INTELLIGENCE, ALESSANDRO ROSINA AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA: “DEMOGRAFIA È SICUREZZA: UN TEMA DI INTELLIGENCE”
Rende (5.4.2025) – Demografia e sicurezza nazionale è il titolo della lezione tenuta da Alessandro Rosina, professore di Demografia e Statistica sociale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Rosina ha aperto la lezione ragionando sul concetto di Demografia quale importante strumento per comprendere l’evoluzione della società, caratterizzata da cambiamenti accelerati.
Lo studio di tale scienza permette di anticipare il futuro ponendo dei punti di riferimento nel tempo, elementi necessari a valutare le conseguenze dei cambiamenti demografici nel medio e lungo periodo.
Il docente ha sottolineato come sia necessario, per cogliere il presente, inquadrare il percorso compiuto dall’essere umano, con particolare riguardo al suo rapporto con le risorse.
In tale ambito, si sono registrati due grandi cambiamenti: il primo, legato alla rivoluzione del Neolitico, e il secondo alla rivoluzione scientifica e industriale.
La fine dell’ultima era glaciale, che precedette il Neolitico, ha infatti comportato una profonda trasformazione, che ha visto l’uomo da cacciatore-raccoglitore diventare allevatore-coltivatore, passando dal nomadismo alla sedentarietà e quindi creando le prime società. Con questa trasformazione ha sviluppato il concetto di futuro, prima era assente in quanto l’uomo primitivo si concentrava sulle necessità del momento.
Le rivoluzioni scientifica e industriale hanno cambiato ancora l’approccio dell’essere umano alla natura, dall’adattamento per rispondere ai propri bisogni all’azione modificatrice per realizzare i propri desideri, sfruttando nuove fonti energetiche fossili (carbone, petrolio, gas) e concependo il concetto di rischio, inteso come comprensione delle dinamiche naturali su cui agire per determinare l’esito più favorevole.
Si ha quindi in primo luogo la creazione di un equilibrio demografico, caratterizzato da una bassa aspettativa di vita e da povere condizioni economiche generali, che viene successivamente abbandonato per una fase di cambiamento continuo, con una maggiore aspettativa di vita ma condizioni sociali ed economiche disomogenee.
Questa nuova era di cambiamento continuo, soprattutto nei suoi risvolti attuali, porta con sé molte sfide.
Seppure la mortalità sia di molto diminuita, lo sono state anche le nascite e ciò rischia di portare molti Paesi, come l’Italia, in una cosiddetta “Trappola demografica”, che crea società più fragili e instabili.
Tale rischio è facilmente individuabile analizzando l’indice di dipendenza degli anziani, calcolato come rapporto tra la popolazione inattiva (over 65) e quella attiva (15-64 anni).
La forte denatalità presente in Europa (ed in particolare in Italia) sta infatti accentuando questo indice, con severe conseguenze economiche e sociali future.
Rosina ritiene che un ruolo mitigatore di tali dinamiche demografiche possa essere svolto dall’immigrazione, che però deve riguardare persone giovani e istruite, in modo da garantire una migliore integrazione nel tessuto sociale ed economico del Paese d’arrivo.
Se infatti è impossibile chiudersi davanti ad un fenomeno di tali dimensioni e complessità, diviene importante sviluppare la capacità di attrarre capitale umano di qualità, capace di rinvigorire la società e rilanciare la crescita economica.
Focalizzandosi sull’Italia, il docente ritiene che siano chiari gli squilibri demografici che si sono creati negli ultimi decenni, con la classe di età più numerosa che nel 2050 diventerà quella dei 70enni.
Ciò succederà se i trend attuali non verranno invertiti, poiché si registrano record negativi di natalità anno dopo anno, ben al di sotto del livello di sostituzione generazionale.
Questa situazione pone un nuovo interrogativo, ovvero come continuare a mantenere socialmente ed economicamente attiva una popolazione sempre più anziana.
Ulteriori criticità sono rappresentate dallo scarso impiego dei giovani e delle donne (vedasi i tassi di mancata partecipazione e di occupati part-time involontari) e le disparità geografiche, non solo tra nord e sud, ma anche tra zone rurali e urbane.
Conseguenze ultime di tali problemi sono il progressivo declino demografico ed economico, l’aumento dei costi sociali e una sempre minore sostenibilità del nostro debito pubblico.
Tale tendenza, seppur estremamente preoccupante, non è però irreversibile se fossero applicate adeguate contromisure.
Rosina ha infatti concluso con una proposta di politiche e iniziative da attuare per invertire il declino demografico del nostro Paese.
Il docente ha evidenziato diverse necessità: la promozione di politiche familiari più incisive, il contrasto del lavoro sommerso, la conciliazione tra famiglia e lavoro per le donne, una migliore gestione dell’immigrazione, favorendo progetti di formazione ed orientamento pre-partenza e d’inserimento nel tessuto sociale.
Secondo Rosina, l’esempio da seguire è quello della Torre di Pisa, minacciata dai suoi squilibri iniziali, dove tempestive misure di consolidamento e correzione non solo le hanno permesso di stabilizzarsi, ma anche di rimanere salda nei secoli, diventando meraviglioso simbolo dell’ingegno e delle capacità di adattamento umane.