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Cerimonia di premiazione SOCINT – G-Research: tributo all’eccellenza accademica italiana

Consegnato, in Senato, il Premio riservato a tesi di dottorato in materie quantitative. A ciascuno dei vincitori va un premio di 10 mila euro – la somma più significativa finora assegnata in Italia in questo ambito – e un’opera del maestro d’arte Tassou.

La Sala Caduti di Nassiriya, Senato della Repubblica, ha ospitato la cerimonia di consegna del Premio SOCINT – G-Research.

I vincitori di questa prima edizione sono: Yuri Cacchiò, Università “La Sapienza” di Roma, Geophysical fluid dynamics: 2D Navier-Stokes equations on rotational frame,well-posedness and enstrophy cascade; Francesco Spinnato, Scuola Normale Superiore di Pisa, Metodi di spiegazione di modelli per dati sequenziali; Marco Reale, Università di Palermo, Fluorescent nanocarbons as building blocks for optical hybrid structures.

Antonio Uricchio, Mario Caligiuri, Luigi Rucco

L’evento, dedicato all’eccellenza accademica nel campo delle discipline quantitative, è stato coordinato da Luigi Rucco, segretario generale SOCINT, affiancato nelle fasi organizzative da Liuva Cappezzani, delegata al coordinamento delle commissioni di studio e sezioni regionali SOCINT.

Enrico Borghi

Dopo i saluti di Enrico Borghi, la cerimonia è proseguita con la relazione di Antonio Felice Uricchio, presidente dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), già Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”.

Uricchio, esperto di Diritto tributario, ha supervisionato i lavori della Commissione di valutazione del Premio e ha dichiarato che questa iniziativa “ha permesso di valorizzare esperienze provenienti da ambiti scientifici diversi, tutte convergenti sul tema della ricerca quantitativa”. Nel suo intervento ha anche sottolineato come gli studi di intelligence siano “trasversali e offrano prospettive di ricerca straordinarie. Intelligence significa guardare dentro e guardare dentro significa comprendere il senso, anche dell’esperienza scientifica della ricerca”. Uricchio ha quindi ringraziato i partecipanti, evidenziando la complessità della scelta dei vincitori – tra gli 87 lavori ricevuti – e la loro peculiarità e attualità. In veste di presidente ANVUR, ha infine espresso “soddisfazione per la qualità dei percorsi di studio italiani che formano professionisti di grande valore” e puntualizzato che “nonostante le limitate risorse, il sistema universitario tricolore eccelle a livello internazionale nella produzione di lavori scientifici”.

Successivamente sono intervenuti Alessandra Celletti, Gian Luca Foresti ed Enrico Prati.

Alessandro Ottino e Alessandra Celletti

Celletti, vicepresidente ANVUR e docente di Fisica e Matematica presso l’Università Tor Vergata di Roma, ha partecipato ai lavori della Commissione di valutazione del Premio per l’area Matematica e ha introdotto Yuri Cacchiò.

Enrico Prati e Gian Luca Foresti

Foresti, ordinario di Informatica e direttore del Master in Intelligence e ICT all’Università di Udine, ha introdotto Francesco Spinnato. Prati, professore associato di Fisica teorica della materia presso l’Università Statale di Milano, esperto di Informatica quantistica e Quantum computing, ha seguito i lavori della Commissione per l’area Fisica e introdotto Marco Reale.

Le conclusioni sono state affidate ad Alessandro Ottino, giovane e brillante ricercatore di G- Research, formatosi presso la UCL di Londra. Ottino ha dichiarato: “Siamo stupiti e impressionati dal livello delle tesi ricevute nel contesto del concorso. Questo dimostra che in Italia la ricerca quantitativa è di altissima qualità e ben distribuita tra tutti gli atenei. Auguro ai tre vincitori una carriera di successo, sia nell’ambito accademico sia in quello industriale. Spero che le loro qualità e il loro merito possano essere riconosciuti e sostenuti con le risorse necessarie per raggiungere il massimo del loro potenziale”.

La premiazione si è chiusa con l’intervento di Mario Caligiuri, presidente e fondatore della Società Italiana di Intelligence, professore ordinario di Pedagogia all’Università della Calabria.

Yuri Cacchiò

Caligiuri ha esordito ricordando che i vincitori hanno ricevuto, oltre al riconoscimento in denaro, un’opera d’arte di Rémy Tassou raffigurante un albero, “a testimonianza che la ricerca ha bisogno di radici e le radici rappresentano sia il passato sia il futuro”. E ha poi dettagliato le motivazioni, tutte collegate fra loro, che rendono significativo questo Premio.

La prima è che si tratta di “un premio ai giovani ricercatori italiani, in materie quantitative, e, in un Paese che non è certamente per giovani, rappresenta un segnale di speranza per il futuro”. La seconda evidenzia il lavoro di rete: “in un Paese di isole, mette insieme temi persone, studiosi, istituzioni”. La terza è connessa alla sede in cui il Premio è stato conferito: “il Senato della Repubblica, in una Sala emblematica dedicata ai Caduti di Nassiriya – strage avvenuta vent’anni fa – e che quindi testimonia il senso dello Stato, della patria, delle istituzioni, della sicurezza come bene comune. E in tempi di guerra senza limiti questo è particolarmente significativo”.

E infine la quarta, dettata “dalla collaborazione internazionale fra la società G-Research, leader nella ricerca sulla finanza quantitativa a livello internazionale che ha individuato la Società Italiana di Intelligence come referente nel nostro Paese per premiare il merito e l’eccellenza”.

Caligiuri ha quindi evidenziato il ruolo dell’Intelligence che, ha detto, “non è una brutta parola, ma amplia gli spazi culturali del nostro Paese ponendo l’attenzione sul futuro e sugli interessi nazionali”.

Francesco Spinnato

Intelligence, dunque, come “necessità sociale” – utile a tutti, persone, aziende e Stati – in quanto “aiuta a individuare le informazioni rilevanti, a contestualizzarle, a unire i punti dispersi e a cogliere i segnali deboli, perché quelli forti li vedono tutti e spesso portano da un’altra parte”.

Intelligence come baluardo per il futuro democratico della nazione, “per salvaguardare l’umano, per porre ancora l’uomo al centro dell’universo, per fare in modo che gli algoritmi, che adesso ci guidano verso il consumo, siano orientati verso la cultura democratica e il senso critico”.

L’Intelligence è, per Caligiuri, “il tempo del futuro” e le aree nelle quali sarà chiamata ad operare, senza tralasciare gli ambiti tradizionali, saranno proprio lo scontro tra intelligenza umana e intelligenza artificiale e il disagio sociale. Un disagio causato dalla disparità “tra chi ha e chi non ha, soprattutto nei Paesi a capitalismo avanzato” e che da problema di ordine pubblico “potrebbe trasformarsi in questione di sicurezza nazionale, minando la stabilità delle istituzioni”.

Non solo. L’Intelligence potrà servire a fronteggiare “l’emergenza educativa” rappresentata dalla disinformazione. “Viviamo in un’epoca di autoinganno – ha affermato Caligiuri parafrasando John Le Carré -: la percezione pubblica della realtà si discosta sempre più dalla realtà stessa. La crisi della verità è palpabile: dire la verità, di fatto, non interessa a nessuno. E se, come spiega Byung-chul Han nel suo ultimo libro, nei Paesi autoritari la verità non si può dire, nei Paesi democratici la si dice ma non comporta alcun effetto”.

Marco Reale

E allora è importante “riflettere sulla formazione, sull’educazione e sullo studio” poiché le decisioni di oggi plasmano il futuro.

L’indicatore della povertà educativa, insieme a quello della criminalità organizzata, esprime la crisi del nostro tempo: “Noi potremmo già sapere, con margini di attendibilità elevati, come andrà a finire, tra vent’anni, nelle aree emarginate del Paese. Potremmo essere in grado di conoscere nomi e cognomi di chi potrà assumere comportamenti devianti. È importante riflettere su questo”.

Ma senza dimenticarci “che il nostro è un grande Paese: siamo tra le 11 potenze industriali del mondo, tra i primi Paesi a livello culturale grazie a quello che è stato prodotto, quasi completamente, prima dell’Unità d’Italia. Siamo anche un grande Paese per quanto riguarda la ricerca: lo ricordava il professor Uricchio, quarti nel mondo sebbene ventesimi per i finanziamenti”.

Questo pomeriggio – ha concluso Caligiuri – noi celebriamo l’Italia che vogliamo: quella che studia, quella che lavora, quella che crede nell’avvenire. Quindi a Yuri, a Francesco, a Marco e alle loro famiglie va la nostra riconoscenza e il nostro augurio. Soffi sempre il vento nelle vele dell’avvenire“.

Registrazione integrale dell’evento al link https://youtu.be/T6Hm4CUwdR4

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