni è fondamentale per difendersi dalla disinformazione. La scuola dovrebbe insegnare agli studenti come riconoscere le fonti attendibili, distinguere i fatti dalle opinioni e comprendere le tecniche di manipolazione utilizzate nei media. Competenze indispensabili per diventare cittadini informati e resilienti alle false narrazioni“. Altro punto del suo intervento, la necessità di formazione continua per educatori e professionisti dell’informazione. Programmi di aggiornamento e corsi specifici per insegnanti, giornalisti e operatori dei media, volti a sensibilizzare sulle tecniche di disinformazione e sulle strategie di difesa. “Perché solo con un corpo docente e una classe di professionisti ben informati la società può sperare di contrastare la diffusione delle fake news e proteggere la democrazia“.
Caligiuri ha infine rammentato che “la ricerca della verità, nell’era ibrida, è un atto rivoluzionario“. Viviamo in un periodo di grande incertezza, non solo perché la nostra è una “società liquida”, come sosteneva Zygmunt Bauman, ma perché “i fondamenti e i valori tradizionali sembrano sgretolarsi sotto il peso della manipolazione e dell’ignoranza”.
Che fare per porvi rimedio? Vedere il mondo con occhi nuovi, operare una rivoluzione culturale, proprio come fece Galileo Galilei: procedere per sensate esperienze e necessarie dimostrazioni.
“Per affrontare le sfide attuali e contrastare la disinformazione – ha concluso Caligiuri – è necessario che emergano figure in grado di vedere oltre l’apparente e promuovere una rivoluzione culturale basata sulla ricerca del vero, attraverso l’educazione e la diffusione del pensiero critico. In questo contesto, l’Intelligence appare cruciale per il benessere e la sicurezza nazionale e di ogni singolo cittadino“.
GEOPOLITICA DELLA MENTE (Mazzanti)
“Viviamo in un’epoca di grande incertezza, dove la verità è sempre più sfuggente e la disinformazione dilaga”.
Ha esordito così, Mario Caligiuri, alle presentazione del volume Geopolitica della mente. L’Intelligence nel campo di battaglia definitivo (Mazzanti) tenutasi nello stand Editori Veneti (Pad. Oval).
Caligiuri, dialogando con l’editore Andrea Mazzanti, ha sottolineato come la società moderna, “influenzata dall’uso crescente di internet e dalla debolezza della formazione scolastica”, stia vedendo una diminuzione del quoziente intellettivo umano.
La sfida, dunque, non è solo tecnologica, ma anche cognitiva.
“Le tecnologie – ha spiegato – rappresentano uno strumento di dominio che ha come obiettivo definitivo la conquista della mente . Per capire quello che sta accadendo, dobbiamo cogliere i segnali deboli e unire i punti, andando al di là delle apparenze, per evitare di finire negli ingranaggi del pensiero unico e della disinformazione”.
Caligiuri ha affrontato il concetto di “guerra delle intelligenze”, evidenziando come l’intelligenza artificiale stia rapidamente avanzando, ponendo nuove sfide all’intelligenza umana. Ha poi discusso su come l’accesso alle informazioni e la manipolazione algoritmica minino il libero arbitrio e le tradizionali teorie geopolitiche. E ha messo in guardia contro la possibilità che pochi individui, potenziati dall’intelligenza artificiale, possano dominare le masse guidate da essa.
Infine, Caligiuri ha evidenziato l’importanza dell’istruzione e dell’Intelligence come strumenti per contrastare la manipolazione e capire cambiamenti e interazioni globali: “In un mondo sempre più interconnesso e complesso, l’Intelligence può sviluppare quei poteri della mente umana che ancora non sono stati trasferiti all’intelligenza artificiale, contribuendo a difendere la democrazia e a promuovere la consapevolezza individuale e collettiva”.
LA RESPONSABILITA’ DISATTESA (Rubbettino)
Lo stand della Regione Calabria (Pad. Oval) ha ospitato la presentazione del il saggio La Responsabilità disattesa (Rubbettino). Il libro esplora il ruolo dell’Università della Calabria, istituita nel 1977, nel contesto dello sviluppo regionale. Partendo dal quesito sollevato da Desmond Ryan, dell’Università del Sussex, Caligiuri si è domandato se l’ateneo abbia contribuito al progresso della società calabrese o se sia stato risucchiato nel vortice involutivo dell’arretratezza.
L’autore – che ha dedicato l’opera alla madre, scomparsa lo scorso giugno – ha utilizzato un’analisi approfondita per evidenziare potenzialità e limiti del sistema universitario calabrese.
Il saggio, attraversando figure storiche come Zanotti Bianco, Don Stilo, Montanelli e Andreatta, obbliga a “una riflessione critica sul ruolo delle istituzioni educative locali e sulla centralità dell’istruzione come strumento per combattere la povertà materiale e intellettuale”.
Caligiuri ha poi invitato a “considerare il significato storico delle università come centri di innovazione e formazione delle classi dirigenti“. E ricordato che, al momento dell’Unità d’Italia, “il Sud vantava una forte presenza universitaria, con l’Università di Napoli che rappresentava un punto di riferimento nazionale“. Tuttavia, ha anche rilevato come “il campanilismo e le rivalità locali abbiano spesso ostacolato la politica educativa regionale“.
E nel concludere il suo intervento ha stimolato i presenti ad “allargare la riflessione al Paese“, comparando il percorso dell’Università della Calabria con quello di altre istituzioni universitarie del Sud e del Nord. E ad “esaminare come le politiche educative nazionali influenzino gli atenei e il loro ruolo nel promuovere il progresso socio-economico”.
PASOLINI “CATTIVO” MAESTRO (Rubbettino)
Sala Magenta (Pad.2) ha, infine, ospitato la presentazione del volume Pasolini “cattivo” maestro. L’educazione per difendersi dal potere (Rubbettino), curato da Mario Caligiuri. Il libro si apre con un contributo di Franco Arminio e una prefazione di Alessandro Mariani. Il testo raccoglie diverse analisi sul pensiero pedagogico di Pasolini: Roberto Carnero descrive l’estrema pedagogia di un maestro mai rassegnato; Monica Lanzillotta scandaglia la sua biblioteca pedagogica; Maura Locantore analizza i passaggi intellettuali dalla pedagogia alla critica, dallo scandalo al rifiuto; Alessandra Mazzini approfondisce il Sessantotto pedagogico; Paolo Mottana lo interpreta come un gigantesco anti maestro; Silvia Nanni spiega la pedagogia “corsara” e Francesco Vilotta illustra il suo viaggio nel difficile Sud.
L’appuntamento ha richiamato un pubblico attento e numeroso, interessato a riscoprire la figura del celebre intellettuale attraverso le parole dei tre relatori: Mario Caligiuri, Roberto Carnero, professore di letteratura italiana contemporanea, Università “Alma Mater” di Bologna e Maura Locantore, saggista, ricercatrice presso l’Université de Poitiers.
Mario Caligiuri ha aperto la presentazione sottolineando l’importanza di Pasolini nel campo della pedagogia. Ha poi illustrato come il poeta e regista italiano sia un punto di riferimento imprescindibile per comprendere la trasformazione della società italiana nel secondo dopoguerra. La sua analisi si è focalizzata su due aspetti fondamentali della figura di Pasolini: la visione pedagogica e la sua capacità profetica nel leggere e anticipare i cambiamenti sociali.
Uno dei punti salienti della presentazione è stata la critica di Pasolini alla televisione e, per estensione, ai social media odierni. Pasolini sosteneva che la televisione impoverisse la realtà e annullasse la diversità culturale, un processo che oggi continua e si amplifica attraverso le nuove tecnologie digitali.
Rievocando il viaggio di Pasolini in Calabria nel 1959, i relatori hanno raccontato le impressioni dell’intellettuale sulla regione, descritta come una “terra di desolante bellezza”. Un altro tema centrale è stata l’analisi pasoliniana del potere e della società dei consumi. Caligiuri ha spiegato come Pasolini vedesse nel consumismo una forza capace di distruggere le identità culturali e di omologare la società. Una sorta di “mutazione antropologica” osservata da Pasolini, un passaggio drammatico dal mondo rurale a quello urbano-industriale.
I relatori hanno poi ricordato la visione profetica di Pasolini, quella sua straordinaria capacità “di leggere i segni dei tempi e di anticipare fenomeni che oggi sono al centro del dibattito pubblico”. E non hanno mancato di ricordare il poeta intellettuale, capace di aiutare gli studenti a capire prima di apprendere. Pasolini vedeva la scuola come un baluardo di democrazia e giustizia sociale, non come un semplice strumento di propaganda. Ecco perchè la scuola dovrebbe impegnarsi a riscoprire il pensiero di Pasolini, la sua capacità di indignarsi e di opporsi alla società dei consumi, evidenziando quanto il suo messaggio sia oggi estremamente necessario e attuale. Dall’insieme di questi contributi emerge come l’educazione, in definitiva, sia come la poesia: una “merce inconsumabile”.